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Karate-do: 10 elementi del kata (7)

Da Stefano Bresciani @senseistefano
Data: 26 febbraio 2014  Autore: Stefano Bresciani

10 elementi del kataTra i 10 elementi del kata letti sino ad oggi qual è il più importante?

Quando chiedevo ai miei allievi di karate, in particolare agli adulti, “cos’è un Kata?”, spesso mi rispondevano “una forma, un insieme di movimenti codificati”.

Da un certo punto di vista la definizione è esatta ma con la pratica assidua e consapevole dei kata ci si accorge che questi rappresentano molto di più.

In essi, infatti, sono contenute le esperienze di combattimento dei precedenti maestri che li hanno formati proprio in base alle loro esperienze sul campo di battaglia.

Il principiante ne vede solo l’aspetto esteriore, il non praticante addirittura vede il Kata come un balletto coreografico. Per un buon karateka che studia il Kata nella sua forma interiore esso è fonte di numerose domande e risposte che però lo aiutano a progredire nel do, la “via”. La forma codificata diventa fonte di nuove tecniche di combattimento, di potenziali e infinite applicazioni (bunkai), di studio meticoloso dei passaggi alla ricerca di ogni intrinseco significato. Il M° Anko Asato, uno dei due insegnanti del M° Gichin Funakoshi (fondatore dello stile “shotokan”) soleva dire “un Kata in tre anni”.

Il Kata non è un normale insieme di sequenze ma è il mezzo che può permettere al karateka di progredire nel suo insieme, corpo, mente e spirito.

Nel 1948 presso l’Università Waseda alcuni allievi e il M° Gichin Funakoshi approvarono e sancirono alcuni criteri unificatori dei Kata. In passato, dato che il Karate era solo un’arte marziale e non un’attività sportiva, i Kata erano l’unica forma di allenamento al combattimento. Si può quindi intuire facilmente quale sia la loro importanza: bisogna conoscere con estrema precisione le tecniche e la loro applicazione al punto di dar loro un vero e proprio spirito vitale, nutrendole di “ki”.

I Kata sono l’essenza, il seme, un concentrato di saggezza, conoscenza ed esperienza di centinaia di Maestri di Karate, tradotti in un linguaggio comune fondato sul movimento ritmico, la respirazione e l’abilità tecnica.

Quando vedi un kata dall’esterno, cosa distingue a tuo avviso una buona esecuzione da una mediocre, al di là della mera tecnica?

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Nato e residente a Leno (BS) studio e pratico arti marziali dal 1994. Ho iniziato col Karate ma dopo aver insegnato per alcuni anni e ottenuto la cintura nera 3° dan ho dovuto abbandonare a causa di problemi fisici e non solo... Ho intrapreso la pratica dell'Aikido nel 2003 per stare meglio con il corpo e dopo aver superato l'esame di 2° dan ho avviato l'insegnamento nella Bushidokai ShinGiTai, associazione che ho fondato nel 2009 in qualità di Presidente. Dopo aver ricevuto il 1° livello Reiki nel 2005 ho iniziato a praticare Tai Chi, Iaido (ora cintura nera) e meditazione (Zen è la mia preferita), applicando con successo l'energia vitale in qualsiasi attività lavorativa (geometra è il mio impiego principale) e relazionale (sono felicemente sposato e padre di due splendide bimbe). Ho scritto il libro "105 modi per conoscere l'Oriente" e una trilogia di ebook sul benessere con la Bruno editore.
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