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Joni Non Fa Bum Bum

Creato il 26 aprile 2013 da Angelozinna

Joni Non Fa Bum Bum“Joni non fa bum bum, non fa mai bum bum nella giungla come tutti gli altri. È timido, è giovane, non sa come fare bum bum. Per questo viene da me. Viene da me a chiedere consiglio. Perché io so come fare bum bum”. Josef è nato e cresciuto ai confini della fitta foresta di Sumatra, e fin da bambino, tutto ciò che ha sempre sognato è imparare l’antica arte di accompagnare le giovani turiste olandesi, tedesche e svedesi a vedere gli Orang Utan, i pelosi uomini della foresta che attraggono migliaia di visitatrici ogni anno nel piccolo villaggio di Bukit Lawang.

Seduti al bar sotto un cielo piovoso come i tanti che coprono questa parte di mondo durante la stagione dei monsoni, Josef, una delle numerose guide del villaggio, trova sollievo nel raccontarci i dettagli della vita sessuale, apparentemente assente, del suo collega Joni, l’altra guida che pochi giorni prima ha accompagnato proprio noi a fare due giorni di trekking nel Gunung Lausen National Park, l’ennesimo ecosistema indonesiano rientrato nella lista dei Patrimoni dell’Umanità UNESCO. “Vedi, l’altra sera Joni poteva fare bum bum. C’erano due tedesche, una olandese. Io avrei fatto bum bum. Con tutte e tre. Ma Joni no, non ha fatto bum bum. Perché lui è così, è educato, è molto serio, ci tiene a fare bene il suo lavoro, non vuole che nessuno si faccia male. Ma anche fare bum bum è importante.” Salire e scendere tra le ripide facciate di cui è composto questo parco nazionale nella speranza di vedere gli ormai rari primate non è stato scontato quanto avessi pensato. Non che mi avvicini lontanamente ad avere un forma fisica accettabile, ma, insomma, senza cattiveria, all’albergo c’erano dei ciccioni. E se lo fanno lo loro questo trekking non sarà più di una camminata tra gli alberi, ho creduto. E ci ho creduto fino in fondo, a dentro la foresta, per tutti e sette i minuti dopo l’ingresso. E poi abbiamo cominciato a salire, a scendere, a scalare, a cadere, a sudare. E Joni che pensava a dove mettere i piedi invece che a fare bum bum era, come dire, un bonus. Anche se fare bum bum è importante.

“Quanti paesi hai fatto?” chiede Josef con aria di sfida “Non so, sono stato in Australia, in Nuova Zelanda, in…”, ” No, no, no, non in quanti paesi sei stato. Quanti paesi hai FATTO”. “Ahhhh, mah, quattro, cinque” “Io diciassette” mi comunica con la fierezza di chi nella vita ha raggiunto obiettivi importanti, di chi ha visitato tutti i continenti senza essere mai stato in nessuno di essi. Ed è proprio quando nella mia mente cominciano a crescere i dubbi che le parole di una guida turistica valgano tanto quanto un cellulare acquistato per strada nel centro di Napoli, che il saggio Josef legge i miei pensieri e mi interrompe prima che questi vengano elaborati. “Vedi in questo libro tengo tutti i nomi e le nazionalità. C’era anche un’italiana da qualche parte..” mi dice scorrendo il dito tra le pagine ingiallite del piccolo quaderno che con orgoglio tiene in mano. C’è chi fa l’album dei calciatori, e chi..vabbè. “Ah, vedi questa? Con questa abbiamo fatto tanto bum bum. Tutta la notte a fare bum bum. Poi gli è venuta un’infezione genitale, siamo dovuti andare all’ospedale, non camminava per il troppo bum bum”, “Ma quello è perché sei sudicio” provo a spiegargli con delicatezza, senza però riuscire a rompere l’entusiasmo di chi crede di star raccontando una storia che vale la pena ascoltare.

All’arrivo al campo base dove ci saremmo fermati la notte ho trovato ad aspettarmi un kit completo di crampi ad ogni parte del corpo. Bum bum, anche volendo, sarebbe stata più una punizione, e i suoni della giungla erano l’unico piacere di cui si potesse godere un po’ per tutti. O quasi.

“Vedi lui?” mi dice Josef al ritorno puntando il dito ad un’altra guida “Lui ieri ha fatto bum bum. E non parla neanche inglese.” Non mi sorprendeva che non sapesse comunicare, la guida, se non per la sua espressione da bambino in attesa di Babbo Natale prima che gli venga detto che Babbo Natale non esiste, era difficile da distinguere dai cugini che poco più in là, nella giungla, vivono appesi agli alberi. Ma in questi luoghi remoti, dove anche l’elettricità è un lusso, un sorriso è spesso quanto basta. O almeno, quanto è bastato alla turista olandese a cui una passeggiata nel fango è stato abbastanza per innamorarsi perdutamente di quest’uomo d’altri tempi, e che, non potendogli comunicare il suo sentimento verbalmente, ha optato per la versione fisica.

“Come ha fatto?” chiedo al dotto Josef, sperando di carpire i più nascosti segreti di questo artista della seduzione “È semplice. Gli ho insegnato io”. “Ma ora ho smesso. Sono stanco, non mi interessa più fare bum bum così, per caso. Voglio una fidanzata, una moglie, una donna che non riparta il giorno dopo, qualcuna che possa portare con me alla piantagione di marjiuana e con cui possa avere dei figli. Sono stanco delle turiste che vanno e vengono, e poi, ho quasi finito il quaderno. Non voglio andare in città a comprarne uno nuovo. Voglio una ragazza fissa.” Una confidenza, la realtà dei sentimenti di un uomo che non deve chiedere mai, mi viene passata così, a bassa voce, senza espressione nella voce, ma con una ricerca di comprensione negli occhi. “Te hai una sorella per caso?”


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