8 dicembre 1980. È una mattina fredda, a New York. Annie Leibovitz, su incarico della rivista Rolling Stone, è dietro alla macchina fotografica, alla ricerca della giusta inquadratura per ritrarre una delle coppie più famose e chiacchierate del mondo della musica.

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La sua idea è riuscire a catturare la stessa intimità dimostrata dalla coppia nella copertina di Double fantasy, album pubblicato appena tre settimane prima, il 17 novembre 1980, che rappresenta il ritorno alla musica di John dopo una pausa di cinque anni. La fotografa vorrebbe ritrarre la coppia nuda, ma Yoko Ono preferisce non spogliarsi. Questa preferenza potrebbe rappresentare un problema per la foto, ma Annie non si fa scoraggiare. E in qualche modo, davanti alla Polaroid utilizzata per l’occasione, i corpi di John e Yoko, lui nudo, lei completamente vestita, sembrano riuscire comunque a fondersi. Non ci sono giochi di luce particolari nè una scena costruita artificiosamente nell’immagine che viene impressa su negativo, eppure il respiro si ferma per un istante nel guardarla. Sarà l’amore quasi palpabile nelle posizioni statiche e nell’abbraccio stretto e al contempo rilassato, saranno gli occhi di Yoko, o forse quelli chiusi di John. Sebbene solo uno dei due soggetti sia effettivamente senza vestiti, la foto scattata da Annie è un nudo. Un nudo emotivo, uno di quelli che quando li si guarda smuovono qualcosa da qualche parte, nella mente, nel cuore, qualcosa che non si riesce nemmeno a capire bene cosa sia. Nei colori naturali dell’immagine è rappresentata la rinascita artistica di un John in posizione fetale, il suo attaccamento a Yoko Ono, il cambiamento che la moglie ha rappresentato nella sua vita. L’intimità di due esistenze ormai unite. Eppure c’è anche tristezza, tanta tristezza, una tristezza che i due amanti ancora non conoscevano nel momento dello scatto. Poche ore dopo, mentre ritorna a casa dopo una giornata di impegni, John Lennon viene ucciso dai colpi di pistola di Mark Chapman. Un colpo, due, tre, quattro, il quinto non va a segno ma questo non cambia il risultato. È l’8 dicembnre 1980. A morire su un marciapiede di fronte al Dakota Palace non c’è solo l’ex Beatle, icona degli anni Sessanta e della protesta contro la guerra del Vietnam. C’è l’uomo che, nudo, abbracciava Yoko Ono, e che forse senza nemmeno esserne consapevole imprimeva sulla pellicola fotografica un’intimità sommessa e sussurrata per l’ultima volta.
La rinascita artistica
Nel 1975 l’uscita dell’album Rock ‘n’ roll aveva segnato, per John Lennon, la fine di un circolo. Il disco raccoglieva le sue versioni delle canzoni con le quali aveva iniziato la carriera. Tra queste c’era anche la celeberrima Stand by me di Ben E. King. Questa ripresa dei propri inizi rappresenta anche una fine: John decide di ritirarsi dalle scene, per occuparsi del figlio neonato Sean e della relazione con la moglie Yoko, dopo un periodo di separazione. Durante gli anni successivi continua a comporre ma si tiene lontano dal mondo che gli era appartenuto, dall’isteria di massa, per dedicarsi all’aspetto più quotidiano dell’essere John Lennon. Solo nel 1980 torna alla musica, con Double fantasy, probabilmente prospettando di fronte a sè una nuova carriera.
L’influenza di Yoko Ono
Sarebbe impossibile parlare della vita di John Lennon escludendo l’influenza di Yoko Ono. Il risultato consisterebbe probabilmente in una biografia a metà. Yoko Ono è probabilmente una delle figure femminili più discusse nella storia della musica contemporanea: alcuni la considerano un genio artistico, responsabile del salto di qualità di John verso uno stile più complesso e astratto rispetto a quello del periodo Beatles; altri la ritengono la rovina del cantante britannico e dei Beatles. I due si incontrano per la prima volta il 9 novembre 1966, a Londra, quando John è presente all’anteprima di un’esibizione di Yoko all’Indica Gallery di Londra. La loro relazione inizia due anni dopo. John inizia le pratiche di divorzio da Cynthia e nel 1969 lui e Yoko Ono si sposano a Gibilterra. Lennon è incredibilmente influenzato dalla moglie, non solo personalmente ma anche musicalmente, ed è questo l’aspetto che continua a scatenare le congetture dei migliaia di fans dei Fab Four. Il gruppo di Liverpool non aveva mai permesso a nessuno di assistere alle sessioni di registrazione. Questa regola venne infranta proprio da John, che permise a Yoko di essere presente durante i lavori per il White Album e per Abbey Road. Yoko Ono non era un’osservatrice silenziosa, tutt’altro: cominciò a dare consigli prima a John, poi al resto della band, finendo con il criticare il loro approccio. La sua presenza creava un clima negativo in sala di registrazione, aumentando i già presenti problemi tra i quattro musicisti. Questa animosità non si fermò con lo scioglimento dei Beatles: di tanto in tanto Yoko Ono e Paul McCartney ancora tornano sulle pagine delle riviste musicali a furia di battibecchi.
L’attivismo politico e i bed-in
Con l’arrivo di Yoko Ono, John comincia ad interessarsi sempre di più all’attivismo politico. La coppia diventa uno dei simboli della lotta pacifista e dell’opposizione alla guerra nel Vietnam, al punto da subire forti pressioni da parte del presidente Nixon per fare lasciare loro gli USA. Durante la luna di miele ha luogo il primo bed-in: per un’intera settimana John e Yoko rimangono a letto nella loro suite dell’Hilton Hotel di Amsterdam, in segno di protesta contro la guerra. La copertura mediatica dell’evento fu enorme. Era esattamente ciò che voleva la coppia, stando alle parole di John: “Marciare andava bene per gli anni Trenta. Oggi bisogna usare metodi diversi. Tutto ruota intorno a una sola cosa: vendere, vendere, vendere. Se vuoi promuovere la pace, devi venderla come se fosse sapone. I media ci sbattono continuamente la guerra in faccia: non soltanto nelle notizie ma anche nei vecchi film di John Wayne e in qualsiasi altro dannato film; sempre e continuamente guerra, guerra, guerra, uccidere, uccidere, uccidere. Così ci siamo detti: “Mettiamo in prima pagina un po’ di pace, pace, pace, tanto per cambiare”… Per ragioni note soltanto a loro, i media riportano quello che dico. E ora sto dicendo pace“. Al primo bed-in ne segue un altro, nel 1969, a Montréal, durante il quale viene registrata Give peace a chance. Qualche mese dopo, nelle più importanti città del mondo compaiono cartelloni firmati dalla coppia: “WAR IS OVER! If You Want It – Happy Christmas”. Anche questa volta, l’impatto mediatico è enorme.
Oggi, a trentacinque anni di distanza, la figura di John Lennon, il suo ruolo nel mondo della musica e nel campo dell’attivismo politico, è ancora impressa nella memoria di chi l’ha vissuta e di chi l’ha sentita raccontare. E se da un lato è la sua immagine pubblica, quella dell’ex Beatle che si pone come rappresentante della coscienza politica di una generazione, a rimbalzare da un lato all’altro del globo, dall’altro la sua essenza è anche lì, nella foto scattata da una giovane Annie Leibovitz. Tra il suo corpo nudo e gli abiti di Yoko, da qualche parte negli occhi socchiusi della donna che amava. E in fin dei conti è forse questa la sua rappresentazione più sincera.
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