Magazine Cinema

K-HORROR DAY: The host

Creato il 30 aprile 2015 da Jeanjacques
K-HORROR DAY: The host
Quei simpatici perditempo che bazzicano da queste parti credo siano bene a conoscenza di quanto io apprezzi il cinema orientale, in special modo quello coreano. Passione nata ormai nel lontano 2008 quando un supplente ci fece vedere a scuola Oldboy, facendomi così scoprire non solo una cinematografia che prima ignoravo, ma anche quello che è diventato in assoluto il mio film preferito. Che può non sembrare, ma in realtà in Corea i film non si fanno con cineprese di riso, ma con tutti i crismi e le tecniche più sopraffine. C'è chi dice che sono il futuro della cinematografia, altri invece sostengono che sono il presente. Nel dubbio, io dico che sono molto bravi. Bravi soprattutto nel fare thriller, dato che in quel settore ci hanno deliziato con le pellicole più famose e meglio riuscite (a livelli diametralmente opposti, si vedano film come I saw the Devil e The chaser), ma anche tutti gli altri generi. Anche l'horror. E' per questo che la comunità blogger oggi sui vuole riunire per celebrare, in allegra allegria, non una persona, ma un genere. Un genere fatto in una determinata nazionalità. Oggi è infatti la giornata del cinema horror coreano, un Paese strano ma dalla produzione sconfinata e davvero sopraffina, nella maggior parte dei casi.

In un laboratorio coreano, un anatomopatologo americano ordina al suo assistente di gettare nello scarico del lavandino oltre duecento bottiglie di formaldeide, oramai inutilizzabili. Il contenuto viene così svuotato nel fiume Han e, diversi anni dopo, da quella reazione chimica ha modo di nascere un inquietante mostro, che finirà per imperversare nelle strade coreane. Quando però una ragazza viene rapita, la sua sbandata famiglia di casi umani deciderà di immergersi nelle fognature per cercare di metterla in salvo.

Bong Joon-ho è un regista molto particolare, non solo per quello strano insieme che sono la sua faccia e i suoi capelli. Parliamo di uno che ha saputo farsi notare a livello internazionale con un film come Memories of murder, che inizia come un normalissimo biopic (manco molto interessante, fra l'altro) per trasformarsi in un capolavoro assoluto nel finale. Negli ultimi tempi invece ha scisso in due la critica con Snowpiercer, film forse non riuscitissimo ma comunque molto particolare e dalle argomentazioni molto interessanti - e lo ripeto, se lo bocciate, ve lo meritate proprio quel V for vendetta. Nel mezzo c'è stato anche il drammatico Mother e questo atipico monster-movie, ad oggi il film di maggior successo in Corea. Se ne deduce che è una figura da tenere d'occhio non solo per la qualità dei suoi film, ma anche per la sua capacità di saltare da un genere all'altro senza impedimenti o remore di alcun tipo, cosa che io personalmente attribuisco solo ai grandissimi. E grandissimo qui Joon-ho dimostra di esserlo per davvero, dato che riesce a rendere memorabile una pellicola che forse, in altre mani, sarebbe potuta diventare una buddhanata colossale come non se ne vedevano da anni. Lui invece riesce a dare nuova linfa a un genere, a rendere interessante qualcosa che magari era nato per essere pernacchiato a oltranza. Un po' come erano riusciti a fare con Cloverfield, ad ora uno dei pochi mockumentary degni d'interesse. Come si riesce ad ottenere una cosa simile? Fondamentalmente, adottando la regola narrativa più vecchia di sempre ma, ahimé, la più ignorata: il genere d'appartenenza deve solo essere un contorno per quello che si vuole raccontare. Come nel film di Matt Reeves, al regista del mostro non gliene può fregare una ciola, quel che conta è mostrare le dinamiche dei personaggi che si muovono al suo interno. Il monster-movie qui in analisi, più movie che monster, punta i riflettori su una famiglia disfunzionale di disadattati (tutti, anche quelli che nel loro settore sembrano avercela fatta, sono dilaniati da un cruccio interiore non da poco) e che si troveranno uniti in quell'impresa comune. Io non sono un cultore dei valori della famiglia, non attribuisco dei parametri così assoluti alle 'unioni di sangue', per me una famiglia è formata dalle persone che ci hanno amato, a prescindere dalla loro paternità, eppure a vedere quel gruppo umano che si muoveva nel buio non ho potuto fare a meno di commuovermi in un paio di passaggi. E sta tutti lì, in quello che poteva essere anche un film di serie-b e che però riesce anche a immettere, oltre al concetto stesso della famiglia, delle opportune riflessioni sull'inquinamento ambientale e sullo strapotere americano. Eppure c'è un ma, anzi, dei ma, grandi come una casa, e che impediscono alla pellicola di diventare il capolavoro di spazia-genere che avrebbe potuto vantare di essere. Certo, tutto questo non inficia l'eccellente realizzazione, che si apre con una delle sequenze più memorabili che io abbia mia visto (capito, brutto Godzilla che non sei altro?), però quell'accumularsi di tematiche alla fine lascia poco spazio perché quella principale possa svilupparsi pienamente, aggiungendoci anche delle scene abbastanza ridicole - e non che lo siano involontariamente, ma alcune, tipo quelle del pianto comune, superano un certo limite di sopportazione. Però, fra alti e bassi, si arriva alla fine, e Joon-ho ci spiazza con un finale totalmente inaspettato e di gran classe, quasi in grado di farti dimenticare tutte quelle cose che prima ti avevano fatto storcere il naso. Quasi. Questo Gwoemul (a ripensarci, sarebbe meglio chiamarlo col titolo originale, dato che quello internazionale è omonimo a quello del film di Niccol tratto dal libo della Mayer) non può certo dirsi un film riuscitissimo, ma nemmeno un film trascurabile, e non solo per gli innegabili meriti tecnici. Se ne sta a metà strada, lascia un vago olezzo di occasione mancata, ma imprime nella mente delle sequenze che la controparte americana può solo sognarsi la notte, anche con un budget quasi dieci volte superiore. Sono queste le pellicola che ci sanno regalare quei registi che sanno osare. Magari non riuscendo totalmente nel tentativo, ma se mai si fa nulla dovremo sempre abituarci a prodotti preconfezionati e senza personalità. E questo film è sicuramente l'esempio più lontano. Già questa è una grande vittoria.

Forse non la pellicola migliore con cui partecipare a questa giornata, ma sicuramente una delle più particolari che potete vedere su questo tema.Voto: 
K-HORROR DAY: The host
K-HORROR DAY: The host
K-HORROR DAY: The host
K-HORROR DAY: The host
K-HORROR DAY: The host
K-HORROR DAY: The host
K-HORROR DAY: The host
Partecipano con me alla festa anche gli amici:Non c’è paragonePensieri CannibaliMari’s Red RoomWhite RussianLa Fabbrica dei SogniIn Central PerkBollalmanacco di CinemaDelicatamente PerfidoCinquecento Film InsiemeDirector’s Cult

Potrebbero interessarti anche :

Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog

Possono interessarti anche questi articoli :