Infine, un pensiero per sua moglie e per i suoi figli: “Sono in debito verso di loro. Non vedo l’ora di riabbracciarli e di trascorrere con loro le prossime festività di fine anno. Anzi, ne approfitto per augurare a tutti un buon Natale e un felice anno nuovo”.
Mikhail Borisovic Khodorkovskij è stato uno dei principali oligarchi della Russia post-sovietica, in grado di accumulare una fortuna grazie alle discusse privatizzazioni degli anni Novanta. Amico e grande finanziatore di Boris Eltsin, Khodorkovskij riuscì nel 1996 ad impadronirsi della Yukos, quando l’azienda, allora sotto controllo pubblico, era ormai sull’orlo del fallimento, ad un prezzo ritenuto da molti “ridicolo”. Entrato in conflitto con Vladimir Putin, non nascose mai le sue velleità politiche, tanto che nel 2003 iniziarono a girare in Russia insistenti voci di una vendita della Yukos alla Total, i cui proventi avrebbero permesso a Khodorkovskij di fondare un partito politico di area liberale con il quale avrebbe sfidato Putin alle Presidenziali del 2004.
Una sfida che non ci sarebbe mai stata: Khodorkovskij venne arrestato nell’ottobre 2003 per frode fiscale e condannato a sette anni. Secondo i suoi sostenitori, sarebbe stato proprio il Cremlino a spingere per questo arresto, facendo leva su alcuni scheletri nell’armadio del potente petroliere, allo scopo di eliminare un pericoloso avversario e soprattutto impedire che una succulenta fetta del petrolio russo finisse in mano straniera.
Nel 2010, a pochi mesi dalla fine della sua condanna, venne incriminato anche per furto di greggio, e condannato ad altri sette anni, ridotti poi a quattro in appello. Ma la nuova condanna fu veementemente contestata dai suoi sostenitori e da gruppi a difesa dei diritti umani, specie quando l’assistente del giudice che aveva emesso la sentenza rivelò che quest’ultima era stata decisa “su pressioni dall’alto”.
Divenuto un’icona degli antiputiniani, tanto che il leader liberale Prokhorov, sfidante di Putin alle ultime presidenziali, aveva promesso la sua scarcerazione in caso di vittoria e la sua nomina a Primo Ministro, Khodorkovskij ha sempre escluso un futuro politico. Almeno fin quando era dietro le sbarre. Certo è difficile ipotizzare che possa realmente correre per le presidenziali del 2018, anche perchè non si può escludere che Putin, prima di concedergli la grazia, gli abbia imposto come conditio sine qua non una vita lontano dalla politica. Ma se la frammentata opposizione russa riuscirà a darsi finalmente un’organizzazione ben strutturata, non si può escludere a priori una sua candidatura per il 2024, quando Putin (sempre che non cambi la Costituzione) non potrà correre per un nuovo mandato e le possibilità di una storica vittoria potrebbero essere maggiori. Una vittoria che dopo il Delitto e il Castigo, per Khodorkovsky significherebbe la definitiva Resurrezione: un finale degno di un romanzo della grande tradizione letteraria russa.