In un discorso trasmesso da radio e tv, il presidente della
Colombia Juan Manuel Santos ha annunciato ieri sera che si candiderà per un secondo mandato.
"Voglio continuare a guidare le grandi trasformazioni che abbiamo avviato.
Voglio guidare una Colombia che passi dalla paura alla speranza, dal ritardo
alla modernità, dalle divisioni all'unità. Una Colombia che pensa a costruire
il futuro, più che ad afferrarsi al passato. Non voglio un Paese diviso, voglio un
Paese unito. Voglio una Colombia in pace e in prosperità per tutti" ha
spiegato.
Nel ripasso dei suoi tre anni e mezzo di Governo, il presidente ha segnalato i
risultati che gli stanno più a cuore: milioni di persone hanno lasciato la
povertà, sono state consegnate case gratuite ai più bisognosi, acqua,
elettricità e gas sono arrivati in molte case per la prima volta, l'educazione
gratuita è stata estesa a tutti i bambini, sono stati aumentati i finanziamenti per le infrastrutture e per la diffusione di Internet nei posti più remoti del
Paese.
In un dossier consegnato ai giornalisti in attesa, prima
dell'annuncio di Santos, il Governo ha sottolineato i suoi meriti: La Legge
delle Vittime e della Restituzione delle Terre, che è stata un po' la prima
tappa per l'inizio del negoziati di pace con le FARC, a L'Avana, al riconoscere i diritti delle vittime del conflitto; la creazione dl Ministero dell'Ambiente
e dello Sviluppo sostenibile, per rafforzare il rispetto la conservazione degli
ecosistemi presenti in Colombia; gli investimenti stranieri, aumentati del 134%
tra il 2010 e il 2012; l'eliminazione dei principali leaders delle FARC,
Alfonso Cano e Mono Jojoy.
"In questo rapporto" osserva il quotidiano El Espectador "ha spazio solo il Paese giusto, moderno e sicuro che Santos
dice di star costruendo. Come è ovvio, il documento non include le critiche
dell'opposizione né gli scioperi sociali e le proteste per i temi agrari, la
sanità e l'istruzione, che hanno scosso il Paese nei tre anni di Governo".
Nel suo discorso Santos ha riconosciuto di non aver realizzato tutto
quello che ha promesso: "non sono perfetto né voglio esserlo" ha
affermato. Ma si è dimostrato sicuro sui temi della pace. I colloqui in corso a
L'Avana tra il Governo e le FARC procedono a rilento: un anno fa, quando sono iniziati, si sperava di concluderli entro la fine del 2013, ma le due
delegazioni hanno finora raggiunto l'accordo solo sul primo argomento dei sei sul tavolo, la riforma dell'agricoltura, e stanno concludendo gli accordi sulla
partecipazione alla vita politica. Santos viene duramente attaccato da Álvaro Uribe,
il suo predecessore, contrario a ogni dialogo con le FARC, e dalla stessa
guerriglia, che lo ha accusato più volte di essere interessato più alla
rielezione che alla pace in Colombia, volendo utilizzare l'eventuale accordo
per rimanere a Palacio Nariño. Ma un recente sondaggio sostiene che, nonostante
le accuse di tradimento di Uribe e di manipolazione della guerriglia, il
presidente verrebbe rieletto senza problemi, anche in un eventuale secondo
turno. La costanza che sta dimostrando e la fiducia in un possibile accordo di
pace, hanno fatto risalire la sua popolarità, messa in crisi dagli attacchi uribistas e dal conflitto con gli studenti e con i campesinos.
"Ci rimangono grandi sfide, ma sono convinto che il modo di affrontarle
non sia solo a ferro e fuoco. Credo che noi colombiani possiamo metterci d'accordo
sul tipo di Paese che vogliamo, per questo dialoghiamo" ha detto ieri
"La pace, non bisogna dimenticarlo, è la miglior sicurezza, è la sicurezza
definitiva. Sono convinto che siamo davanti a una grande opportunità: avere una
Colombia in pace. Una Colombia che si lasci alle spalle queste catene di violenza,
povertà, disoccupazione, ingiustizia, che ci hanno incatenato e frenato per
tanto tempo".