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Kabuli Palau

Creato il 24 novembre 2013 da Senzazucchero2012 @senza_zucchero_

Kabuli Palau

Tra le cose che più mi piace ricordare della convivenza con la mia famiglia d’adozione afghana durante la permanenza nella capitale inglese, ci sono sicuramente le feste in casa e i miei cari coinquilini che si dilettavano in cucina.

Diversamente da quelli che sono i luoghi comuni più diffusi, gli uomini afghani non disdegnano dare prova della propria bravura tra i fornelli e spesso finiscono anche col lavare i piatti e passare l’aspirapolvere, rendendo l’unica donna con cui condividono le quattro mura la vera regina della casa.

La cucina afghana è varia e colorata, fatta di accostamenti particolari tra sapori agrodolci. La carne d’agnello é onnipresente, spesso lasciata a marinare nella cipolla per ore, meglio se per tutta la notte, per poi prendere la forma di deliziosi spiedini (kebab, nell’accezione afghana), o divenire il ripieno dei mantu, grossi tortelli serviti con il chaka, una salsa di yogurt, aglio, limone e un pizzico di sale.

Ma quando l’occasione è importante, o solo la richiesta della convivente italiana insistente, le sapienti mani afghane si mettono all’opera il giorno prima – per marinare l’agnello, appunto – comprano il miglior riso basmati, tagliano finemente le carote, lavano il riso più e più volte, insaporiscono con cumino e cardamomo, sanno sollevare il coperchio nel momento in cui il vapore ha ammorbidito il riso al punto giusto e aggiungono un paio di manciate di uva sultanina, con la gestualità che appartiene ai cuochi più esperti, ma che nella realtà è solo figlia di anni passati a guardare i gesti di quella madre che passava le giornate a cucinare per i suoi cinque figli e che oggi vive dall’altra parte dell’oceano.


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