Il presidente del Kazakistan, Nursultan Nazarbayev, ha un piano. Nel dicembre del 2013, lo rese pubblico nella sua lussuosa sede di governo ad Astana, la città che è stata costruita nel bel mezzo del nulla in pochissimi anni. Il piano “Strategy 2050″ prevede che nell’anno 2050 questa ex repubblica sovietica sia uno degli stati più competitivi e sviluppati del pianeta. Secondo Richard Weitz, analista della Jamestown Foundation di Washington, questo paese, ricco di risorse natuali, deve approfittare della sua posizione geografica, metà in Europa, metà in Asia. Il governo di Nazarbayev ha preso alla lettera questi suggerimenti e dedica gran parte delle finanze pubbliche alla costruzione del corridoio Western Europe-Western China, una serie di autostrade e linee ferroviarie che possono convertire questo stato in una sorta di gigantesco hub tra il Vecchio Continente e l’Asia.
Nel 1997, il suo governo ritenne che la capitale, Almaty, fosse troppo lontana dall’Europa. Così, la capitale fu trasferita nella piccola località di Akmola. Il nome fu cambiato in Astana (capitale, in kazako) e da quel momento sono stati investiti milioni per costruire una città lussuosa ed edifici impressionanti. Ancora oggi, Almaty, la capitale ai tempi dell’Unione Sovietica, ha più abitanti di Astana, il gioiello della corona di Nazarbayev. Ad Astana arrivano architetti di mezzo mondo e manodopera dall’Asia per costruire le strutture necessarie a convertire questa città in una delle più moderne del pianeta. Lo studio britannico Adrian Smith + Gordon Gill Architecture ha ricevuto l’incarico del progetto del gran palazzo dell’Expo 2017, una pazzia faraonica di 24mila metri quadrati. Anche se il sogno di Nazarbayev è quello di creare la capitale della terza rivoluzione industriale: una città coperta, convertita in una sola unità.
In questa urbe del futuro, gli architetti del Populous costruirono nel 2009 l’Astana Arena, uno stadio di calcio di ultima generazione con capienza pari a 30mila persone. Qui gioca la nazionale kazaka, una squadra che secondo il tecnico federale Kairat Dambekov “può disputare la fase finale di un grande torneo nel prossimo decennio“.
L’85% dello stato kazako è asiatico. La frontiera geografica tra Europa e Asia incrocia il Kazakistan, ad ovest del paese. Con la maggior parte della popolazione e della terra in Asia, il Kazakistan inizialmente volse lo sguardo ad Oriente. Secondo parecchi esperti, il principale errore dei kazaki fu affiliarsi nel 1994 alla AFC (l’equivalente della Uefa in Asia), dopo la sua indipendenza posteriore al collasso dell’Unione Sovietica. In quel momento, nessuno dubitò sulla validità di tale affiliazione per ragioni geografiche e culturali, considerato che i kazaki sono un popolo turco originario delle steppe ad est. Le cinque ex repubbliche sovietiche asiatiche si affiliarono all’AFC e ad Almaty sognarono di arrivare a un Mondiale lottando contro avversari di livello inferiore. Il Kazakistan era con l’Uzbekistan la unica repubblica sovietica asiatica con tradizione calcistica. Il Kairat di Almaty, ad esempio, giocò per 24 anni in prima divisione, occupando la 14esima posizione nella classifica “storica” di tutte le squadre sovietiche.
Giocare in Asia, però, non fu un cammino agevole. Le prime qualificazioni disputate per un Mondiale furono quelle per Francia ’98. Il Kazakistan raggiunse i playoff, ma terminò ultimo nel gruppo vinto poi dalla Corea del Sud. Il cammino per il Mondiale del 2002 si fermò ancora più presto, al primo turno, dopo un frustrante pareggio casalingo contro l‘Iraq. Il livello generale scese, la nazionale non riuscì a qualificarsi nemmeno per una fase finale di Coppa d’Asia e un decennio dopo fu inoltrata la richiesta per entrare nella Uefa, approfittando del 15% del territorio europeo. L’intenzione era alzare il livello.
Durante gli ultimi anni il calcio kazako ha provato a modernizzarsi. Tutto cominciò quando il genero del presidente Nazarbayev, Rakhat Aliyev, non fu più “genero” e, di conseguenza, perse la sua carica come uomo copertina del calcio locale. Aliyev fu accusato di corruzione e scappò dal paese, permettendo così la modernizzazione della federazione. Nazarbayev ordinò di promuovere tecnici specializzati e durante gli ultimi anni si è investito su un sistema di formazione dei giovani ispirato a quello tedesco. Tecnici della federazione tedesca collaborano con quelli kazaki e si è creato un programma di allenamento in tutte le categorie inferiori di tutte le squadre professionali. Il tutto ispirato alla Bundesliga.
D’altronde, la connessione con la Germania è quasi naturale. Il Kazakistan conta su una numerosa comunità tedesca che arrivò esiliata ai tempi di Stalin quando fu deportata dalle terre dove viveva, sulle rive del Volga. Nel 1989 quasi un milione di tedeschi vivevano in Kazakistan, nonostante in molti poi abbandonarono il paese, oggi se ne contano 350mila. Heinrich Schmidtgal e Konstantin Engel, ad esempio, nacquero in Kazakistan, crebbero in Germania e ora giocano con la nazionale kazaka.
I migliori giocatori di questo sistema di ispirazione teutonico vengono fuori in molti casi da un torneo scolare che già si disputava ai vecchi tempi sovietici. Alcuni di questi talenti furono addirittura inviati alla Academia de futbol Ole de Sao Paulo. Rauan Sariyev, uno di questi ragazzi, firmò per l’Atletico Mineiro e poi per il Botafogo, anche se non gioca tantissimo. Dal 2009, diversi gruppi di giovani kazaki vengono ogni anno mandati in Brasile.
La Federazione non smette di lavorare sul sistema locale e ha costruito un centro d’allenamento a Talgar, una installazione di ultima generazione ai confini con la Cina, a quasi tremila metri d’altitudine, sulle montagne di Tien Shan.
Nel 2013 il campionato è stato ridotto da 14 a 12 squadre (solo due giocano in città su suolo europeo, l’Akzahayik e l’Atyrau). Dei club che militano in prima divisione, undici sono finanziati dai soldi delle rispettive regioni. L’unica eccezione è il Kairat di Almaty, sostenuta da una compagnia di gas. Simbolo dei nuovi tempi, la squadra della vecchia capitale non vince alcun titolo dal 2005 ed è anche retrocesso in seconda serie. Il suo attuale allenatore è Vladimir Weiss, slovacco che qualificò la sua nazionale a Sudafrica 2010. Ed è proprio disputare un Mondiale il sogno della Federazione kazaka, disposta ad investire ogni anno più soldi per avere più autorevolezza nella mappa sportiva mondiale. I soldi, di certo, non mancano.
Toni Padilla – Panenka