Magazine Cultura
K-PAX
Gene Brewer
Baldini&Castoldi
p.223
Strana coincidenza. Ho letto questo libro mesi fa, ma ho sempre rimandato la recensione a causa degli impegni. Oggi, nella calma calda del sabato, qualcosa mi rendeva distratto. Ad un tratto, con uno scatto improvviso vado alla libreria, prendo il libro K-PAX e apro un file con degli appunti sul romanzo. Con mio stupore mi accorgo che trob è ritornato sul suo pianeta il 27 luglio, proprio oggi in questa nostra realtà extra-letteraria il calendario segna la stessa data. Un'incredibile coincidenza, che toglie gli ultimi dubbi: trob non era un caso clinico, ma un alieno. Sono quelle cose che ti entrano dentro inconsapevolmente, restano lì, fissate nell'inconscio, hanno già un appuntamento dentro di te, ma tu ancora non lo sai. Forse anziché scrivere, avrei dovuto sfruttare un fascio di luce per lasciare questa Terra e trasferirmi su K-PAX, ma è troppo tardi e dovrò attendere almeno cinque anni.
K-PAX è un affascinante romanzo fantascientifico – a seconda dei punti di vista – di Gene Brewer, dal quale è stato tratto il film con Kevin Spacey e Jeff Bridges. Se non l'avete ancora letto, è un ottimo libro da portare sotto l'ombrellone. Non lungo, con uno stile narrativo semplice e scorrevole, K-PAX è un libro al tempo stesso leggero e profondo, che stimola interessati riflessioni sulla natura dell'uomo.
Nel 1990, un maschio bianco viene prelevato dalla polizia di New York dopo essere stato trovato chino vittima di una rapina al Grand Central Terminal, nel centro di Manhattan. Dopo aver risposto alle domande della polizia con delle risposte un po' strane, è trasferito al Bellevue Hospital per la valutazione. Seppur non fisicamente malato, l'uomo si trova al porto di un delirio strano: sostiene di provenire da un pianeta chiamato K-PAX nella costellazione di Lyra. Il paziente, il quale si definisce "trob" (volutamente minuscolo per riflettere l'insignificanza di una forma di vita individuale nell'universo), viene infine trasferito al Manhattan Psychiatric Institute (MPI), dove diventa il paziente del dottor Gene Brewer (stesso nome dell'autore).
L'intero romanzo è la trascrizione delle sedute di terapia – intervallate da spunti di riflessione - che il dottor Brewer svolge con il misterioso paziente. A parte la sua “personalità aliena” e qualche ambiguo comportamento, come il divorare la frutta con tanto di buccia e non togliere gli occhiali da sole per l'estrema sensibilità ai raggi ultravioletti, trob appare come un individuo estremamente calmo, intelligente e con un buon senso dell'umorismo, con una notevole preparazione scientifica e astronomica; sostiene inoltre di comprendere molte lingue, nonché le lingue degli animali e le strane elucubrazioni dei pazienti dell'ospedale. Durante la descrizione della terapia apprendiamo di K-PAX, pianeta sul quale molti lettori desidereranno trasferirsi alla fine del libro. K-PAX è più evoluto della Terra, non ci sono guerre, tutti gli esseri sono vegani, lo specismo è superato, non ci sono leggi, polizia, governi, non ci sono scuole o religioni: in parole povere, anarchia. L'anarchia su K-PAX è non distruttiva, non-violenta e pacifica, è un auto-armonizzazione, l'anarchia ordinata. Nonostante non ci siano scuole i K-PAXiani danno un gran valore alla conoscenza, tutti gli individui su K-PAX studiano mossi dalla curiosità e voglia di conoscenza; e azzardiamo a dire che così dovrebbe essere, individui curiosi e non obbligatoriamente addestrati alla servitù. Non ci sono reati su K-PAX, i K-PAXiani sanno perfettamente distinguere tra bene e male. Un pianeta che ad alcuni parrà un'assurda utopia, altri invece lo troveranno auspicabile e desiderabile, forse addirittura la naturale evoluzione della civiltà umana se non si autodistruggerà nei prossimi decenni. Tante ancora sono le convinzioni da abbandonare e le cose a cui dovremmo rinunciare per poter raggiungere un equilibrio pacifico e anarchico come è su K-PAX. Il libro però, mostra le due facce della natura umana, quella sognatrice che tende ad un nuovo ordine, ad un “caos ordinato”, e quella razionale del dottor Brewer, che tende a sminuire ogni possibilità di un mondo diverso – pur rimanendo affascinato da trob – concludendo che K-PAX è la risposta ad un trauma familiare. Certo è, che viene facile fare il tifo per trob, anche se persino tra i lettori non mancano eccessi di razionalismo realista che tende a vedere trob il paziente e non trob l'alieno. Parliamo pur sempre di letteratura, a noi piace pensare a trob l'alieno e a K-PAX, non solo come ad una visione narrativa – seppure affondando le radici nelle più estreme teorie politiche e filosofiche – ma come un qualcosa a cui tendere, un giorno, come stadio finale di una possibile scala evolutiva dell'uomo. A.G.
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