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L'infernale quinlan e il paradisiaco welles

Creato il 06 maggio 2015 da Cannibal Kid
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A modo suo era un grand'uomo… Ma che importa quello che si dice di un morto?”. Così parlo Marlene Dietrich ne L'infernale Quinlan. E così questo post potrebbe già chiudersi. Invece no. Orson Welles, da lassù, dovrà stare a sentire cosa abbiamo da dire su di lui e su quello che è forse il suo film più celebre dopo Quarto potere, L'infernale Quinlan.
L'INFERNALE QUINLAN E IL PARADISIACO WELLESL'infernale Quinlan (USA 1958) Titolo originale: Touch of Evil Regia: Orson Welles Sceneggiatura: Orson Welles Ispirato al romanzo: Badge of Evil di Whit Masterson Cast: Charlton Heston, Janet Leigh, Orson Welles, Marlene Dietrich, Joseph Calleia, Akim Tamiroff, Valentin de Vergas, Joanna Moore, Dennis Weaver, Ray Collins, Zsa Zsa Gabor Genere: noir Se ti piace guarda anche: Quarto potere, Psyco, La morte corre sul fiume, The Bridge
Chissà se Orson Welles adesso si trova in Paradiso o all'Inferno. Io dico che, se Dio ne capisce qualcosa di cinema e non sta tutto il tempo a rimbambirsi di cinepanettoni, un posto nel Paradiso dei grandi della settima arte gliel'avrà riservato. Insieme a lui probabilmente ci sono Stanley Kubrick, che sta studiando un difficoltoso adattamento della Divina Commedia di Dante, i fratellini Lumiere che sostengono di aver inventato anche la app Periscope, Alfred Hitchcock che ci prova con tutte le starlette morte presenti, James Dean e Marilyn Monroe che si scattano selfie in continuazione e poi c'è l'ultimo arrivato, Robin Williams, che con le sue gag cerca di far ridere tutti, persino quel musone di Marlon Brando che, da quando è arrivato in Paradiso, si è messo a ferrea dieta ed è tornato il bello e dannato di un tempo, quello che per contratto deve sempre rimanere con il volto corrucciato e non può mai ridere. Ma prima o poi Williams ce la farà a farlo cedere, magari con l'aiuto di Charlie Chaplin.
In questo momento il club dei grandi del cinema morti, ribattezzato da Robin Williams “Dead Directors & Actors Society”, starà probabilmente festeggiando il compleanno di Orson Welles. Quest'oggi, 6 maggio 2015, fa 100 anni tondi tondi e per l'occasione abbiamo deciso di celebrarlo anche noi blogger cinematografici, grazie a Solaris che ha pensato bene di organizzare l'Orson Welles Day. Ecco gli altri blog che partecipano alla festa di compleanno.
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L'INFERNALE QUINLAN E IL PARADISIACO WELLES
Di Orson Welles avevo visto finora solo il capolavoro supremo Quarto potere e per quest'occasione speciale ho deciso di andare a ripescare l'altro suo film più celebrato, L'infernale Quinlan. Celebrato a ragione? Cazzo, sì. Basta il piano sequenza iniziale per capire che ci troviamo di fronte a un gigante del cinema cui inchinarsi. Al di là dell'impressionante padronanza dei mezzi tecnici sfoggiata e alla capacità di scaraventarci dentro un mondo con una sola singola scena, la cosa che più colpisce è la ancor più impressionante attualità di un film come L'infernale Quinlan. L'uso del piano sequenza è oggi tornato più che mai di moda in serie come True Detective e Daredevil e soprattutto grazie al film premio Oscar Birdman firmato da quello che, insieme a Paul Thomas Anderson, è il più accreditato erede di Welles, ovvero il messicano Ale-Alejandro González Iñárritu. E a proposito... L'infernale Quinlan è ambientato proprio al confine tra USA e Mexico, dove è avvenuto un misterioso omicidio di un ricco imprenditore con la sua amante, su cui indagano gli agenti dei due paesi. Uno spunto di partenza simile a quello della recente serie The Bridge, la quale si ispira alla serie tv Bron ambientata tra Svezia e Danimarca più che a L'infernale Quinlan, ma era giusto per ribadire la modernità della pellicola.

L'INFERNALE QUINLAN E IL PARADISIACO WELLES

"Che vuoi fare, legarmi al letto?
Siamo mica in Cinquanta sfumature di grigio, pervertito!"


Il film di Orson Welles parte da questo caso di omicidio, ma poi si concentra su altro. L'infernale Quinlan non è il classico thrillerino che si preoccupa di indagare sul caso e basta. L'omicidio appare giusto un pretesto con cui Orson Welles può dare il via a una giostra cinematografica elettrizzante. Un giallo condotto con un tocco a tratti leggero, nella prima parte della pellicola con toni quasi da commedia hollywoodiana, e a tratti con un tocco malefico, in linea con il titolo originale: Touch of Evil. È come se la pellicola avesse due anime. Da una parte è un prodotto d'intrattenimento, che a distanza di oltre 50 anni fa ancora il suo dannato lavoro, ha un gran ritmo e non annoia nemmeno un secondo. Dall'altra è una riflessione mica da poco sui temi di Giustizia e Male. Oltre che l'occasione di Welles per mettere in mostra le sue capacità registiche, che comunque non appare mai un'esibizione fine a se stessa. È più che altro una goduria per gli occhi, tra giochi di ombre che prendono le mosse dal cinema espressionista tedesco, risputandolo fuori in una forma nuova e ancora oggi tremendamente attuale, e scene di una tensione notevole.

L'INFERNALE QUINLAN E IL PARADISIACO WELLES

"Come non c'è il Wi-Fi?
E io adesso come faccio a leggere la recensione di Pensieri Cannibali?"


L'INFERNALE QUINLAN E IL PARADISIACO WELLES

"Basta, questo posto mi ha rotto, me ne vado al Bates Motel!"


A ciò aggiungiamo una Janet Leigh che fa le sue prime esperienze con motel popolati da psycopatici, una manciata di personaggi weird che sembrano provenire dritti dal futuro cinema di David Lynch, una deliziosa colonna sonora firmata dal re del lounge Henry Mancini impegnato in atmosfere thrilla ma non troppo impreziosite da inserti messicaneggianti, rocknrolleggianti e jazzeggianti, e una Marlene Dietrich enorme, seppure nel piccolo ruolo della veggente zingara. Al solo vederla comparire si sente subito odore di noir.
L'INFERNALE QUINLAN E IL PARADISIACO WELLES

Tra l'altro credo che il suo ruolo sia stato di grande ispirazione per il programma tv La zingara, a conferma di come questo film sia stato importante per il futuro.
L'INFERNALE QUINLAN E IL PARADISIACO WELLES

L'infernale Quinlan non è un film perfetto, non quanto Quarto potere, però il suo bello è anche questo. La lavorazione della pellicola è stata tormentata dalla produzione e deturpata dalla postproduzione, che lo mandò nei cinema tagliato di una ventina di minuti e con nuove scene girate da tale Henry "Kiii?" Keller. La versione che si trova in giro adesso, curata dall'ammiratore di Welles Rick Schmidlin, è per fortuna più vicina alle intenzioni del regista. La sensazione è comunque quella di una lavoro in qualche modo non del tutto compiuto, cosa che contribuisce solo a renderlo più umano, un po' come Eyes Wide Shut di Stanley Kubrick. Se c'è una cosa in particolare del film che non funziona è Charlton Heston, il protagonista imposto dalla Universal. Una decisione che Welles commentò ironicamente: “Mi hanno dato Heston, biondo di un metro e novanta, per fare un poliziotto messicano”. Anche questo è il bello del cinema, che non è un'arte realizzata da un uomo solo al comando. Il cinema è un'arte democratica. È una macchina in cui sono coinvolte varie persone e vari interessi, pure economici, con cui persino i più talentuosi ed egocentrici autori si devono confrontare.
L'INFERNALE QUINLAN E IL PARADISIACO WELLES

A bilanciare un Heston fuori parte ci pensa un gigantesco in tutti i sensi Orson Welles, che oltre a dirigere interpreta il grande grosso perfido capitano di polizia Quinlan. Un personaggio infernale e allo stesso tempo paradisiaco, una figura complessa e sfaccettata sogno di qualunque attore, che il regista - mica scemo - ha regalato a se stesso. Un grande personaggio, per un grande uomo. Perché Orson Welles a modo suo era un grand'uomo… Ma che importa quello che si dice di un morto? (voto 9/10)

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