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Karatedo (7): non essere pigro

Da Stefano Bresciani @senseistefano
Data: 19 febbraio 2013  Autore: Stefano Bresciani

Karatedo (7): non essere pigroOggi voglio prendere in rassegna un aspetto fondamentale legato alla salute e al benessere. Parlo della pigrizia, punto chiave del 7° precetto enunciato dal fondatore del Karate shotokan M° Gichin Funakoshi: “la disgrazia proviene dalla pigrizia“. Cosa intendeva? Cosa s’intende ancora oggi col termine “pigrizia”? Dal dizionario della lingua italiana questo aggettivo è associata a colui/colei “che per naturale tendenza è lento e svogliato nell’agire e nel decidere” Ad esempio nel lavoro, nelle attività domestiche, negli hobbies e quindi anche negli sport e le arti marziali.

Appare strano che un artista marziale, atleta o insegnante, si lasci sopraffare dalla pigrizia, dall’essere svogliato nell’apprendimento così come nello scegliere se andare o meno al dojo. Eppure il più delle volte è così, ci sono passato pure io in una fase della mia vita, ma si trattava di una svogliatezza legata a una profonda insoddisfazione. Andavo comunque ad allenarmi e ad allenare ai tempi del Karate, anche quando rincasavo stanco morto dal lavoro o avevo un po’ di febbriciattola, quando fuori pioveva a dirotto o dovevo farmi più di mezz’ora in auto nella fitta nebbia della bassa padana. Di natura non sono mai stato pigro, ho sempre avuto una grande energia e per questo ringrazio chi me l’ha donata…

Tutti però hanno questa energia, la forza di volontà che si accende con la passione, con la voglia di fare qualcosa perché ci piace anche quando non siamo in perfetta condizione fisica o psicologica, anche quando il meteo t’invoglierebbe a stare al calduccio, magari spaparanzato sul divano o, come nella vignetta qui sopra, quando nell’afosa estate ti godi in canottiera una bibita fresca! Ieri sera ho sbirciato una trasmissione americana sulle “taglie forti”, quelli da oltre 200 kg che non ne possono più di essere in quelle condizioni e scritturano un personal coach per porre rimedio… cercando di comprendere il significato della loro scelta di vita, spesso slegata da patologie che ne causano l’obesità, ho però notato il lato forte della personalità umana. Quando davvero vogliamo migliorare, quando vogliamo evitare in qualsiasi modo di peggiorare le cose (problemi articolari e nel peggiore dei casi infarto) facciamo uscire il budoka che è dentro di noi, senza necessariamente iscriversi a un corso di arti marziali. Sano movimento associato a una più equilibrata e alimentazione, volersi bene e lavorare per obiettivi, avere degli stimoli esterni (in certi casi un coach è utile) sono ciò che ha fatto la differenza nel caso del ragazzotto obeso che ho visto ieri sera.

Ma è necessario pesare più di 200 kg per capire che la pigrizia non porta benefici?

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