Mentre tutti voi state salendo solo ora sul carro del vincitore, quello targato con la D di Deutschland, sappiate che io sono a bordo da tempo e vi ho pure tenuto i posti migliori dato che oltre ad accodarci ai potenti abbiamo la capacità di metterci alla destra del conducente, senza parlargli sennò poi ci danno la multa e di questi tempi in quanto a debiti direi che ne abbiamo già abbastanza. E poi è meglio non dare troppo nell’occhio che con il pagliaccio che abbiamo designato nostro rappresentante durante gli scorsi diciassette anni e rotti abbiamo fatto già abbastanza caciara, anche se vedo che ora siamo passati dalle pose di Berlusconi a quelle altrettanto farsesche di Balotelli, ti vedono con i capelli scuri e ti fanno la gag a torso nudo degli Europei e insomma se uno pensava di poter passare almeno un’estate senza essere preso in giro si sbaglia di grosso. Nessun tedesco ti indica come sostenitore di Monti e quindi impegnato a fare qualcosa di proattivo per salvare il tuo Paese e l’Europa intera.
A me i tedeschi stanno simpatici da un po’, e se seguite questo poco più che diario adolescenziale online ricorderete che sono stato pure in vacanza a Berlino qualche mese fa, ed è ovvio che questa strategia di captatio benevolentiae nei loro confronti ha un fine strumentale, cioè quello di farmeli amici che non si sa mai che tra un po’ tutti i nostri averi saranno loro. Le nostre case, i nostri monumenti e i nostri luoghi turistici, che poi questi ultimi già sono a loro uso e consumo e anzi non ci si spiega come dopo il modo con cui li abbiamo accolti nei decenni successivi a quando ce ne eravamo liberati – con disorganizzazione e strutture fatiscenti – ancora oggi vengono a spendere i loro euromarchi qui sulle nostre spiagge, preferendole ad altre malgrado la scarsa cura con cui teniamo le nostre cose. Io addirittura scelgo periodi estivi per le vacanze in Italia in cui sono certo che di italiani ce sono pochi e invece tedeschi ce ne sono tanti. Quest’anno poi mi trovo a cavallo tra il rientro dei miei connazionali e il loro arrivo, per ogni piazzola occupata da italiani se ne riempiono dieci di tedeschi, ed è un piacere averli vicino perché parlano poco tra di loro e sono attrezzatissimi il che può essere utile quando invece hai bisogno perché tu fai campeggio da principiante.
Anche se devo dire che quest’anno i tedeschi mi hanno un po’ deluso. Non tanto riguardo ai mezzi con cui hanno occupato il campeggio in cui sono ospite anche io e che è lo stesso dell’anno scorso, perché è sempre un piacere vederli arrivare con i loro Volkswagen Transporter o Caravelle metallizzati e in quattro e quattr’otto tirare su la tenda maggiolina, montare gazebo e mettere sulla piazzola set di sdraio e tavolini e biciclette che costano quanto la mia automobile. Addirittura ne è arrivato uno con una roulotte che, una volta sganciata dalla potente macchina trainante, sempre Volkswagen, aveva una specie di telecomando che pilotava un motorino della roulotte e questa si è praticamente sistemata da sola. A dir la verità il proprietario era un austriaco, ma non lo scrivo perché so che austriaci e tedeschi sono un po’ come noi e i francesi.
I tedeschi quest’anno lasciano un po’ a desiderare dal punto di vista della forma fisica. Quelli dell’anno scorso praticavano ogni genere di sport possibile all’aria aperta, mancava forse solo il lancio con il paracadute perché nessuno si era portato l’aeroplano dietro. Quest’anno invece li vedo tutti più sedentari. Ce n’è uno, che c’era anche lo scorso anno, che fa windsurf estremo che però poi compensa ogni uscita con almeno due Ichnusa da 66 cl a pranzo e a cena. Quello dall’altra parte invece le birre se l’è portate dalla Germania. La prima cosa che ha scaricato dal furgone sono state due casse da sedici bottiglie di weiss tedesca ciascuna di una marca mai vista prima con tanto di bicchiere dedicato. Alla sera, prima dell’immancabile grigliata di carne o pesce per i suoi tre o quattro o cinque figli si trinca un litro di birra ma è un’abitudine che non gli fa bene e lo si capisce quando si mette di profilo. C’è un altro poco più in là, anche lui con la famiglia numerosa come tutti e lo stomaco abbondantemente dilatato, che dalla stazza te lo immagini all’Oktoberfest con il boccale traboccante di schiuma intonare canti nostalgici, questo lo penso io considerando i vistosi i tatuaggi e la stazza della moglie. E poi molti vestono slip da mare, che qui in Italia consideriamo una delle mode più tamarre mai viste, anche se i loro sono più alti e tecnici dei nostri.
C’è infine un tizio tedesco di fronte che mi è simpatico perché ha una bambina piccola – la terza – che piange a dirotto da mane a sera e rompe abbastanza il cazzo ai vicini, me compreso. E mi fa piacere che i più rumorosi del campeggio siano dei tedeschi e non degli italiani con i loro mandolini amplificati e che comunque i gestori, che già su alcune regole infrante da loro non dicono mai nulla, ben se ne guardano dall’intervenire nei confronti di clienti che ogni giorno possono permettersi la spesa al market del campeggio che notoriamente è molto più cara che altrove.
Comunque, questo tizio dalla bambina che strilla senza interruzione mi ha notato mentre prendevo dalla spazzatura uno di quei teli verdi tutti bucherellati da utilizzare per mettere in ombra la piazzola in perfetto stato, che è una cosa che faccio perché non ci trovo nulla di male. Raccattavo mobili vintage dalla rumenta del centro storico di Genova, vuoi che mi schifi tirare su attrezzatura da campeggio? Anzi, mi sembra di evitare uno spreco, agendo così. Bene, di teli in realtà ce n’erano due ma prenderli entrambi mi pareva troppo, e così quando ha visto che ne portavo via solo uno il tedesco di fronte è arrivato anche lui a prendersi l’altro, dicendomi una cosa buffa nella sua parlata così autoritativa che non ho capito ma che poteva tranquillamente essere “li avevo visti anche io i teli nella spazzatura ma mi vergognavo a prenderli per primo perché sono un tedesco, e aspettavo che un miserabile italiano povero e che continua a vivere ben al di sopra delle sue possibilità lo facesse prima di me”.