Il grande mediano di mischia e capitano degli springbok lotta con la SLA
La malattia ha già portato via un numero considerevole di atleti un po' in tutto il mondo, tanto che negli USA è anche nota come morbo di Lou Gehrig, dal nome del campione di baseball degli anni '20 - '30 morto nel 1941 e primo caso documentato tra gli sportivi di alto livello. In Italia per via della malattia neuronale recentemente è scomparso l'ex-calciatore di Milan e Fiorentina Stefano Borgonovo, prima di lui il capitano del Genoa Gianluca Signorini. Ma come loro sono molti altri, meno famosi a soccombere a tale malattia ogni anno, le statistiche ufficiali dicono che 2 persone su 10000 la contraggono questa malattia mortale ogni anno.Van der Westhuizen ha concesso un'intervista telefonica al giornalista James Peacock della BBC, nella quale ha lucidamente parlato della sua condizione attuale e dell'avvicinarsi dell'inevitabile fine.
"So che ogni giorno potrebbe essere l'ultimo" ha detto alla BBC, "è stato un susseguirsi di alti e bassi fin dall'inizio e ora sono in punto di morte.
"Ho avuto i momenti positiovi e negativi nella mia vita, non di più. Credo fermamente ci sia uno scopo nella mia vita e rimango molto positivo, molto felice."
La carriera rugbistica di van der Westhuizen è stata ricca di soddisfazioni, a partire ovviamente dal titolo di campione del mondo nel 1995, appese le fatidiche scarpe al chiodo l'ex-mediano di mischia ha lavorato come commentatore sportivo fino a quando si è trovato al centro di uno scandalo con droga e sesso che ha messo fine alla sua carriera ed al suo matrimonio.
La diagnosi è arrivata nel 2011, dopo che van der Westhuizen aveva già accusato i primi sintomi ma li aveva attribuiti a strascichi degli anni di gioco.
Van der Westhuizen vive ora a Johannesburg con il suo amico David Thorpe e dedica il suo tempo rimasto ai figli, di sette e cinque anni, ed alla fondazione che raccogli fondi per la SLA in Sud Africa, J9.
La sua condizione non gli permette di muoversi autonomamente, riesce a mala pena a mangiare da solo e a parlare, ma la sua fede lo mantiene su di morale in questi momenti molto tristi.
A me piace ricordarlo così, al fischio finale della Coppa del Mondo 1995:
foto Mike Baker / Reuters