Pubblicato da: Giuseppe Maria Galasso
Castelrosso – Kastelorizo – è un’isola greca nel Mar di Levante, periferia orientale del Mediterraneo. Un posto piccolo, ma così piccolo che all’ufficio del turismo non hanno una cartina. Vi spiegano a voce dove andare, tanto c’è una sola strada. Poi, se volete, potete arrampicarvi sulla montagna e sono affari vostri. Comunque non troverete il campo di calcio dove giocavano Abatantuono e Bisio in “Mediterraneo”, quello chissà dove sono andati a filmarlo. Invece potreste sbucare dalle parti dell’aeroporto, che è una striscia di asfalto lunga meno di un chilometro. Ci può atterrare solo il piccolo aereo ad elica che fa la spola con Rodi e che d’estate spesso è pieno, tanto che i turisti diventano ben più degli abitanti ufficiali, pari a meno di 500.
Kastelorizo è un posto remoto, talmente lontano dalla Grecia che per fare la spesa la gente va in Turchia. I pomodori, i cetrioli, tutta la verdura che si trova nelle insalate greche che servono nei ristoranti di qui arriva da Kas. Il pesce, quello no. Lo pescano i greci e lo cucinano con cura. Ricordo un filetto di una ricciola che aveva appena smesso di nuotare, marinato in olio, limone e peperoncino e cotto alla griglia: profumato e squisito.
D’altronde Kastelorizo e la costa turca sono lì, l’uno di fronte all’altra e sembra di poter allungare il braccio attraverso il mare turchino e toccarli entrambi. Tra qui e lì, tra Turchia e Yunanistan (come i Turchi chiamano la Grecia), tra Europa e Asia, tra euro e lira (turca), ci sono due chilometri di acqua salata ed una manciata di scogli; chissà quali appartengono alla Grecia e quali alla nazione dirimpettaia. Sembrerebbe una domanda oziosa, ma per i pescatori di entrambe le rive la risposta è importante per evitare contatti indesiderati con la guardia costiera dell’altra nazione. Non è che vadano particolarmente d’accordo, greci e turchi: c’ è stata la crisi di Cipro (quella per la quale hanno combattuto una miniguerra, non l’ultima, quella finanziaria), ma la reciproca antipatia è di data ben più antica.
Insomma avrete capito che raggiungere Kastelorizo non è per niente agevole. Dalla Grecia continentale è un bel viaggio per mare: Atene dista 570 chilometri e ci vogliono quasi 24 ore di navigazione. Oppure bisogna volare a Rodi e da lì c’è un’altra oretta di aereo. Dalla Turchia sembrerebbe un salto ed infatti da Kas basta un quarto d’ora di navigazione comprese le manovre, ma le autorità turche hanno imposto un bel po’ di limitazioni per la traversata: non si può pernottare se si vuole tornare indietro; e se non volete tornare indietro peggio per voi, perché prima di imbarcarvi a Kas dovete lasciare il vostro passaporto alla locale stazione di polizia.
Insomma, lontana dalla Grecia che ha deciso di farla sua e vicinissima alla Turchia, con la quale i contatti sono fortemente limitati. Una collocazione geografica quasi schizofrenica, ma fino a meno di un secolo fa Kastelorizo era un importante appoggio per tutte le navi che facevano la spola tra la costa anatolica e le coste europee ed uno scalo della nascente aviazione commerciale. All’epoca c’erano gli idrovolanti e non c’era bisogno dell’aeroporto: si ammarava e si ormeggiava a fianco alle navi. È per questo che l’isola può vantare una lunga collezione di nomi in varie lingue: Kastelorizo, Castelrosso, Chateau Rouge, Megisti, Meis, Kizilihisar. Sapete rinascere ogni idioma? Per aiutarvi vi dirò che nel corso dei secoli l’isola è stata bizantina, veneziana, italiana, francese, ottomana, inglese, turca e greca. Mica poco per un’isoletta grande pressappoco quanto Capri!
Ma nonostante la vicinanza alla Turchia e le passate dominazioni, Kastelorizo è assolutamente greca, niente fa pensare alla nazione vicina: lingua, abitudini, atmosfera… solo un minareto birichino fa marameo tra il castello da cui garrisce la bandiera bianco azzurra e la moschea, unico simbolo rimasto a ricordare che un tempo l’Impero Ottomano controllava anche questa isola rocciosa, prima che la storia e la geopolitica la assegnassero alla Grecia.
Dove si trova Castelrosso?
Giuseppe Maria Galasso
Mi presento, sono un fotografo specializzato in viaggi e reportage paesaggistici. Sono collaboratore ufficiale dell’agenzia fotografica Alamy e contribuisco alle maggiori agenzie di stock mondiali. Giornalista pubblicista dal lontano 1981, ho iniziato ad appassionarmi alla fotografia più o meno nello stesso periodo.
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