Wild Animals (야생동물 보호구역 -Yasaeng dongmul bohoguyeog) (1996)
Birdcage Inn ( 파란 대문 - Paran daemun) (1998)
Real Fiction ( 실제 상황 - Shilje sanghwang) (2000)
L'isola ( 섬 - Seom) (2000)
Indirizzo sconosciuto (수취인 불명 - Suchwiin bulmyeong) (2001)
Bad Guy ( 나쁜 남자 - Nabbeun namja) (2001)
The Coast Guard ( 해안선 - Haeanseon) (2002)
Primavera, estate, autunno, inverno... e ancora primavera ( 봄여름가을겨울그리고봄 - Bom yeoreum gaeul gyeoul geurigo bom) (2003)
La samaritana ( 사마리아 - Samaria) (2004)
Ferro 3 - La casa vuota ( 빈집 - Bin-jip) (2004)
L'arco ( 활 - Hwal) (2005)
Time ( 시간 - Shi gan) (2006)
Soffio (숨 - Soom) (2007)
Dream ( 비몽 - Bimong) (2008)
Arirang (아리랑) (2011)
Amen (아멘 - A-men) (2011)
Pietà (피에타 - Pietà) (2012) - 3/5
Kim (1960), è uno dei più noti registi della Corea del Sud. A partire da L'isola (2000) i suoi film hanno fatto incetta di premi nei principali festival internazionali, anche se in patria sembra essere meno apprezzato. Ritiratosi dall'attività per 3 anni dopo il 2008, ha filmato la sua crisi creativa ed esistenziale in quello che è diventato l'interessante documentario Arirang (2011). Dopo un film a budget ridottissimo (Amen, 2011), che è stato visto unicamente al festival di San Sebastián e che nessuno ha distribuito, è tornato in attività con Pietà (2012), vincitore del Leone d'Oro a Venezia.
-Pietà
Corea del Sud 2012 - drammatico - 104min. Gang-do (Lee Jung-jin) è uno strozzino che storpia i clienti che non pagano, per incassare i soldi delle loro assicurazioni. Un giorno gli si presenta a casa una donna di mezza età che dice di essere la madre che l'aveva abbandonato da piccolo, e di essere tornata ora per occuparsi di lui e farsi perdonare. da uomo abbietto e crudele che è, Gang-do non ne vuol sapere di tenerla in casa, ma col tempo finirà per accoglierla ed affezionarcisi. Le cose però iniziano a prendere una brutta piega quando la donna scompare misteriosamente....Da cattolico quale è, Kim si interroga sull'assenza di pietà nell'essere umano, insinuandosi nella vita di un comune criminale di bassa lega, totalmente amorale ed incurante del dolore che provoca, che si appresta a subire un castigo commisurato ai suoi delitti. Tornando a quella disperata crudezza che connota i suoi primi film (Crocodile, Real Fiction, L'isola...), ha realizzato un film dai toni cupissimi incentrato su una lugubre vicenda di squallore umano: ambientato in vecchio quartiere popolare assimilabile ad una baraccopoli africana o ad una favela sudamericana, il film mette in scena vite insignificanti di gente misera che campa con due soldi in mezzo a sporcizia e indigenza. Rifiuti della società che nessuno vuole, esistenze inutili che per sopravvivere si appoggiano ad una mano che sembra amica ma che in realtà è carnefice: l'usura. In questo contesto Gang-do è vissuto tutta la sua vita, perciò è portato ad una specie di atrofia di umanità che non gli permette di provare compassione o comprensione verso chi se la passa (non molto) peggio di lui.
Due gli unici momenti di pietà in tutto il film: una breve inquadratura dal basso del volto piangente della madre poco prima dell'attuazione del suo misterioso piano (e del conseguente colpo di scena finale), che prova pietà per Gang-do; e lo sconsolato finale, in cui è forse lo spettatore a provare pietà per il protagonista, capace solo alla fine, quando ormai tutto è perduto, di sperimentare, attraverso il dolore più profondo, le emozioni, i sentimenti e gli atti volitivi (in questo caso fare ammenda per i torti inflitti agli altri) che elevano l'uomo a qualcosa di più degli altri animali.
Girato e montato un po' forsennatamente con telecamera a mano e sempre un pò mossa, pecca di enfasi in diversi momenti (reiterate scene di pianti) e di eccessi (le interazioni erotiche tra i protagonisti) che finiscono per depotenziare il film, il quale sarebbe stato ancor più incisivo con un registro più asciutto.
Alcune dinamiche narrative inoltre sono retaggio di opere precedenti del regista (specie la narrazione a tappe che rimanda in primis a La samaritana).
Voto: 3/5