La moda dei reboot e dei sequel a tutti i costi imperversa. Hollywood ne è letteralmente invasa. Anzi, di più, è talmente drogata da questa tendenza che non saprebbe come vivere senza e ogni anno si annunciano nuovi titoli in produzione che di nuovo non hanno niente, o assai poco. Tanto per fare un esempio, è di qualche giorno fa la conferma che si sta lavorando al sequel di Mary Poppins.
Indubbiamente si rischia l’overdose.
Il problema è che alcuni film che si tenta di rimaneggiare sono dei veri e propri mostri sacri, delle storie intoccabili che hanno e continuano ad avere un forte impatto su chi li guarda. Sono pellicole che, in qualche modo, hanno plasmato gli spettatori. Quindi l’idea che si voglia mettere le mani su cose che ci stanno particolarmente a cuore, complice anche qualche disastroso tentativo recente (tipo gli ultimi Fantastici 4), fa impazzire più di uno spettatore. Basti per esempio ricordare tutto il livore che si è scatenato all’annuncio del nuovo Ghostbuster con protagonista delle donne! Sicuramente in casi come questo il pubblico esagera. Bisognerebbe comunque attendere il risultato per giudicare. Ma queste reazioni così intense sono sicuramente sintomatiche di come il pubblico, a volte, sia stanco dei reboot. E dico a volte perché in alcuni casi i rilanci di franchise funzionano e anche alla grande. Un nome su tutti è Jurassic World, che è arrivato in dvd proprio in questi giorni.
Ma perché Jurassic World funziona?
Diciamocelo, i suoi problemini ce li ha e sono spesso stati fatti notare, specialmente dai detrattori. Non è sicuramente il film perfetto. Dalla corsa nella giungla sui tacchi a spillo, alla fuga dell’Indominous Rex, ci sono alcuni punti deboli che effettivamente sembrano talmente ridicoli da risultare quasi divertenti.
Eppure, anche alla luce di queste cose, il film funziona dannatamente bene! E il motivo è semplice, secondo me: Jurassic World realizza uno dei sogni dei fan di Jurassic Park, ossia vedere il parco aperto, funzionante.
Quando quei cancelli così simili a quelli del primo film si sono aperti, l’emozione è stata fortissima. Ci sembrava di stare di nuovo assieme al Professor Grant, solo che questa volta, al di là dei portoni non c’erano strade vuote e strutture da riempire, ma attrazioni funzionanti, spettacoli che fanno partecipare milioni di persone, hotel lussuosi che ospitano la folla. Ci sono bambini che cavalcano cuccioli di triceratopo, si possono finalmente vedere da vicino i brontosauri e sembra di essere in una sorta di Gardaland!
C’è questa gioia nel mostrare quanto tutto sia bello, luccicante, perfettamente funzionante che è impossibile non rimanerne contagiati.
E questo è parte del successo. Questo saper prendere un sogno e realizzarlo.
E poi c’è ovviamente un grosso carnivoro che scappa e insegue e sventra e mangia. Ed è bello, per carità, ma come si fa a rimanere davvero calmi quando i Velociraptor sembrano essere alleati dei protagonisti? E quando Claire dice “noi abbiamo un Rex!” come si fa a non gridare esultanti?
No, Jurassic World non è un film perfetto. Assolutamente no. Però è comunque ottimo. Un sequel meraviglioso perché fa molto riferimento a quello che è ormai diventato un classico del cinema, e perché lo fa da fan, mettendo ancor più al centro della scena quegli elementi che hanno esaltato ogni ragazzino che ha visto Jurassic Park in sala. E poco importa se alcune cose sembrano meno riuscite di altre, il sense of wonder è così potente che ci si passa sopra. Si è saputo, insomma, prendere gli elementi iconici e attualizzarli, magari dando loro maggiore enfasi, maggiore potenza.
L’unico problema è, a mio avviso, come far funzionare un nuovo sequel. Perché l’omaggio è bello ma ha una durata limitata. Non si può ricreare la stessa miscela pure per il prossimo capitolo, non funzionerebbe. Quindi rimaniamo in attesa di capire cosa succederà, ma intanto godiamoci questo Jurassic World prendendolo per quello che è: una storia d’azione e dinosauri, figlia consapevole e felice di un grande film.
Andrea Storti