Con i suoi insospettabili 42 anni e l’aria un po’ scapigliata da eterno ragazzo, Lindqvist si è sottoposto a un intenso fuoco di fila di domande, concentrate in gran parte su “Lasciami entrare”, un horror ma prima ancora una storia d’amore assoluta, capace di ridefinire il mito del vampiro e di trattare con delicatezza temi delicati e feroci come la pedofilia e il bullismo.
«Non lo avrei scritto se non avessi subito io stesso, da ragazzo, alcune delle angherie alle quali è costretto a sottostare Oskar, il dodicenne protagonista del romanzo», confessa Lindqvist. «L’amore di Oskar per Eli» – la bambina pallida e bellissima che si rivelerà una creatura androgina antica e potentissima – «rappresenta la rivalsa nei confronti del branco. Per reagire ai soprusi a volte c’è bisogno di qualcosa di soprannaturale. I cattivi non sono i mostri, ma i prepotenti che si impongono su chi è diverso».
Lindqvist è a suo modo un innovatore del genere horror. «L’ho sempre apprezzato, tuttavia penso che sia carente di un elemento che io ritengo fondamentale: l’umanità. Sto parlando di quella qualità che possiedono le persone che si prendono cura di qualcuno». È più soprannaturale la presenza di un vampiro o la cattiveria dell’uomo? – gli domandano dal pubblico. «Senz’altro la cattiveria dell’uomo: il male per me è sempre incomprensibile. Ed io, attraverso la scrittura, cerco una spiegazione al male».
Il pubblico sembra sorpreso dalle sue modalità di lavoro. «Scrivo con una certa regolarità, entro in ufficio alle 10 e ne esco intorno alle 15». Poi, ammiccando all’autore che rappresenta la sua pietra di paragone, aggiunge: «Proprio come fa Stephen King».
Qualcuno tra gli studenti si stupisce: un autore horror, secondo il cliché, dovrebbe trovare ispirazione nelle ore notturne. «Ma l’ispirazione non è quella roba che cala dall’alto» spiega, «è piuttosto qualcosa che bisogna cavare a forza. Se volete scrivere non aspettate l’ispirazione. È tutto molto più semplice di quanto pensiate. Prendete un foglio e scrivete, sforzate la vostra immaginazione, le idee verranno».
A una ragazza incuriosita dai ringraziamenti alla moglie Mia nelle ultime pagine, dice: «Le devo molto. Spesso le leggo a voce alta i capitoli e lei mi suggerisce cosa va e cosa non va nella mia storia». Al che, vista la crudezza di certe sue scene, una voce si leva tra il pubblico: «Spero che non lo facciate prima di addormentarvi». Lindqvist sorride: «A volte succede».
ANDREA POMELLA