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Creato il 18 luglio 2013 da Albertomax @albertomassazza

conrad

Nato nel 1857 in una cittadina della Podolia, regione tradizionalmente polacca, annessa all’impero zarista nel 1793 e oggi compresa nella Repubblica Ucraina, Joseph Conrad (vero nome Jozef Teodor Nalecz Conrad Korzeniowski) è stato uno dei casi più sorprendenti della letteratura moderna. Figlio unico di aristocratici polacchi, fu introdotto alla letteratura nazionale e francese dal padre Apollo, traduttore, drammaturgo e scrittore nazionalista che per il suo fervido patriottismo venne attenzionato costantemente dalle autorità zariste, fino ad essere confinato per alcuni anni. Orfano di madre dal 1865, Joseph perse anche il padre pochi anni dopo e venne affidato allo zio materno. Studiò a Cracovia, ma, a causa di problemi di salute, dovette abbandonare la scuola, per essere successivamente affidato ad un istruttore privato, col quale fece i primi viaggi. Sviluppò una vera e propria ossessione per il viaggio, tanto da manifestare l’intenzione di imbarcarsi. Lo zio inizialmente lo frenò, ma di fronte al pericolo che Joseph potesse essere costretto ad arruolarsi nell’odiato esercito zarista, assecondò i desideri del ragazzo. Così, non ancora diciassettenne, si imbarcò da Marsiglia per la Martinica come marinaio semplice.

Ebbe inizio una ventennale carriera in Marina, per i primi 4 anni sotto bandiera francese, i rimanenti nella Marina Mercantile inglese, dove arrivò al grado di Capitano. Viaggiò un po’ dappertutto, particolarmente nel sud-est asiatico, vivendo in prima persona tutte le esperienze che sono alla base della sua narrativa. Contemporaneamente, impegnò i tempi morti della navigazione divorando i classici della letteratura anglosassone, irrobustendo la padronanza della lingua acquisita e formando lo stile del futuro scrittore. Inoltre, prese coscienza dei traumi arrecati dal colonialismo alle comunità autoctone, tematica che fa spesso da sfondo alle sue narrazioni. Nel 1886 ottenne la cittadinanza inglese e otto anni dopo lasciò la marina, per intraprendere la carriera letteraria.

Già dai suoi primi lavori, Conrad seguì la linea guida che sta alla base di quasi tutta la sua opera: un punto di partenza autobiografico da cui si sviluppano profonde riflessioni sulla natura umana e sui rapporti degli uomini tra di loro e con l’ambiente. In Lord Jim (1900) fa la comparsa il personaggio di Marlow, narratore non onnisciente, ma indagatore e ricostruttore delle reali dinamiche dei fatti, deuteragonista anche in altri lavori, tra cui Cuore di Tenebra (1902).  Il primo periodo produttivo, interamente dedicato al racconto di mare, si chiude con Tifone (1903) e Nostromo (1904).

Dopo una parentesi politica con i romanzi L’agente segreto (1907) e Con gli occhi dell’occidente (1911), nei quali Conrad esamina con amaro disincanto i rapporti tra potere autoritario e rivoluzione, ponendosi come capostipite della spy-story, negli ultimi anni ritorna al suo ambiente naturale, raggiungendo con La linea d’ombra (1917) il suo vertice stilistico, sia dal punto di vista prettamente linguistico, sia per la rappresentazione fitta di complessi rimandi metaforici.

La particolarità di Conrad sta nell’essere considerato uno dei padri nobili della letteratura contemporanea anglosassone, pur non essendo di madrelingua inglese. Il suo successo tra i contemporanei fu limitato, oltre che dal pregiudizio di non essere un nativo anglosassone, dall’essere considerato, da una parte, uno scrittore di intrattenimento; dall’altra, dalla complessità della sua struttura narrativa che, pur compiendosi quasi esclusivamente nella letteratura di genere, la trascendeva in senso filosofico e metafisico. Solo con gli sviluppi della sperimentazione narrativa novecentesca si colse in pieno la portata innovatrice dello scrittore anglopolacco.

I suoi personaggi, sospesi tra eroismo e bestialità, corrosi nello spirito dall’esperienza e portatori malati di pensiero debole, assumono tratti estremamente contemporanei. Non a caso, il cinema ha spesso attinto a piene mani dalla sua narrativa, dal visionario Lord Jim del 1965, interpretato da Peter O’Toole e diretto da Richard Brooks, a I duellanti di Ridley Scott del 1977, trasposizione di Il duello, in cui la sfida tra due ufficiali napoleonici si dilata temporalmente e metaforicamente, fino a farsi paradigma di un’intera epoca storica, quella della Restaurazione. Senza scordarsi, naturalmente, della più epocale delle trasposizioni filmiche, il Kurz di Cuore di tenebra cucito sulla pelle di Marlon Brando da Francis Ford Coppola nel 1979 in Apocaliypse now.



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