Magazine Cinema
Insieme a “Il mostro” è una delle commedie che più amo al mondo. Per me è l’esempio della sceneggiatura perfetta. Non è facile costruire una storia retta sull’equivoco. In tutti i dialoghi abbiamo dei personaggi che parlano di un certo argomento e l’ingenuo protagonista che capisce tutt’altro. È un gioco d’equilibrio tra il detto e non detto che richiede tanto talento e creatività. Non posso che ammirare gli sceneggiatori Vincenzo Cerami e Roberto Benigni che della pellicola è anche regista e formidabile protagonista.
Le battute, oltre a scriverle bene, bisogna saperle dire. Benigni ci riesce splendidamente, così come gli ottimi caratteristi presenti nel film, in particolare non posso non citare l’attore Paolo Bonacelli che aveva già lavorato con Benigni in "Non ci resta che piangere" (era Leonardo da Vinci) e "Tassisti di notte".
Bonacelli/zio-avvocato a Dante:
"Nel mondo siamo conosciuti anche per qualcosa di negativo... Quelle che voi chiamate piaghe... Una terribile, e lei sa a cosa mi riferisco: L'Etna, il vulcano, ma è una bellezza naturale... Ma ce ne un'altra grave che nessuno riesce a risolvere, lei mi ha già capito... La Siccità... la terra brucia e sicca, una brutta cosa... Ma è la natura... e non ci possiamo fare niente... Ma dove possiamo fare e non facciamo, perché in buona sostanza, purtroppo non è la natura ma l'uomo... dov'è? È nella terza di queste piaghe che veramente diffama la Sicilia e in patticolare Palemmo agli occhi del mondo... ehh... lei ha già capito, è inutile che io glielo dica... mi veggogno a dillo... è il traffico! Troppe macchine! è un traffico tentacolare, vorticoso, che ci impedisce di vivere e ci fa nemici famigghia contro famigghia, troppe macchine!".
Riuscita anche l'interpretazione di Nicoletta Braschi. Come sempre Benigni la pone al centro della scena e la tratta da regina. Non è mai stata estremamente espressiva ma proprio per questo è utile al film: contiene l'esuberanza del marito e conferisce un tocco di realtà agli eventi.
Maria (Nicoletta Braschi) seduce Dante (Roberto Benigni) che per lei accetta tutto, anche un nuovo nome Johnny, un neo finto e lo stecchino. Appene Maria glielo chiede, Dante la raggiunge immediatamente in Sicilia, non sa che è “il fesso” scelto per morire al posto di Johnny Stecchino, pentito mafioso. Lo scambio è possibile data l'impressionante somiglianza tra Dante e il mafioso, che è l'unico ad essere poco convinto del piano e si ostina a ripetere: “Non me somiglia pe' niente!”.
Ma "Santa Cleopatra!" ti assomiglia eccome!
Alla fine, Maria, che aveva organizza il piano, prenderà le difese di Dante a discapito di Johnny.
Nel 1981, esattamente dieci anni prima di "Johnny Stecchino", in un altro film italiano vediamo l'attore protagonista nei panni di un tonto buono e un criminale spietato è Paolo Villaggio in "Fracchia la belva umana". Preferisco di gran lunga "Fracchia contro Dracula"!
"Fracchia la belva umana" non è il miglior film con Paolo Villaggio. In compenso emerge Lino Banfi, la sua battuta sarà un po' volgare ma è molto divertente.
Cantante dell'osteria "Da Sergio e Bruno gli incivili": E benvenuti | a sti frocioni, | belli grossi e capoccioni, | e tu che sei | un po' frì frì, | e dimmi un po' che c'hai da dì! Lino Banfi/Commissario Auricchio: Non sono frocione, | non mi chiamo frì frì, | sono commissario | e ti faccio un culo così!
Note:
- Johnny Stecchino prende spunto da Charlie Stecchino un mafioso che figura in "A Qualcuno piace caldo".
- L'Hotel in cui alloggia Maria è il Grand Hotel di Rimini, la scelta è un omaggio a Fellini che in quel Hotel girò "Amarcord".
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