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John Williams: Stoner

Creato il 28 ottobre 2014 da Martinaframmartino

John Williams: StonerHo letto Stoner di John Williams grazie al passaparola. Ci sono libri che acquistano notorietà così, perché i lettori stessi spingono altri lettori a leggerli. Io di solito sto lontana dai libri troppo celebrati, ma a volte con il lavoro che faccio mi ritrovo a leggere libri che anni fa non avrei degnato di uno sguardo per capire meglio quel che leggono le persone. Potremmo chiamarla deformazione professionale, anche se non leggo che una minima parte dei bestsellers. Con le sfumature per esempio mi sono limitata a un paio di righe, ma questo mi sembrava un libro serio.

Stoner è un libro serio, anche troppo. Williams sa scrivere, sa narrare stati d’animo anche impercettibili, e in qualche modo riesce a portare avanti una storia sul nulla. Il romanzo narra la vita di William Stoner, figlio di contadini che va all’università per studiare agraria, si innamora della letteratura inglese e non torna più indietro. Diventa professore e conduce la sua vita attraversando due guerre mondiali, professori che cambiano in università e pochi rapporti umani veri. Quello che però lo contraddistingue è una certa passività. Non agisce gli eventi, li subisce. Sa dimostrarsi inflessibile, ma la sua è un’inflessibilità che non porta a nulla. Aspetta. Accetta quel che accade. Vive in un mondo rarefatto, distaccato, dal quale le passioni umane sembrano bandite. A volte il narratore stesso è fin troppo astratto, con una narrazione che sembra più virtuosismo che reale necessità.
Non lo so, non posso dire che sia un brutto libro, ma leggerlo è stato faticoso e sono stata più volte sul punto di abbandonarlo. È grigio come la sua copertina, come il suo protagonista di cui si vede solo una parte del volto, quasi che stentasse a proporsi come protagonista del libro che porta il suo nome. Parlando con un collega gli ho detto che è deprimente, e lui mi ha risposto che la vita è deprimente. No, grazie, se voglio deprimermi mi basta un telegiornale.
Avete presente L’attimo fuggente? Lo so, la citazione dovrebbe essee quella di Henry David Thoreau e non quella di un film che lo cita, ma io a Thoreau sono arrivata grazie a quella magnifica interpretazione di Robin Williams. “Molti uomini hanno vita di quieta disperazione” ci ricorda, e quella di Stoner e di troppe persone è una vita di quieta disperazione.

Grazie, ma anche se John Williams sa scrivere io preferisco fare un giro sulla cattedra come proposto da Robin.



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