Premessa: John Carter è un film tratto dal romanzo Sotto le lune di Marte, scritto da Edgar Rice Burroughs nel 1911, più di cento anni fa. Nel libro, il protagonista finisce su Marte, un pianeta che all’epoca poteva essere immaginato pieno di vita. Adesso sappiamo che non è così. Su Marte non c’è vita, almeno non in superficie. Sorry, David Bowie. E se anche ci fossero delle vaghe forme di vita, di certo non sarebbero degli insettoni verdi che sembrano una versione dei na’vi dopo essersi accoppiati selvaggiamente con Shrek. E, di certo, su Marte non c’è figa.
Che poi, a dirla tutta, la Lynn Collins è figa e tutto, assomiglia pure a Evangeline Lilly e a differenza della quasi omonima Lily Collins ha persino delle sopracciglia da essere umano, nonostante sia marziana, però a fare proprio gli schizzinosi possiamo dire che potevano anche prendere di meglio. Chessò, una Jennifer Lawrence o una Amber Heard, per esempio. Anche perché a livello recitativo la Collins è su livelli decisamente bassini. A sua difesa, va detto che l’ottimo cast arruolato per la pellicola si trova di fronte a una sceneggiatura talmente ridicola, che è difficile risultare decente per chiunque. Persino per Bryan Cranston, il fenomenale protagonista della serie Breaking Bad.
"Riportami sul set di Breaking Bad, te ne prego!"
E, a proposito di Breaking Bad, ecco il poster della stagione 5, che così alziamo - e di brutto - il livello qualitativo di questo post.
Se nella realtà sappiamo che su Marte non c’è vita, o almeno non c’è figa, gli sceneggiatoroni di John Carter potevano allora decidere di spostare l’azione (azione? ma se ‘sto film fa dormire?) su un pianeta fittizio. Giusto per dare al tutto un minimo di credibilità. Perché va bene la sospensione dell’incredulità, però in questo caso andrebbe accompagnata anche a una bella sospensione della patente di sceneggiatori.
"Scorreggiare ti mette le aaali!"
La prima parte del film non è neanche così male. Sul serio. E con prima parte intendo i 15 minuti circa, o forse meno, iniziali ambientati sulla Terra. Il problema è tutta la seconda parte, che fa risultare il film eccessivamente lungo. Giusto di quelle due ore di troppo. Dopo la prima parte introduttiva, non si sa bene perché, non si sa bene per come, manco ci interessa scoprirlo, John Carter all’improvviso si ritrova fiondato su Marte. Qui scopre di avere un potere particolare: può compiere dei salti pazzeschi. Perché? All’inizio non lo sa, ma poi scoprirà che ogni volta che scoreggia, liberandosi del gas corporeo creato da una dieta a base di pasta & fagioli alla Bud Spencer & Terrence Hill (arriva pur sempre da un periodo vicino a quello del vecchio West), diventa più leggero e riesce a compiere incredibili evoluzioni aeree. Gli alieni, vedendolo, cominciano così a chiamarlo John Farter ed è con questo nome che entrerà per sempre nella leggenda di Marte.Che altro succede, in questo film, a parte i salti scorreggioni? Ben poco, o meglio, le solite cose che ci si può aspettare da una pellicola del genere, e con genere intendo “film scoreggione” o anche una sorta di Stargate in tono minore. O un La Mummia di serie B. E già La Mummia era cinema di serie B, senza offesa per i veri B-movies, quindi questo John Carter cos’è? Serie C? Serie D? O serie E-vitar? Gli effetti speciali e tutta la lunga, estenuante parte su Marte ricordano infatti da vicino proprio le atmosfere dello scult cameroniano Avatar. E dalle parti di Pensieri Cannibali non esiste paragone peggiore, ormai dovreste saperlo.
"Hey, cosi verdi, qualcuno di voi mi presta dell'insetticida?"
Tra le cose davvero sorprendenti che succedono, ci sono le solite scenone (ben poco) epiche di guerre e combattimenti insensati vari, i soliti effettoni speciali, tra l’altro particolarmente brutti, a cercare di supplire alle evidenti falle di sceneggiatura, e poi il protagonista terrestre che si innamora della principessa marziana figa che però era già promessa sposa a uno stronzo (Dominic West delle serie The Wire e The Hour) con un matrimonio combinato e insomma è una storia davvero così inedita e fantasiosa che solo per questo la pellicola merita di essere considerata di genere fantasy, nevvero? E, a proposito di termini desueti, questo film appare arrivare in leggero ritardo sui tempi. Giusto di un secolo. La storia da cui è tratto poteva infatti sembrare originale e magari persino una figata cento anni fa, all’indomani della sua pubblicazione, ma oggi dopo l’arrivo di miliardi di milioni di film/romanzi/serie tv sci-fi simili non è che sia proprio di primo pelo. È una pellicola che, al limite, ci sarebbe potuta stare bene negli anni ’90, visto anche il look da capellone grunge del protagonista Taylor Kitsch, già visto nell’ottima serie Friday Night Lights."È inutile che tenti di sedurmi. Siamo in un film Disney, non faremo sesso."
"Ma nemmeno un lavoretto di mano?"
"John, te lo facciamo noi un lavoretto, non quella zoccoletta.
Guarda quante mani abbiamo!"
"Baciami, John Carter. Baciami ora!"
Il film comunque ha dalla sua un paio di note positive. La prima è che il cast raccattato è di buon livello, peccato sia del tutto sprecato. La seconda è che la visione si regge su livelli quasi decenti. Peccato sia solo per i primi 15 minuti, perché quando John Carter parte su Marte, la pellicola diventa una porcheria senza arte né parte. (voto 3/10)