Nel marzo scorso in Arkansas l’aborto è stato vietato dopo le 12° settimane di gravidanza mentre in North Dakota il limite è stato abbassato alla quinta-sesta settimana di gestazione.
Questo mese è toccato ad un altro stato americano, il Kansas, dove il Parlamento ha approvato con 118 voti contro 40 una misura per la quale si specifica che la vita comincia «al momento della fecondazione», contrapponendosi completamente alla anacronistica e antiscientifica sentenza “Roe cotro Wade” della Corte Suprema, che nel 1973 legalizzò l’aborto. La legge prevede anche lo stop alle agevolazioni fiscali, indirette, per gli enti abortisti, nessun operatore sanitario che effettua aborti potrà più accedere ai corsi scolastici e di educazione sessuale, né impartire lezioni su quello che i medici devono fare di fronte a una richiesta di aborto. Le donne incinta che affrontano le cure per il tumore dovranno poi essere informate dei rischi, fino ad ora taciuti, per la vita del bambino, la cui letteratura scientifica è piena di evidenze.
Divertente leggere la rabbia dei quotidiani estremisti come il Fatto Quotidiano, che riportano la notizia con tutto il disprezzo possibile, citando fuori luogo alcuni (gli unici) fatti tragici avvenuti per colpa di individui singoli, con lo scopo di dipingere tutti i pro-life come assassini e divulgatori d’odio. Secondo quanto riportano loro la stessa misura sarebbe passata anche in Missouri, Kentucky, Arkansas, Illinois, Louisiana, North Dakota e Ohio.
In Alabama una recentissima legge ha richiesto che i fornitori di aborto soddisfino parametri più severi per poter svolgere il loro lavoro, così da evitare il più possibile le innumerevoli cliniche abortiste trasformatesi in “cliniche per l’orrore”, come quella di Philadelphia. In Arkansas è stato approvato un disegno di legge che mira a tagliare tutti i finanziamenti statali a gruppi abortisti come Planned Parenthood. Nel frattempo anche in Russia il parlamento ha approvato in prima lettura un progetto di legge del Ministero della Salute che vieta ai fornitori di aborto di pubblicizzare i loro servizi.
Invitiamo tutti a sottoscrivere «Uno di noi», la campagna promossa dai Movimenti per la vita nei ventisette Paesi della Ue per arrivare al riconoscimento giuridico dell’embrione.