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John Lanchester, di cui abbiamo molto apprezzato Gola, ha tessuto una complessa e avvincente racconto della vita di Londra, di una strada della capitale inglese in grado di rappresentare al meglio quanto accadde quando la bolla immobiliare cominciò a sgonfiarsi, trascinando nel fango quanti sono rimasti con il famoso cerino in mano.
L’azione ci riporta infatti indietro di qualche anno, al 2008,a Pepys Road, London. La via è lentamente diventata una zona per superricchi, trasformando l’aspetto che aveva nei primi decenni del Novecento. Sono persone agiate quelle che si sono conquistate un posto in questa “strada – vetrina”, spesso convinte di poter governare il mondo e di avere davanti rosee prospettive, senza considerare eventuali “cigni neri”. Accanto a questo mondo, in parallelo scopriremo le vite di altri esseri umani, arrivati da angoli distanti del pianeta, che con fatica cercheranno di conquistarsi un posto per vivere la loro Londra (e in effetti il titolo inglese è Capital).
I suoi personaggi, osservati in un ristretto lasso temporale, sono riccamente disegnati, con il giusto trasporto per chi ama le “proprie creature”, l’impalcatura della storia è ben congegnata: una gran lettura!
Un brano della recensione di Bosco, A., L’Indice 1996, n.11, per Gola
“Cominciamo con il dire che questo è un libro difficilmente classificabile; con geniale eclettismo l’autore ha creato un’opera che potrebbe essere un thriller, un romanzo psicologico, un diario e una raccolta di ricette; dunque un libro eclettico quanto il suo autore. Di quest’ultimo infatti veniamo a sapere che è nato ad Amburgo, che è cresciuto a Calcutta, a Rangoon, nel Borneo e a Hong Kong, ha studiato a Oxford e si è sposato nel Nevada. Che è stato cronista di calcio, compilatore di necrologi, redattore per i Penguin Classics, titolare di una rubrica di arte culinaria. E che attualmente è vicedirettore della “London Review of Books”.”
John Lanchester, Pepys Road, Mondadori
traduzione di Norman GobettiCon la sua verve straordinaria, raffinata e graffiante, John Lanchester ci consegna un ritratto impietoso della società contemporanea colta in un momento cruciale di svolta, quando l’insicurezza riaffiora e la domanda per tutti è: come sarà la nostra vita, dopo? Da moderno Balzac, lo fa con uno strepitoso romanzo in cui “i personaggi sono empaticamente disegnati, le loro vicende sono raccontate con immensa bravura, e in tutto scorre una vena di arguzia e di ironia che fa di Pepys Road un’autentica delizia” (“The Times”).
A quarant’anni, Roger Yount può dirsi un privilegiato, lavora ai piani alti della City, vive nel lusso, e ha fatto quel che si dice un bel matrimonio. Il superbonus su cui conta (roba da un milione di sterline) può anche sembrare un’esagerazione, ma tra seconde case, bambinaie, costosi fine settimana comincia a essere quasi una necessità. Smitty è l’ultimo bad boy dell’arte contemporanea, un simpatico mascalzone e artista concettuale che ama le provocazioni, cercando di mantenersi in equilibrio tra successo e anonimato. Una celebrità senza volto, ciò che è forse la sua opera d’arte più riuscita. Ha una nonna, Petunia Howe, che lo adora, un’arzilla vecchietta di ottant’anni che difende intrepida la sua proprietà e la sua indipendenza. Freddy Kamo è il nuovo prodigio del calcio mondiale, un giovane e già viziatissimo africano catapultato dalla sua capanna nel Senegal in uno dei più lussuosi appartamenti di Pepys Road. Ma ci sono anche i Kamal, i pachistani del negozio all’angolo, teatro di una guerra in famiglia fra integrazione e tradizione. E Quentina, l’ausiliaria del traffico che semina il panico nelle vie dei ricchi dopo aver messo a punto un lucroso sistema per arrotondare lo stipendio. E Zbigniew, l’immigrato polacco che sta restaurando casa Yount, dove lo chiamano Bogdan perché il suo nome è troppo difficile da pronunciare. Che cosa hanno in comune tutti costoro? Pepys Road, la strada in cui abitano o lavorano, l’esclusiva via di Londra che da popolare è diventata trendy, ambita dalle nuove classi dirigenti e dai nuovi ricchi, luogo simbolo del rapido successo regalato dall’economia volatile e pirotecnica del nuovo millennio. Ma siamo nel 2008, la crisi è appena cominciata. Si avvertono sinistri scricchiolii. E soprattutto, a ognuno di loro è stata recapitata una cartolina anonima con la foto della porta di casa e una scritta minacciosa: “Vogliamo Quello Che Avete Voi”…
John Lanchester è nato ad Amburgo nel 1962, ma è inglese a tutti gli effetti. Giornalista culturale di lungo corso, è stato caporedattore della ‘London Review of Books’ ed è fra i collaboratori fissi del ‘New Yorker’. Ha al suo attivo tre romanzi, Gola (1996), L’uomo che sognava altre donne (2000) e Il porto degli aromi (2004), pubblicati in Italia da Longanesi/Guanda. È sposato, ha due figli e vive a Londra.