Justin Beaver

Creato il 22 agosto 2011 da Cannibal Kid

"Beh, non avete mai visto un uomo
con un castoro sul braccio?"

Mr. Beaver(USA 2011)Regia: Jodie FosterCast: Mel Gibson, Jodie Foster, Anton Yelchin, Jennifer Lawrence, Cherry Jones, Riley Thomas StewartGenere: sì, ma parlare con i castori è normaleSe ti piace guarda anche: Wilfred, American Beauty, Nell, Il mio piccolo genio
Un uomo può affrontare in vari modi una crisi esistenziale. C’è chi si vuole fare la cheerleader del liceo come in American Beauty, c’è chi si vuole fare la ragazzina liceo romano come in L’ultimo bacio, c’è chi si vuole fare tutte le ragazzine come ad Hardcore e insomma sembra che l’unico modo sia farsi qualche ragazzina.Ma per Mel Gibson le cose vanno diversamente. Inspiegabilmente stanco della sua vita, del suo matrimonio, della sua famiglia felice, di essere il dirigente pieno di soldi di un impero di giocattoli, viene divorato dal male oscuro della depressione e se ne sta tutto il giorno a letto a dormire, arrivando al punto di tentare il suicidio. Fino a che succede qualcosa. Qualcuno entra nella sua vita: non una cheerleader, bensì un castoro pupazzo prende possesso del suo braccio. Mel Gibson se ne va quindi in giro come un ventriloquo con il castoro Mr. Beaver appresso.Vi sembra una cosa ridicola?Lo è.

Jodie Foster: "Tuo padre adesso parla tramite Mr. Beaver"
Bambino: "Oh no, Justin Bieber???"
Jodie: "No, Beaver, un castoro pupazzo."
Bambino: "Già meglio, ma a scuola me le daranno lo stesso"

Da uno spunto tanto folle ne può uscire una porcata, oppure una genialata. La base di partenza ricorda da vicino la serie tv Wilfred, in cui il 30enne Elijah Wood, in precoce crisi di mezza età, sta per farla finita, quando all’improvviso si mette a parlare con il cane della sua vicina che lui vede sotto le sembianze di un uomo dentro un costume canino. E da lì la sua vita cambierà per sempre.Spunto simile, svolgimento diverso. Se Wilfred infatti centra il bersaglio della genialità, grazie alla sua cattiveria, ironia, al suo andare sempre verso il politically scorrect, Mr. Beaver imbocca tutt’altra strada, prendendo la pazza idea di partenza e trasformandola nella solita vicenda buonista hollywoodiana di scoperta e accettazione di se stessi. Retorica, sentimentalismi accessori, dosi abbondanti di moralismo compresi.
La storia, prevedibilissima, attraversa tutte le fasi da manuale della sceneggiatura, come quelle che seguiva uno dei due Nicolas Cage ne Il ladro di orchidee (Adapatation) di Spike Jonze scritto da Charlie Kaufman. Ecco, un film del genere avrebbe avuto bisogno di un’accoppiata del genere per conservare la follia per tutta la sua durata. Invece Jodie Foster, a 16 anni dall’ultima regia, ritorna con una pellicola convenzionale fino al midolla, con la “follia” di Mr. Beaver che inizialmente viene accettata, fa persino successo, si trasforma in un caso mediatico da un talk-show all’altro, prima di sprofondare nella drammatica, scontata, parte finale. Pochi gli spunti di interesse, che comunque ci sono.Non sto parlando della storia principale. Mel Gibson nei panni dell’uomo in crisi che si mette un castoro al braccio risulta davvero non credibile. Già è un attore (e un uomo) che a me non è mai piaciuto, ma questo non è davvero il suo ruolo; avrei piuttosto visto molto meglio Robin Williams, in una parte che sembra scritta apposta per lui. Lui forse sarebbe riuscito a dare vita a questo strambo allucinato personaggio. Ma Mel Gibson no, neanche lontanamente. Poco convincente pure Jodie Foster, nei panni della sua inconsistente moglie.Meglio allora la parte legata al figlio del protagonista, quel Anton Yelchin visto in Star Trek, Alpha Dog, Charlie Bartlett, nella serie tv Huff (sempre a proposito di casi psicologici) e che fisicamente ricorda parecchio Elijah Wood, proprio il protagonista del Wilfred di cui parlavamo sopra. Insieme a lui c’è Jennifer Lawrence, l’attrice fenomeno di Un gelido inverno - Winter’s bone, graffitara e pure lei con dei casini famigliari, ma solo accennati. Sono loro due la parte più interessante di questa edificante, poco riuscita novella, che avrebbe dovuto regalare maggiore risalto ai personaggi di contorno, molto più interessanti del Gibson-castoro.Non bastano comunque nemmeno loro, così come un estratto di “Exit music (for a film)” dei Radiohead, inserita un po’ a casaccio verso la fine, a salvare un film che parte da un’idea ridicola e via via lo diventa ancora di più.Da uno spunto tanto folle ne può uscire una porcata, oppure una genialata. Per la seconda scendete insieme alla serie tv Wilfred o ai film sceneggiati da Kaufman, per la prima la fermata giusta è quella di Mel Gibson che parla insieme a un pupazzo più ridicolo di Justin Bieber.(voto 4/10)

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