La festa dell’Imperatore di Karromato è uno spettacolo di marionette – proprio marionette, avete letto bene – che è stato in scena il 28 e il 29 novembre al Teatro Verdi di Milano.
Mozart riceve dall’Imperatore l’incarico di scrivere un’opera in una settimana, per celebrare l’arrivo della sorella imperiale. A complicare la situazione, c’è la premessa che nello stesso periodo Mozart stava scrivendo Le nozze di Figaro – e giudicate voi se è o meno una premessa importante questa. Niente paura, Mozart ce la fece a portare a termine entrambe le imprese (e con risultati nient’affatto deludenti) e Karromato prova a immaginare cosa sia successo in quei giorni di duro lavoro all’artista. Strumenti imbizzariti e note che lo inseguono negli incubi notturni, ma anche piccole beghe nella costruzione delle scene, solite gelosie tra cantanti e primedonne, ritardi e imprevisti molto comici nella messinscena. Oltre alla marionetta di Mozart e dell’Imperatore, le due soprano, il ciambellano, i due aiutanti factotum, la moglie e il figlio di Mozart.
Tutti questi personaggi animati da sole tre persone, nascoste dietro le quinte di in un teatrino barocco perfettamente ricostruito a misura di marionetta, su cui, oltre al classico sipario e fondali semovibili, ci sono anche due surplus tecnici usati come sapienti accorgimenti narrativi: un teatro delle ombre e una videoproiezione di sottotitoli, che esalta l’effetto “cinema muto” dello spettacolo, in cui non vi è mai un vero scambio di battute ma è sempre la musica a parlare.
Quasi niente parole, musica classica a iosa, marionette e arte barocca: detta così, molti storceranno il naso pensando ad una roba snob e difficilissima. Ed invece la bravura di Karromato è proprio quella di offrire uno spettacolo godibile e divertente, che non dimentica come il teatro sia capace di emozionare e rendere magica la realtà (e qui, potete averne un assaggio). Una realtà, quella di Karromato, che mescola internazionalismo ed esperienze diverse al suo interno: compagnia nata a Praga, formata da brasiliani, italiani, spagnoli e ungheresi, attori e costruttori, marionette create con un maestro ceco (nonché raccogliendo l’esperienza di maestri francesi e italiani), e che si muove costruendo il testo in completa sinergia con i musicisti, nel tentativo di esaltare al massimo le note mozartiane. Una realtà che il Teatro Verdi ha giustamente deciso di ospitare all’interno di IF, festival internazionale di Immagine e Figura, che vedrà alla fine la riproposizione dello spettacolo O come Orlando.
Iniziativa cui va il mio personale plauso e che riconferma la validità di un’offerta teatrale, che unisce bellezza e coraggio.