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Joyland, il romanzo che ci riporta a Kinglandia

Da Fant @fantasyitaliano

Joyland, dopo Colorado Kid, è il secondo romanzo pubblicato da King per Hard Case Crime; inoltre anticipa l’uscita di Doctor Sleep, l’attesissimo seguito di The Shining in uscita a settembre 2013.

Ora, King è uno dei miei autori preferiti e non posso che entusiasmarmi se ​ritrova slancio, stile e temi che lo hanno reso grande. Tuttavia, rimaneva la grande incognita dopo i recenti scivoloni, tutt’altro che imperdibili. Mi sono avvicinato a questo romanzo con la circospezione con cui un gatto si avvicina al lardo nel celebre detto. Vale a dire che questa, più che una recensione, è un resoconto di ciò che mi ha spinto a comprare il libro e leggerlo.

La trama mi ha subito colpito:

Estate 1973, Heavens Bay, Carolina del Nord. Devin Jones è uno studente universitario squattrinato e con il cuore a pezzi, perché la sua ragazza lo ha tradito. Per dimenticare lei e guadagnare qualche dollaro, decide di accettare il lavoro in un luna park. Arrivato nel parco divertimenti, viene accolto da un colorito quanto bizzarro gruppo di personaggi: dalla stramba vedova Emmalina Shoplaw, che gli affitta una stanza, ai due coetanei Tom ed Erin, studenti in bolletta come lui e ben presto inseparabili amici; dall’ultranovantenne proprietario del parco al burbero responsabile del Castello del Brivido. Ma Dev scopre anche che il luogo nasconde un terribile segreto: nel Castello, infatti, è rimasto il fantasma di una ragazza uccisa macabramente quattro anni prima. E così, mentre si guadagna il magro stipendio intrattenendo i bambini con il suo costume da mascotte, Devin dovrà anche combattere il male che minaccia Heavens Bay. E difendere la donna della quale nel frattempo si è innamorato.

La copertina originaleJoyland mi strizzava l’occhio attraverso l’estetica da rivista Pulp, quelle con le donne semi-nude sempre in difficoltà. Poi si legge ancora un po’, quasi convinti a comprarlo, e ci si rende conto che tra le scelte retrò c’è stato anche un certo conservatorismo. quello di non voler rilasciare una versione ebook, per esempio:

I love crime, I love mysteries, and I love ghosts. That combo made Hard Case Crime the perfect venue for this book, which is one of my favorites. I also loved the paperbacks I grew up with as a kid, and for that reason, we’re going to hold off on e-publishing this one for the time being. Joyland will be coming out in paperback, and folks who want to read it will have to buy the actual book.  Stephen King

Mi piacciono I gialli, mi piacciono i misteri e adoro i fantasmi. La combinazione ha reso Hard Case Crime il luogo perfetto per questo libro, che uno dei miei preferiti. Mi piacciono anche i paperback [libri tascabili] con cui sono cresciuto, e per questo motivo non rilasceremo una versione digitale. Joyland uscirà in paperback e la gente che vorrà leggerlo dovrà comprare il libro reale [actual book]

Mi dispiace, ma qui hai perso un punto, caro Stephen. Il ragionamento sarebbe anche interessante, con tanto d’immagine di King bambino che legge i libri con copertina soft come se non ci fosse un domani. Peccato che, per chi legge ebook come me, l’actual book sia di fatto l’ebook, pagato e apprezzato in quanto tale. E volevo vedere lui, Stephen, se da bambino gli avessero detto: “Tu, bimbo, non puoi leggere quel libretto fatto di polpa di legno. Non è un libro vero e mi devi pagare quello con copertina rigida.” E ricordiamoci che un libro digitale, anche secondo la logica classica, è innanzitutto un “book” e poi anche una “e”, che sta per elettronico. Tra l’altro una rapida ricerca su Google dimostra che non si può scegliere di non fare una versione ebook, al massimo si può scegliere di farla realizzare a qualche hacker rinunciando a guadagnarci…

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Ma torniamo a noi, che i libri li amiamo innanzitutto per il loro contenuto e non per il loro odore e dobbiamo ancora scegliere se fidarci o no. Ammettiamolo, non sono tante le cose che Stephen King riesce a fare bene, ma in quelle due o tre è sempre stato il migliore. Se si compra un suo romanzo si vuole tornare a Kinglandia. Ma Joyland fa parte di questa nazione disertata dagli ultimi lavori dell’autore? Vediamo i vari aspetti. La Voce di King, quella che ti attaccherebbe alle pagine anche di un libro di cucina. Sfogliamo le prime pagine e… checkIl racconto del proletariato americano, con i lavori sottopagati, e l’alienazione ben descritta da chi si è sporcato le mani: lo stesso King racconta che scaricava cassette di Coca Cola la prima volta che gli è arrivato un assegno per un suo romanzo. E pensare che lui, ora, la Coca Cola potrebbe comprarsela pure. Den è uno studente di anni 21 che si guadagna da vivere animando un pupazzo, dunque, è un check. Poi, in linea diretta con il punto precedente, King è un maestro nel rendere i risvolti negativi dell’American Dream e distorcerli fino a renderli sinistri attraverso l’elemento soprannaturale. È quello che ti prende un simpatico pagliaccio, It, e te lo trasforma nel principale nemico dell’infanzia americana dopo i preti a Boston; oppure ti trasforma Cujo, un cucciolone di San Bernardo di trecento chili, in un mostro idrofobo assetato di sangue.

Anno 2013, ti trovi il libreria e ormai hai quasi deciso, stai per cedere, oppure devi rimettere il libro al suo posto e retrocedere fino all’uscita, perché dallo sguardo assassino del libraio sembra quasi sappia quanti libri contiene il tuo e-reader (e sono tanti). Guardi un’ultima volta la copertina. Nella tua mente le sue promesse si trasformano in immagini di fantasmi e misteri e le luci di un Lunapark che sembra esso stesso un grande mistero colorato. Decidi che l’ambientazione è un check bello grande.

Dunque, Joyland ha un po’ tutte queste cose che fanno di King il migliore e — al netto di un vago senso di già visto – rappresenta una curva in salita nella montagne russe della sua carriera, dopo la discesa vertiginosa segnata dal poco ispirato Notte Buia, Niente Stelle e dal noioso e derivativo (fin dal titolo) 22/11/’63.

Aggiungete a questo un velo di malinconia estiva, con un senso di nostalgia palpabile in ogni dettaglio, e la maturazione del protagonista (ah, King è il migliore anche nel creare i personaggi e farceli amare, dimenticavo, altro check per questo Joyland) ed il gioco è fatto: preparatevi a passare una settimana della vostra vita, l’ennesima, nel paese di Kinglandia.


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