Juventini e no: gli scudetti sono 28 o 30? (sono 28, ovviamente)

Creato il 10 maggio 2012 da Stenazzi

Andrea Agnelli non sta facendo molto per rendere la Juventus una squadra simpatica. Diciamo che la strategia è un po’ quella del marchese del Grillo: «Io so’ io e voi non siete un cazzo». Così all’ingresso dello Juventus Stadium, a Torino, è stato appeso un grande scudetto con la scritta 30. Per la giustizia sportiva e per tutto il resto del mondo gli scudetti sono 28. Ci sarà una sorpresa sulle magliette, è stato detto. Immagino che la famosa terza stella in qualche modo comparirà. Insomma, i fatti sono questi: alla Juventus, in seguito allo scandalo di calciopoli del 2006, due campionati vinti sono stati revocati: quello del 2004-2005 non è stato assegnato; quello del 2005-2006 è stato assegnato all’Inter perché le prime due della classifica sono state penalizzate. Non è una questione opinabile: ci sono stati verdetti sportivi, i dirigenti juventini di allora sono stati radiati. Già, dice la Juventus oggi, «ma noi quegli scudetti li abbiamo vinti sul campo». Però il campo era quello che aveva “disegnato” Moggi.
Intendiamoci, non muore nessuno se la Juventus si mette tre stelle sul petto. Qualche fischio in più sui campi dove andrà a giocare l’anno prossimo, tutto lì. Però anche questo è un bello specchio dell’Italia. Qui tutti dicono la frase di rito: «Le sentenze si rispettano» e poi però fanno assolutamente quello che gli pare. Non credo che in Inghilterra o Germania potrebbe accadere, federazione calcio e lega delle squadre di serie A prenderebbero provvedimenti. Qui per ora tutto tace: se non interverranno è come se non esistessero.
E a quel punto però varrà tutto. Il Milan avrebbe potuto far girare classifiche parallele con i tre punti in più dovuti al gol di Muntari non assegnato durante MIlan-Juventus. Andando indietro la Roma potrebbe prendersi lo scudetto 1980-1981, quello del gol di Turone e della questione di centimetri. E l’Inter quello del 1997-1998 quando Iuliano buttò giù Ronaldo in area e l’arbitro si voltò dall’altra parte.
E poi ci sono le storie di oggi. Seguendo questo principio una squadra che sarà eventualmente retrocessa in serie B per l’attuale scandalo scommesse potrà presentarsi l’anno prossimo sui campi di serie A dicendo «Ma noi la serie A ce la siamo conquistata sul campo».
Non tutti nella Juventus sono per la linea dura. Così anche tra i tifosi: quando scoppiò lo scandalo nel 2006 la stessa componente ultras si spaccò in due tronconi, una parte difese la società senza se e senza ma, un’altra, consistente, contestò Moggi, Bettega e Giraudo. Credo che quella curva sia ancora divisa.
Vedremo domenica, ultima di campionato, che atteggiamento prenderà la Juventus, che polemiche ci saranno. Forse la dirigenza dirà «Le sentenze si rispettano» e le rispetterà davvero. Credo che però sia improbabile. Ma io non sono juventino, si era capito, no?


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