Juncker, presidente della Commissione Europea, ha annunciato che i contributi degli Stati al Fondo Investimento saranno fuori dal Patto stabilità.
L’UE attraversa una fase di crisi di cui ancora non si vede la fine. Con l’insediamento della nuova Commissione, trapela l’impressione che la linea politica del rigore, rivelatasi fallimentare in quasi tutti gli Stati europei, stia lentamente cedendo il posto a una politica incentrata sulla crescita e sugli investimenti. Juncker ha annunciato che i soldi impegnati dagli Stati nel piano di investimenti presentato dalla Commissione non saranno vincolati dal Patto di Stabilità.
Derek Vaughan
Per il Focus sui Fondi Europei, Retrò Online ha intervistato l’Eurodeputato Derek Vaughan, vice presidente del Comitato per il Controllo del Bilancio del gruppo S&D. Sotto il profilo della crescita, Vaughan insiste sull’importanza degli investimenti europei e dell’uso sapiente dei fondi. “Penso che in passato si sia speso troppo tempo in un clima di austerità, il che ovviamente non ha funzionato, non ha funzionato in Italia, non ha funzionato nel Regno Unito, nemmeno in molti altri Paesi. L’orizzonte dell’austerità è piuttosto limitato penso che potremmo usarli meglio focalizzandoci sul lavoro e sulla crescita.” Vaughan ha aggiunto anche che “Dovremo usare meglio i fondi in futuro, in settori come l’area delle grandi infrastrutture, o nel campo dell’istruzione, della scienza, della ricerca e sviluppo, per migliorare la nostra competitività.” La competitività dipende in parte anche dalla capacità di un sistema di fare ricerca, vale a dire di innovarsi. Il sistema burocratico che gestisce questi fondi ha i suoi limiti: le realtà locali non hanno la possibilità di accedere direttamente ai fondi senza passare per la trafila amministrativa che unisce la burocrazia europea, statale, regionale e bancaria. Questo rende l’utilizzo di risorse preziose ancora troppo lento e complicato.
L’altra faccia della crisi è quella dell’euroscetticismo. Italia e Inghilterra condividono la presenza di partiti euroscettici con un largo consenso elettorale. Lo United Kingdom Independence Party (UKIP) nasce nel 1993 in concomitanza con la ratifica del Trattato di Maastricht, intercettando l’euroscetticismo allora nascente. Anche se finora ha ottenuto scarse prestazioni elettorali sul profilo delle elezioni politiche interne, nelle elezioni europee l’UKIP raccoglie da anni risultati notevoli: terzo partito alle europee del 2004, secondo a quelle del 2009 e addirittura primo alle elezioni europee del 2014. Nell’Europarlamento aderisce al gruppo Europa della Libertà e della Democrazia Diretta, in alleanza in con il Movimento cinque stelle di Beppe Grillo.
Vice presidenta Vaughan, in cosa consiste la loro attività nel Parlamento?
“L’attività del loro gruppo è pari a zero. Raramente si fanno vedere, non prendono parte a nessun lavoro nelle commissioni né forniscono alcuna relazione, cercano solo di creare problemi. L’euroscetticismo c’è, è diffuso in gran parte dell’Inghilterra, ed è intercettato per lo più dall’UKIP”.
L’ascesa dell’euroscetticismo è legata alla crisi o a qualche difetto strutturale dell’Unione Europea?
“Penso sia in gran parte riconducibile alla crisi. La gente ha difficoltà a trovare lavoro, a mantenerlo, a comprare una casa o a pagarne le rate: lo UKIP percepisce e intercetta questo malcontento. Loro dicono: se vuoi protestare, vota per noi. Io spero sempre che la situazione economica migliori, e che lo faccia presto. Quando accadrà, partiti come lo UKIP diverranno meno attraenti per le persone, perché le persone capiranno che se si vuole creare lavoro e sostenere la crescita bisogna proporre politiche che vadano in questa direzione, e non sedere in silenzio”.