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Kavafis e Mandel’stam, Poesia

Creato il 20 maggio 2014 da Atlantidelibri

Il  nuovo editore BIBLIOTECA DEI LEONI – LCE EDIZIONI si affida alla bravura del poeta Paolo Ruffilli per dare nuova linfa alle opere di due sommi come Kavafis e Mandel’stam:

 

Costantino Kavafis si è ispirato al mondo ellenistico pagano che ad Alessandria, sua città natale e in quegli anni ombelico del mondo, celebrava gli ultimi fasti. Eccoli, i motivi ricorrenti: l’amore (vissuto tra sensualità violenta e accorata nostalgia), l’inafferrabilità della bellezza (specchio del desiderio che non si placa), la storia (vista come terreno di scontro tra l’uomo e la sorte).

 

Costantino Kavafis, “Il sole del pomeriggio”, Biblioteca dei Leoni (LCE Edizioni) – 2014 – Traduzione di Tino Sangiglio e Paolo Ruffilli

 

CANDELE

 

Stanno dinanzi a noi i giorni del futuro

come una fila di candele accese

- calde, vivide, dorate -.

 

Restano indietro i giorni del passato,

riga penosa di candele spente:

le più vicine fanno fumo ancora,

ma fredde, ormai disfatte e storte.

 

Non voglio, no, guardarle: mi pesa il loro aspetto,

pesa il ricordo del loro antico lume.

E guardo avanti le candele accese.

 

E non mi volto, per non vedere, scosso dai tremiti,

come si allunga la fila tenebrosa,

come crescono presto le candele spente.

 

I lupi e il rumore del tempo,

 Osip Emil’evic Mandel’stam,

Traduzione di Ruffilli Paolo  

Liberatosi “per reazione incontenibile” dalla paura, il poeta Osip Emil’evic Mandel’stam ha sentito più forte di qualsiasi altra la spinta ad andare “contropelo rispetto al mondo” e ha scritto alcune delle liriche più dure nei confronti della “follia sovietica”, che lo hanno portato alla denuncia e all’arresto e all’inizio di quel particolarissimo calvario di prigione, confino, lager, durato cinque anni fino alla morte. In tutta la sua produzione intensamente lirica, qui tradotta da Paolo Ruffilli, per Mandel’stam la parola della poesia doveva per forza avere una valenza integrale e non a caso definiva il poeta “colui che scuote i significati”, non per una rivolta contro la retorica della letteratura ufficiale e contro i dettami propagandistici dell’epoca, ma pregiudizialmente e da sempre, nella sua esperienza, per l’istintivo rigetto del luogo comune, dell’immagine inerte, del tono ingessato, della frase fossilizzata.

 

Odio la luce

 

Odio la luce delle stelle uniformi.

Salve mio vecchio delirio,

slancio di torre gotica al cielo!

 

Pietra, sii come un merletto

e diventa, tu, ragnatela.

Ferisci con un ago sottile

il petto vuoto del cielo!

Verrà il mio turno, lo so,

e sento aprirsi le ali.

 

Ma dove mirando cadrà

la freccia del vivo pensiero?

Conclusi il tempo e la strada,

potrò ritornare dov’ero:

ma là non riesco ad amare

e qua del mio amore ho timore.

 



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