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Kafka sulla spiaggia - Murakami

Creato il 02 novembre 2015 da Luz1971
Kafka sulla spiaggia - MurakamiIncipit: - E così il denaro sei riuscito a trovarlo? - chiede il ragazzo chiamato Corvo. Il modo di parlare è il solito, un po' strascicato. Come di uno che si è appena svegliato dopo una lunga dormita e ha i muscoli della bocca ancora intorpiditi. Ma il suo è solo un atteggiamento: in realtà è perfettamente sveglio. Come sempre. Volto l'ultima pagina di questo romanzo e la sensazione è quella di svegliarmi da un sogno strano. Sono al mio terzo Murakami e penso di essermi trovata dinanzi a uno dei romanzi più belli e straordinari della letteratura contemporanea. C'è da precisare che Murakami non è per tutti. Che lo si ama o si detesta, che si arriva fino in fondo o lo si abbandona. Per me, che lo scoprii con Norwegian Wood, tutto ciò che scrive questo autore giapponese è impossibile da perdere.  Qui ci troviamo di fronte a una sorta di "viaggio interiore" in cui si intrecciano visioni e situazioni anche surreali e per questo travolgenti, ipnotiche. Un punto di partenza, un punto di arrivo, congiunti da un ideale cerchio che si chiude e mostra un compimento finale dai contorni non nitidi, imperfetto, come la logica di questo intreccio legittimamente esige. Mi piace Tamura, questo quindicenne alle prese con la ricerca di sé, in fuga da una vita che non sente appartenergli. Appena un ragazzo, ma maturo e di carattere, fragile nella misura in cui è ancora acerbo, incredibilmente solo e allo stesso tempo in grado di avvicinare persone che possono aiutarlo in questo percorso. Tamura è un ragazzo che cerca risposte a un trauma che ancora gli toglie il fiato talmente lo addolora, è in incognito e sceglie di chiamarsi Kafka, in linea al suo alter ego Corvo, questa entità che immagino inquadrata solo sulle labbra che si muovono appena e che pronunciano le parole giuste, quelle che il ragazzo vuole sentirsi dire al momento giusto. Kafka sulla spiaggia - MurakamiIn fondo, la storia di Tamura è un viaggio "edipico" che fa della sessualità il filtro attraverso il quale conoscere se stessi. Credo che questo aspetto sia il nucleo del romanzo. Ma non si può non notare che anche la Morte ha un suo ruolo principe. Pertanto Eros e thanatos giganteggiano in questo romanzo, si confrontano, si nutrono l'uno dell'altro, diventano strumenti di conoscenza. Raramente un intreccio risulta così ben congegnato e non banale, quando Amore e Morte inscenano un continuo duello. Le immagini scelte da Murakami sono volutamente spesso estreme, orrorifiche, spiazzanti, collocate su un'ideale soglia che divide la realtà dal sogno. La vicenda di Nakata, il vecchio-bambino che parla coi gatti e ha una missione fondamentale da compiere, sostiene la narrazione e ne diventa "asse portante". Murakami separa nettamente le due vicende, scegliendo la narrazione in prima persona con tempo al presente per Tamura e quella classica in terza persona con tempo al passato remoto per Nakata. Scelta perfetta per creare due piani narrativi e accompagnare il lettore in questo "inferno" interiore, dove le anime sono scandagliate e appartengono a un tempo-non tempo. Su tutto questo percepiamo lo stesso Murakami, con la sua passione per l'estremo occidente, che esprime mediante numerose citazioni di autori e opere. Credo che nella figura del bibliotecario Oshima ci sia molto dello stesso autore, imbevuto di cultura occidentale, al punto che questa diventa spunto di riflessione, esempio da seguire. E fra le passioni di Murakami non può non esserci la psicoanalisi, il nerbo di questo romanzo, in definitiva. Ciò che è fuori di te è una proiezione di ciò che è dentro di te, e ciò che è dentro di te è una proiezione del mondo esterno. Perciò spesso, quando ti addentri nel labirinto che sta fuori di te, finisci col penetrare anche nel tuo labirinto interiore. E in molti casi è un’esperienza pericolosa.
Murakami avrà ancora tanto da raccontarmi, molto resta ancora da leggere, la scelta è vasta. Penso sia uno di quegli autori dei quali non puoi perderti nulla, se te ne senti conquistato.  
«Il mondo sovrannaturale, alla fine, sono le tenebre del nostro spirito. Prima che nel diciannovesimo secolo facessero la loro apparizione Freud e Jung, che con la psicanalisi hanno illuminato l’inconscio, la stretta interdipendenza fra questi due tipi di tenebre era un fatto talmente ovvio da non meritare nemmeno troppi ragionamenti, e non era neppure considerata una metafora. Anzi, persino parlare di interdipendenza era un costrutto mentale. Prima che Edison inventasse la luce elettrica, la maggior parte del mondo era letteralmente avvolta da tenebre buie e nere. E le tenebre interiori, dello spirito, si fondevano con quelle esteriori, fisiche, senza nessun confine a dividerle, quindi erano strettamente collegate.» - See more at: http://poesia.blog.rainews.it/2012/04/22/haruki-murakami-kafka-sulla-spiaggia/#sthash.I4AhgYRa.dpuf«Il mondo sovrannaturale, alla fine, sono le tenebre del nostro spirito. Prima che nel diciannovesimo secolo facessero la loro apparizione Freud e Jung, che con la psicanalisi hanno illuminato l’inconscio, la stretta interdipendenza fra questi due tipi di tenebre era un fatto talmente ovvio da non meritare nemmeno troppi ragionamenti, e non era neppure considerata una metafora. Anzi, persino parlare di interdipendenza era un costrutto mentale. Prima che Edison inventasse la luce elettrica, la maggior parte del mondo era letteralmente avvolta da tenebre buie e nere. E le tenebre interiori, dello spirito, si fondevano con quelle esteriori, fisiche, senza nessun confine a dividerle, quindi erano strettamente collegate.» - See more at: http://poesia.blog.rainews.it/2012/04/22/haruki-murakami-kafka-sulla-spiaggia/#sthash.I4AhgYRa.dpuf«Il mondo sovrannaturale, alla fine, sono le tenebre del nostro spirito. Prima che nel diciannovesimo secolo facessero la loro apparizione Freud e Jung, che con la psicanalisi hanno illuminato l’inconscio, la stretta interdipendenza fra questi due tipi di tenebre era un fatto talmente ovvio da non meritare nemmeno troppi ragionamenti, e non era neppure considerata una metafora. Anzi, persino parlare di interdipendenza era un costrutto mentale. Prima che Edison inventasse la luce elettrica, la maggior parte del mondo era letteralmente avvolta da tenebre buie e nere. E le tenebre interiori, dello spirito, si fondevano con quelle esteriori, fisiche, senza nessun confine a dividerle, quindi erano strettamente collegate.» - See more at: http://poesia.blog.rainews.it/2012/04/22/haruki-murakami-kafka-sulla-spiaggia/#sthash.I4AhgYRa.dpuf

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