Fin dai tempi più antichi, le forme (=kata) di Karate-do sono la base su cui verte la pratica del Budo. Esse rappresentano l’essenza di tecniche e movimenti, sono stati conservati e tramandati con la massima cura e rispetto da maestri di ogni epoca passata; dovrebbero essere praticati ed eseguiti nello stesso modo in cui sono stati insegnati.
Secondo le parole del Maestro di karate Yasutsune Itosu, occorre:
mantenere i kata come sono, senza abbellirli.
Quando praticavo kata come agonista ero inconscente del puro significato delle forme mentre ora, quando le eseguo nello Iaido, sento che meritano il massimo rispetto e onestà nei confronti di chi le ha create. Inventare una forma, pur acrobatica e spettacolare che sia, non è cosa da poco… e non è da tutti. Oggi quest’essenza viene spesso travisata, denigrata, infangata dalla smania di inventarsi chissachecosa e per motivi del tutto nobili: vincere competizioni. Personalmente sono allergico a quest’idea, tutt’al più ritengo che possa risultare assai utile e interessante per la crescita del singolo, creare qualcosa di nuovo basandosi su tecniche e movimenti conosciuti, a mani nude o armate il succo non cambia, giusto per non fossilizzarsi sulla meccanicità dei gesti e la ripetizione infinita di essi.
Lo scopo e il modo in cui interpretiamo i kata a mio opinabile parere è ciò che fa la differenza tra chi studia Budo e chi invece pratica sport. Con tutto il rispetto per lo sport, ma è un’altra cosa…
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