Il Ministro dell'Interno, nonchè vicepresidente del consiglio, nonchè segretario del partito personale di Berlusconi ha detto la sua verità:
di tutto 'sto casino del Kazakistan lui non ne sapeva niente.
Chiaro? E che volete di più?
Insomma, il caro Ancellino, ammette candidamente che il Signor Ministro dell'Interno non era stato informato del sequestro e del rimpatrio dei congiunti di un dissidente politico di uno Stato estero, eseguito da una quarantina di suoi uomini in assetto antisommossa e che ha richiesto anche il coinvoglimento del dipartimento di Pubblica Sicurezza e della questura di Roma (tutti uomini e reparti che gira e rigira, sali e risali, fanno capo alla sua persona medesima).
La logica stringente di chi dice "se lo sapevi dimettiti per aver dato il via libera ad un'operazione del genere; se non ne sapevi niente dimettiti perchè il ministro che dovrebbe garantire la sicurezza della nazione non può non sapere certe cose" lo lascia completamente indifferente:
perfino Ancellino capisce che le sue dimissioni comporterebbero ipso facto la caduta del governaccio delle larghe offese (agli elettori).
E volete fargli credere che i compagni del PD ne chiederanno la testa, segando al contempo quella di Letta?
Mavalààà direbbe Ghedini, quella tra (i vertici del) PD e il (capo del) PDL è un'attrazione fatale destinata a perdurare finchè magistratura non li separi:
il Berlusconi morto (alle elezioni) e risorto (in Parlamento) sa benissimo che se esce dal giro stavolta sarà difficile trovare un altro Grillo o altri 101 piddini che gli rifaranno la grazia;
gli oligarchi del Pd sanno benissimo che il Volpino di Firenze non lo tiene più nessuno e sta lì con le fauci spalancate, aspettando solo che il grappolo di vecchi dirigenti gli cada in bocca.
Ma il bello della politica è che riserva sempre un sacco di sorprese:
magari quella che un governo contronatura che si proponeva di durare come minimo 18 mesi, vada a casa a metà del primo tempo;
magari quella che il giovane toscano resti a bocca asciutta perchè quando cade un governo non si va automaticamente alle urne ma il Presidente della Repubblica ha "l'obbligo" di verificare in Parlamento l'esistenza di maggioranze "alternative";
magari quella che vedremo con un po' di ritardo il film a cui avremmo dovuto assitere subito dopo le elezioni e cioè un presidente del consiglio incaricato di andare alle camere per cercare e trovare una maggioranza per un governo del cambiamento.