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Pochi o molti? Difficile dirlo. Il mio blog è nato con la maggior parte degli altri, quando non esistevano ancora i social network e milioni di internauti si avventavano su questa nuova forma di comunicazione. Che bellezza poter pubblicare senza il rischio del cestino, senza dover mendicare presso gli editori o fare anticamera nella redazione di un giornale. E last but not least, avere commenti in tempo reale come un attore sulla scena. I blog hanno fatto giustizia delle caste giornalistiche, quelle che cercano di soffocare la concorrenza per privilegiare scrittori mediocri e raccomandati. I blog sono come il Far West, ogni scrittore è solamente se stesso. Sei quello che fai.
Poi sono arrivati i social network e hanno aspirato un bel po’ di blogger. Hanno fatto la selezione: da una parte gli adepti del chat, dall’altra i blogger puri. L’espansione di FB è impressionante, ci trovo quasi tutti i bambini che ho visto nascere. FB & C. hanno dato un enorme impulso all’aggregazione. Buona parte dell’umanità si è già aggregata e quella restante non tarderà ad aggregarsi. . Con FB puoi perfino diventare presidente degli USA, Obama docet. Puoi rintracciare le persona perse di vista e restare in contatto permanente con gli amici e i familiari. C’era una vita prima di FB?
Al confronto di queste corazzate della comunicazione, i blogger sembrano navigatori solitari. Non hanno gruppi e amici, soltanto il loro blog: una minuscola imbarcazione nell’oceano del Web. Li legge soltanto chi vuole, di solito pochi intimi. Eppure, prese in blocco, queste timide voci diventano un coro possente. Un coro discorde, cacofonico ma capace di fare da contrappeso all’informazione ufficiale. Volenti o nolenti, i media e i regimi devono fare i conti con i blogger. Anche sotto le dittature più spietate c’è sempre qualche voce che sfugge alla censura.
Sei anni per un blog sono molti? Per rispondere, bisognerebbe sapere quanto può vivere un blog. Non lo sappiamo ancora, perché tutti sono nati pochi anni fa. Il tempo ci dirà se possono vivere quanto il loro autore o magari di più. Come sapete, il tema centrale di Journal Intime è la libertà di pensiero. In questi anni ho scoperto un altro nemico di questa libertà, insidioso come le ideologie e le religioni: la correttezza politica. Una sorta di pragmatismo anglosassone che obbliga a censurare la verità per amore di pace. Quando il re è nudo, bisogna dire che è vestito. Correttezza politica, il terrorismo intellettuale del XXI secolo, la rovina della sinistra laica e rivoluzionaria. Come la religione, fa dire cose stupide alle persone intelligenti e fare cose cattive alle persone buone. La troverete sempre nel mirino di Journal Intime. Il mio blog potrà essere tutto ma non politicamente corretto. E spero di continuare così per tanti anni.
Dragor