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Karate-do: 10 elementi del kata (4)

Da Stefano Bresciani @senseistefano
Data: 5 febbraio 2014  Autore: Stefano Bresciani

10 elementi del kataIn questo quarto appuntamento sui 10 elementi del kata parliamo di velocità. Sebbene nel “waza no kankyu” ci si riferisca alla velocità di ogni spostamento e ogni tecnica (appunto “waza”), ritengo sia doveroso fare una parentesi sulla velocità di apprendimento dei kata stessi.

Per lo studio dei kata, sin dagli albori del moderno Karate-do promosso dal celebre Gichin Funakoshi, veniva adottata la formula “hito kata sannen” (un kata in tre anni): vale a dire, a quei tempi, che si necessitava di ben tre anni per apprendere un singolo kata, al punto che, persino un esperto praticante di Karate, conosceva non più di tre – cinque forme codificate. Si riteneva, inoltre, che una conoscenza superficiale di molti Kata fosse poco utile.

Ti lascio immaginare la consapevolezza degli odierni karateka che “apprendono” un paio di kata all’anno, senza contare il numero di allenamenti e le ore di pratica annuali sono di gran lunga inferiori a ciò che era lo standard quotidiano degli antichi karateka… Io, quando studiavo un nuovo kata negli anni di agonismo, dedicavo almeno due ore ogni sera a una singola parte della forma, e dopo mesi, seppur perfezionandone la tecnica, ancora stentavo a capirne il significato. Ero veloce nell’esecuzione, certo, con un ritmo sostenuto per avere delle chanches in competizione con altri ragazzi… ma sentivo un forte vuoto a livello conoscitivo. Lo scopo di velocizzare un passaggio non era nelle mie corde, a livello dello spirito, il “do” in quei frangenti sembrava un qualcosa di talmente sfuggente e impalpabile che non era possibile associarlo al mio modo di fare Karate, e nello specifico i kata.

Ora come ora, dopo 7 anni che ho appeso il karategi al chiodo, sento il desiderio di riprendere lo studio del karate-do, in solitaria, rivedendo ciò che mi appassionava fisicamente e mentalmente in giovane età, spolverandolo con lo spirito rinnovato e la maturità acquisita in questi anni di vero Budo. In questo particolare periodo sto recuperando le forze e la mobilità, ma senza troppa “velocità”, dell’arto inferiore destro. Un’operazione al menisco mediale che mi ha costretto al riposo per il primo mese del 2014 ma che sto sfruttando positivamente rinforzando la muscolatura proprio con un kata di Karate-do (tale “tekki shodan”).

Essere veloci è importante… ma fino a che punto secondo te?

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Nato e residente a Leno (BS) studio e pratico arti marziali dal 1994. Ho iniziato col Karate ma dopo aver insegnato per alcuni anni e ottenuto la cintura nera 3° dan ho dovuto abbandonare a causa di problemi fisici e non solo... Ho intrapreso la pratica dell'Aikido nel 2003 per stare meglio con il corpo e dopo aver superato l'esame di 2° dan ho avviato l'insegnamento nella Bushidokai ShinGiTai, associazione che ho fondato nel 2009 in qualità di Presidente. Dopo aver ricevuto il 1° livello Reiki nel 2005 ho iniziato a praticare Tai Chi, Iaido (ora cintura nera) e meditazione (Zen è la mia preferita), applicando con successo l'energia vitale in qualsiasi attività lavorativa (geometra è il mio impiego principale) e relazionale (sono felicemente sposato e padre di due splendide bimbe). Ho scritto il libro "105 modi per conoscere l'Oriente" e una trilogia di ebook sul benessere con la Bruno editore.
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