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John Steinbeck l’armonica e la chitarra

Creato il 16 dicembre 2013 da Bluesmusic

(da pag. 340 di “The grapes of wrath” 1939) – Traduzione di Fabrizio Poggi
Lo scrittore, premio Nobel per la Letteratura nel 1962, nato nel 1902 e scomparso nel 1968, nel capitolo in oggetto, descrive la vita dei diseredati durante la Grande Depressione del 1929 nei campi profughi della California. Una misera vita, in cui due strumenti “poveri”, potevano far molto per l’anima della gente.

L’armonica è uno strumento facile da portare. La togli di tasca, la batti sul palmo della mano per scuoterne via i detriti di tabacco e di porcheria, ed è pronta. Puoi fare quel che vuoi con un’armonica: note staccate, accordi, melodie ritmate. Puoi plasmare la tua musica con le tue mani, ci tiri fuori il suono commovente e nostalgico della zampogna, le note grandiose e angeliche dell’organo, i trilli acuti e pungenti del piffero. Poi smetti di suonare e te la rimetti in tasca. E mentre suoni impari sempre nuovi accorgimenti, nuovi modi di plasmare l’aria con le mani, di pizzicarla tra le labbra; e nessuno t’insegna. Ti guardi attorno e ti metti a suonare: qualche volta tutto solo all’ombra, a mezzogiorno, qualche altra volta alla sera sulla soglia della tenda dopo cena quando le donne rigovernano. Ritmicamente batti il tempo col piede, alzi e abbassi i sopraccigli. E se la perdi o la rompi, la perdita non è grave. Con pochi soldi te ne puoi comprare un’altra.
La chitarra è più preziosa e fragile. E’ uno strumento che devi imparare. Bisogna avere i calli sui polpastrelli della sinistra, e sul pollice destro un callo duro come un corno. Sciogli ben bene le dita della sinistra, stendile come le zampette di un ragno, per premere coi polpastrelli le corde della tastiera. Mio padre me la mise in mano per la prima volta quando ero un cosino alto così. E quando seppi suonare come lui, non volle quasi più suonare. Seduto accanto al fuoco, mi ascoltava battendo il tempo col piede… Era una buona chitarra. Logora ma buona.
Ci saranno milioni di canzoni nel suo legno, son loro che l’han logorata così. Un giorno o l’altro si sfonderà come un uovo, ma non si potrà rattoppare, altrimenti perderà il suo suono.
Suonala di sera, e se nella tenda vicina c’è uno che suona l’armonica, insieme fanno una musica piacevole…


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