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Negli Stati Uniti c’hanno Kanye West. In Inghilterra c’hanno Damon Albarn. Noi c’abbiamo Jovanotti. Lo so che il confronto è impietoso, però insomma meglio di niente. Il Lorenzo Cherubini è infatti uno dei pochi in Italia ad avere il coraggio (o l’incoscienza) di mischiare generi vari e a fare dischi ambiziosi non unicamente legati a un solo ambito musicale. Il rischio, è naturale, è quello di non riuscire bene in tutto. E infatti il nuovo disco “Ora” in uscita ora è un lavoro ricco, lungo (due dischi nella versione deluxe), pieno di roba. La cosa che più sorprende è la sua notevole carica vitale, nonostante la recente perdita della madre arrivata poco dopo quella del fratello.Si procede tra alti e bassi, dunque, con alcune cose che sono decisamente una figata. Quali?
“Megamix”: è questa la vita che sognavo da bambino, un po’ di Hello Kitty un po’ di Tarantino. Figata.
Il primo singolo “Tutto l’amore che ho” è un raro caso di canzone radiofonica nazionalpopolare eppure anche intelligente e musicalmente non banale. Figata.
“Ora” procede in una direzione ipnotica simile al singolo, la basetta (intendo la base musicale sotto, non i basettoni del Jova), mi ricorda “Paper Planes” di M.I.A. e nel ritornello non so perché ha un qualcosa da “Into the wild”. Figata.“Amami” è un pezzo pop con il solito rap-pseudo-rap jovanottiano inserito su una valida base electro. Figata. O quasi.“Il più grande spettacolo dopo il Big Bang”, pezzo dal testo molto romantico e dal tiro più o meno rocknroll con chitarre tra Snow Patrol e Stars, giocato come altri brani qui presenti sulla ripetitività. Tra qualche ascolto potrebbe dare noia per adesso figata.
“Un’illusione”, tra i lenti dell’album è il più riuscito. Atmosfera vellutata alla Air di “All I need”. Una carezza. Figata soft.“La porta è aperta” torna a spingere con un bel basso electro Daft Punk che sembra di stare dentro Tron Legacy caaazzo figata.
Altre robe personalmente mi hanno entusiasmato molto meno.“Le tasche piene di sassi”, ballatona strappalacrime stile “Per te”, sarà un bel singolo natalizio e il testo dedicato alla madre non è male ma io la skippo volentieri. Non figata.“L’elemento umano”, pezzo dalla discreta atmosfera da soundtrack carina ma noiosina. Non figata.“La bella vita” con Amadou & Mariam, canzone in italo-francese dal ritmo più Bob Sinclar che afro. Probabile tormentone wakata estiva stupidotta (“l’Afrique c’est chic”), strappa un mezzo sorriso ma niente più. Non figata.“Battiti di ala di farfalla” con ospite Michael Franti prosegue nella direzione del pezzo precedente, leggermente più riuscita la base electro-jazz ma l’effetto Bob Sinclar non è del tutto scongiurato. Ricorda anche “Hey mama” dei Black Eyed Peas. Non figata.
E qualcosa rimane sospeso.“Io danzo” pezzo rap futuristico con un testo attuale e un ritmo techno sincopato. Bella paranoia ma più non figata che figata.“La notte dei desideri” pezzo danzereccio con una buona melodia sullo stile di “Tutto l’amore che ho”. Ogni cosa è illuminata ma non è poi ‘sta gran figata.“Quando sarò vecchio”, bel testo (Quando sarò vecchio sarò vecchio, nessuno dovrà più venirmi a rompere i coglioni), musica con chitarre surf, una fisarmonica, un fischio spaghetti western e un andamento ska, detto così suona una figata e invece il troppo stroppia e il pezzo non funziona un granché.“Rosso d’emozione”, pezzo inquietante quasi Nine Inch Nails, non troppo nelle corde di Lorenzo il cherubino. Né figata né non figata.
Il bonus CD riserva diverse cose valide, tanto da risultare in diversi punti meglio del disco ufficiale, a partire da una “Spingo il tempo al massimo” che fa proprio ciò che dice il titolo, una “Kebrillah” che conferma l’impressione che Lorenzo ultimamente deve aver sentito un sacco di M.I.A., “La festa infinita”, tra le cose migliori del doppio disco, un pezzaccio tra Crookers e Kanye West con tanto di auto-tune, “Dabadabadance” è una versione aggiornata di “Bla bla bla” di Gigi D’Agostino? Sembrerebbe di sì. “Sul lungomare del mondo” scivola piacevolemente rilassata, mentre “Go!” è unz-unz dance yeah. Evitabili invece “I pesci grossi”, una sorta di remix di “Mondo” di Cesare Cremonini su cui il Jova aveva già rappato. Infine “Sulla frontiera” (un remix di “Io danzo”), “La medicina” e la versione acoustic de “L’elemento umano” sono riempitivi visto che se no il disco non durava già abbastanza.
“Ora” nelle intenzioni sembra schizofrenico e vario, ma nei risultati poi nemmeno così tanto, visto che gran parte del lavoro è innervato da un cantautorato pop-rap su basi più o meno electro. Se da una parte c’è una buona versatilità musicale, dall’altra il limite come al solito restano le capacità vocali piuttosto limitate del Jova. Ottime intenzioni, diverse cose degne di note (cosa che non è affatto poco, tra i dischi italiani “mainstream”), anche se il primo singolo molto fico mi aveva fatto alzare aspettative in parte confermate e in parte deluse. Ma questo è Jovanotti, a piccole dosi un ascolto curioso e interessante, però 25 pezzi sono troppi.Diciamo allora che questa potrebbe essere l’altra faccia del doppio “Wow” dei Verdena: tanto quello guarda al passato ed è, almeno per me, completamente wow, tanto questo “Ora” guarda al now e non è del tutto riuscito. In ogni caso due dischi dai titoli perfettamente azzeccati.(voto 6+)
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