Kazakistan: anima asiatica, calcio europeo

Creato il 29 aprile 2014 da Pablitosway1983 @TuttoCalcioEste

Il presidente del Kazakistan, Nursultan Nazarbayev, ha un piano. Nel dicembre del 2013, lo rese pubblico nella sua lussuosa sede di governo ad Astana, la città che è stata costruita nel bel mezzo del nulla in pochissimi anni. Il piano “Strategy 2050″ prevede che nell’anno 2050 questa ex repubblica sovietica sia uno degli stati più competitivi e sviluppati del pianeta. Secondo Richard Weitz, analista della Jamestown Foundation di Washington, questo paese, ricco di risorse natuali, deve approfittare della sua posizione geografica, metà in Europa, metà in Asia. Il governo di Nazarbayev ha preso alla lettera questi suggerimenti e dedica gran parte delle finanze pubbliche alla costruzione del corridoio Western Europe-Western China, una serie di autostrade e linee ferroviarie che possono convertire questo stato in una sorta di gigantesco hub tra il Vecchio Continente e l’Asia.

Il presidente Nazarbayev controlla il Kazakistan dalla sua indipendenza nel 1991 e ha alternato decisioni tiranniche a progetti coraggiosi in chiave economica (tra le altre cose, ha migliorato infrastrutture e il sistema scolastico). E’ un tipo capace di perseguire i propri oppositori ma anche di far sì che Astana divenga sede dell’Expo nel 2017 o proporre un cambio nome per il suo paese, convinto che il finale in “-istan” comporti connotazioni negative.

Nel 1997, il suo governo ritenne che la capitale, Almaty, fosse troppo lontana dall’Europa. Così, la capitale fu trasferita nella piccola località di Akmola. Il nome fu cambiato in Astana (capitale, in kazako) e da quel momento sono stati investiti milioni per costruire una città lussuosa ed edifici impressionanti. Ancora oggi, Almaty, la capitale ai tempi dell’Unione Sovietica, ha più abitanti di Astana, il gioiello della corona di Nazarbayev. Ad Astana arrivano architetti di mezzo mondo e manodopera dall’Asia per costruire le strutture necessarie a convertire questa città in una delle più moderne del pianeta. Lo studio britannico Adrian Smith + Gordon Gill Architecture ha ricevuto l’incarico del progetto del gran palazzo dell’Expo 2017, una pazzia faraonica di 24mila metri quadrati. Anche se il sogno di Nazarbayev è quello di creare la capitale della terza rivoluzione industriale: una città coperta, convertita in una sola unità.

In questa urbe del futuro, gli architetti del Populous costruirono nel 2009 l’Astana Arena, uno stadio di calcio di ultima generazione con capienza pari a 30mila persone. Qui gioca la nazionale kazaka, una squadra che secondo il tecnico federale Kairat Dambekovpuò disputare la fase finale di un grande torneo nel prossimo decennio“.

Convertitosi in uno degli stati più ambiziosi del pianeta, il Kazakistan usa lo sport per consolidare la sua posizione. Nel ciclismo, si puntò sulla squadra professionistica Astana e si sono già organizzati per due volte le fasi finali dei campionati del mondo di boxe, sport seguito con passione. Il calcio e l’hockey su ghiaccio, gli sport di squadra più popolari, al momento ancora non hanno fatto il salto di qualità.

In un paese in crescita, il calcio era rimasto indietro. Molte partite vengono viste solo in televisione e gli stadi sono mezzi vuoti. L’attuale ministro della difesa, Adilbek Dzhaksybekov, ammise durante i suoi anni di responsabile del calcio della città di Astana che “abbiamo un problema strutturale e la necessità di migliorare il nostro calcio guardando verso l’Europa“:  In seguito, eletto presidente della Federazione di calcio kazaka, Dzhaksybekov fu uno dei fautori della petizione che fu inoltrata all’Uefa nel 2002 per abbandonare la Federazione asiatica di calcio.

L’85% dello stato kazako è asiatico. La frontiera geografica tra Europa e Asia incrocia il Kazakistan, ad ovest del paese. Con la maggior parte della popolazione e della terra in Asia, il Kazakistan inizialmente volse lo sguardo ad Oriente. Secondo parecchi esperti, il principale errore dei kazaki fu affiliarsi nel 1994 alla AFC (l’equivalente della Uefa in Asia), dopo la sua indipendenza posteriore al collasso dell’Unione Sovietica. In quel momento, nessuno dubitò sulla validità di tale affiliazione per ragioni geografiche e culturali, considerato che i kazaki sono un popolo turco originario delle steppe ad est. Le cinque ex repubbliche sovietiche asiatiche si affiliarono all’AFC e ad Almaty sognarono di arrivare a un Mondiale lottando contro avversari di livello inferiore. Il Kazakistan era con l’Uzbekistan la unica repubblica sovietica asiatica con tradizione calcistica. Il Kairat di Almaty, ad esempio, giocò per 24 anni in prima divisione, occupando la 14esima posizione nella classifica “storica” di tutte le squadre sovietiche.

Giocare in Asia, però, non fu un cammino agevole. Le prime qualificazioni disputate per un Mondiale furono quelle per Francia ’98. Il Kazakistan raggiunse i playoff, ma terminò ultimo nel gruppo vinto poi dalla Corea del Sud. Il cammino per il Mondiale del 2002 si fermò ancora più presto, al primo turno, dopo un frustrante pareggio casalingo contro l‘Iraq. Il livello generale scese, la nazionale non riuscì a qualificarsi nemmeno per una fase finale di Coppa d’Asia e un decennio dopo fu inoltrata la richiesta per entrare nella Uefa, approfittando del 15% del territorio europeo. L’intenzione era alzare il livello.

I primi anni da nazionale europea, però, nemmeno furono facili, difficoltà acuite dalla frustrazione nel vedere l’Uzbekistan, nel frattempo sempre “asiatico”, costantemente avanti nel ranking Fifa. Kairat Dambekov ammette che “scommettere per l’Europa fu un primo passo, anche se quello successivo prevedeva di lavorare alle basi cercando di coinvolgere i ragazzi per avere un miglior livello di nazionali giovanili. Grazie alla Fifa, oggi disponiamo anche di più terreni di gioco con erba artificiale”.

Durante gli ultimi anni il calcio kazako ha provato a modernizzarsi. Tutto cominciò quando il genero del presidente Nazarbayev, Rakhat Aliyev, non fu più “genero” e, di conseguenza, perse la sua carica come uomo copertina del calcio locale. Aliyev fu accusato di corruzione e scappò dal paese, permettendo così la modernizzazione della federazione. Nazarbayev ordinò di promuovere tecnici specializzati e durante gli ultimi anni si è investito su un sistema di formazione dei giovani ispirato a quello tedesco. Tecnici della federazione tedesca collaborano con quelli kazaki e si è creato un programma di allenamento in tutte le categorie inferiori di tutte le squadre professionali. Il tutto ispirato alla Bundesliga.

D’altronde, la connessione con la Germania è quasi naturale. Il Kazakistan conta su una numerosa comunità tedesca che arrivò esiliata ai tempi di Stalin quando fu deportata dalle terre dove viveva, sulle rive del Volga. Nel 1989 quasi un milione di tedeschi vivevano in Kazakistan, nonostante in molti poi abbandonarono il paese, oggi se ne contano 350mila. Heinrich Schmidtgal e Konstantin Engel, ad esempio, nacquero in Kazakistan, crebbero in Germania e ora giocano con la nazionale kazaka.

I migliori giocatori di questo sistema di ispirazione teutonico vengono fuori in molti casi da un torneo scolare che già si disputava ai vecchi tempi sovietici. Alcuni di questi talenti furono addirittura inviati alla Academia de futbol Ole de Sao Paulo. Rauan Sariyev, uno di questi ragazzi, firmò per l’Atletico Mineiro e poi per il Botafogo, anche se non gioca tantissimo. Dal 2009, diversi gruppi di giovani kazaki vengono ogni anno mandati in Brasile.

La Federazione non smette di lavorare sul sistema locale e ha costruito un centro d’allenamento a Talgar, una installazione di ultima generazione ai confini con la Cina, a quasi tremila metri d’altitudine, sulle montagne di Tien Shan.

Un altro obiettivo è quello di migliorare il campionato locale. L’Astana FC, un club  fondato di recente, beneficia della centralità della nuova capitale e ha vinto già due coppe. Niente male per un club formato nel 2009 grazie ai soldi del governo locale. I suoi grandi rivale sono l’Aktobe, attuale campione nazionale, e lo Shakhter Karagandy che lo scorso agosto è andato vicinissimo alla qualificazione alla fase a gironi della Champions League. Uno dei seguenti passi potrebbe essere modellare il campionato sugli standard europei. Oggi il calendario è condizionato dal difficile clima, comincia a marzo e finisce ad ottobre o novembre.

Nel 2013 il campionato è stato ridotto da 14 a 12 squadre (solo due giocano in città su suolo europeo, l’Akzahayik e l’Atyrau). Dei club che militano in prima divisione, undici sono finanziati dai soldi delle rispettive regioni. L’unica eccezione è il Kairat di Almaty, sostenuta da una compagnia di gas. Simbolo dei nuovi tempi, la squadra della vecchia capitale non vince alcun titolo dal 2005 ed è anche retrocesso in seconda serie. Il suo attuale allenatore è Vladimir Weiss, slovacco che qualificò la sua nazionale a Sudafrica 2010. Ed è proprio disputare un Mondiale il sogno della Federazione kazaka, disposta ad investire ogni anno più soldi per avere più autorevolezza nella mappa sportiva mondiale. I soldi, di certo, non mancano.

Toni Padilla – Panenka


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