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Kabbalah’s rising

Creato il 12 febbraio 2012 da Nike

KABBALAH’S RISING


 KABBALAH’S RISINGWhitney WineHouston

Uccidimi dolcemente, ma uccidimi… Entra nel rovescio del mio mondo e affonda il tuo cultro lì dove gli altri hanno fallito. Trascrivo febbrilmente i loghia onirici, battendo sul tempo i famelici gargoyle del subconscio, spasmeggianti nevrilmente dalla brama d’ingoiarli nei lenti gorghi amnesici. L’oceano notturno si è ormai contratto in un’anoressica pozzanghera: solo i vortici di alcuni citri d’acqua dolce – i sogni che hanno bucato le porte di corno (quelli che verità li incorona se un mortale li vede) – sono sopravvissuti. V’intingo la mia plume mentale, strappata all’uccello nottaiolo attardatosi a oziare sullo spoglio ramo dell’ultimo ramingo albero della fuggente selva dell’oblio e… fandango.Because the night belongs to lovers, because the night belongs to lust, because the night belongs to us…È l’alba, la notte è scappata coi suoi amanti, i dardi aurorali scippati alla febica faretra hanno colpito a morte le mie effervescenti passioni ctonie (ma rivivranno allo scoccare della mezzanotte) e i gendarmi del mattino hanno ammanettato le mie voglie corsare (adieu fuitina stellare con Jessica Alba… ogni notte un trip diverso). It’s too late to apologize. Non ho più scuse. Dalla radiosveglia la voce velvet del sempre cool Timbaland mi riporta sulla battigia. It’s too late… Lascio Garden of nights (il Village da dreamer radical-chic – niente di particolarmente osé: solo Muse e qualche strip) e mi butto giù dal letto. Della notte mi è rimasto solo il sorriso: lentamente passo per l’ultima volta il dito sulle sue labbra di sogno, prima che si assottiglino e sublimino, impalpabili come labili fili evanescenti, al balenare delle prime pallide luminescenze diurne. L’eco narcisa degli ultimi sparsi frammenti onirici cerca invano di raggiungermi, ma ammutolisce spaurita davanti all’alba sorgiva, sfiatando pudica nel lete delle memorie fuggitive. No pain no drama: ho già trascritto le stille essenziali, lascio senza magone le vaghe stelle dell’orsa.Il telefono squilla (l’ultima, definitiva, rupture al notturno soffitto di cristallo – di lì, rapito, posso mirare l’epifania degli dèi). Squallida cocotte, vattene per la tua strada… io sono fedele al mio computer (e pensare che fino a qualche annetto fa manco me lo filavo…). Lascio a letto i miei clandestini philosophes prêt-à-porter (nouveaux o anciens, tutti mi fanno il filo, ma io mi fermo ai preliminari), snobbo la cornetta – di giorno sono fedele – e vado a tirare. Slash-flash: qualche strisciata di piccì, per tenermi su. Inizia la mia giornata. 
KABBALAH’S RISINGPer di più ho un bisogno elementare di amare in fondo a me,
per di più da troppo tempo non sognavo più…

Doveva essere il giorno dello start dopo un po’ di riposo sabbatico (anche di epoché – di sospensione del giudizio) e invece (o perdippiù – Mina singing), insieme alla ‘rinascita’ mi trovo a confrontarmi con il lutto: c’è il tempo per cantare e quello per piangere. Sì, vanità delle vanità, mi riferisco alla mitica Whitney. E pensare che proprio ieri mia figlia mi aveva chiesto che fine avesse fatto il ciddì della Houston… (me l’avevano regalato nel secolo scorso). Time passes by.
I will always love you… You my darling.Bittersweet memories, that is all I’m taking with me... So goodbye, please don't cry.  
Sì, Whitney è volata via, bittersweet (e io che pensavo, con l’amaro in bocca ma anche un po’ di zucchero, di scrivere di Monti, non più python – così nell’ultimo post – ma aquila. Se poi aquila dell’Hotel California degli Eagles, questa è un’altra storia – o favola).E così, lupus in fabula, se ai tempi (ultimi) del berlus-caimano se ne andava Amy Winehouse, ecco che, dopo appena 6/7 mesi, l’11 febbraio (6, 7, 11, lo stesso undici febbraio: tutti numeri, e data, simbolici) ci lascia Whitney Houston, a 48 anni (6 x 8: il primo numero d'uomo o di donna il secondo, l'infinito, numero di Dio, o di Dea). Entrambe, zucchero filato. E per essere un po’ cifrati, per non dire criptici (ma i tempi sono questi…), fate un po’ di attenzione alle assonanze e dissonanze tra i nomi Winehouse e Whitney Houston: si ripetono il Wine (alcool) e la House (nella Hous di Whitney manca la e ma c’è il ton: gin tonic? E poi la y di Amy viene recuperata nel nome della Houston). 
In ogni caso, entrambe avrebbero fatto impazzire Walt Whitman (e forse Emily Dickinson e Sylvia Plath).
Dai, basta con la Kabbalah spicciola e passiamo a quella seria: uno dei motivi del momentaneo default del blog è, che nel giro di meno di due mesi, ho scritto un ebook sulla Kabbalah di prossima pubblicazione per un prestigioso editore (del campo coaching e dintorni). E poi, effetto mistico (mystic river), ho anche avuto, quasi di colpo e di sorpresa, un incarico professionale pluriannuale… (sono ingegnere).  
E si sa, il caso è il vestito che Dio indossa quando non vuol farsi riconoscere... (e noi, babbani come siamo, stentiamo a riconoscerlo. In ogni caso, facciamo di tutto: la nostra ossessione per la razionalità ci rende sfacciatamente irrazionali...).

In ogni caso, torniamo a riva: perché la Kabbalah? Caramba, ça va sans dire… È il tempo maturo: il kairos. D’altronde, la freccia è quella: prima il ‘freddo’ Freud, poi i sempre più caldi Jung e Assagioli; ora si parla sempre più di Fisica Quantistica e Spiritualità, non solo orientale e New Age, ma anche Sufi, Kabbalah e, hic sunt leones, Cristiana (sdoganata soprattutto dalla PNL di stampo yankee: solo ora da noi è possibile fare qualcosa come il Tredicesimo apostolo! E dire che ci troviamo in quella che dovrebbe essere il faro della Cristianità… Quo vadis. Ma è solo da qualche anno che el pueblo unido riesce ad avere sottomano la Bibbia… Anche se poi quelli che la bazzicano spesso fanno guai!).

OK, stop: solo un assaggino dal mio ebook PNL-cabalistico e chiudo: un semplice promemoria, ma fondamentale se si vuol vivere bene. A dopo per il pasto nudo.
Ecco un promemoria fondamentale per ogni cabalista, ben noto anche a ogni piennellista (scrivilo su un foglio di carta a portata di mano e ogni tanto rileggilo):1)   Ti imbatti in un ostacolo (accade qualcosa di negativo)2)    Prendi consapevolezza che il vero nemico non è l’ostacolo,   ma la tua reazione (non è la realtà a essere ‘negativa’, ma la tua interpretazione)3)  Blocca il tuo schema ‘reattivo’ (non reagire d’impulso) per   consentire alla ‘Luce’ di entrare (fatti ‘illuminare’)4)Da’ modo alla tua natura ‘proattiva’ di esprimersi (sii   proattivo invece che impulsivo o reattivo). Conta fino a dieci…
 

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