La polizia a Kibera, una delle tante baraccopoli di Nairobi, entra solo per controllare le birrerie clandestine.
E' quello che ripetono abbastanza concitati gli abitanti dello slum.
Uomini e donne indifferentemente, che da quel misero commercio ricavano qualche soldo.
Ed é anche quello che mi racconta un amico, rientrato di recente da un viaggio-studio in Kenya.
E aggiunge, senza mezzi termini, che il degrado di Kibera ,per chi non l'avesse visto con i propri occhi, è qualcosa di davvero inimmaginabile.
Cioé è inimmaginabile che esseri umani, uomini, donne, bambini, anziani, possano vivere, e da sempre, come porci in un immondezzaio.
Se piove, a Kibera, com'è accaduto, è la fine del mondo tra fiumi di fango, misto a liquami di fogna e spazzatura, che galleggia e va.
E bimbi e animali , che non disdegnano affatto di sguazzarci dentro per passatempo.
E poi baracche, tante baracche, una teoria di baracche aggrappate al terreno,quasi timorose di finire giù nel precipizio sottostante da un momento all'altro.
Baracche costruite con materiale d'ogni genere : sassi,rami d'albero, fango, lamiera ondulata, cartoni e quant'altro può essere raccattato ovunque e gratis.
E non certo concesse senza dover pagare un oneroso affitto.
In quanto il meno povero non esita a sentirsi molto più ricco del più povero e, di conseguenza, a sfruttarlo senza pietà.
E ' la legge della vita. Quella del branco, insomma.
E a me viene subito in mente ,mentre l'amico descrive, un racconto di Alberto Moravia ambietato tra i borgatari romani nell'immediato secondo dopoguerra.
Il destino degli abitanti di Kibera è segnato, a meno che qualcuno di essi non incontri il samaritano "giusto", che riesce a tirarlo fuori di lì, dargli istruzione e un mestiere.
E succede.
Anche più di una volta.
Quando invece non succede, l'alternativa, nonostante una certa solidarietà che esiste comunque tra gli abitanti(le porte delle abitazioni non si chiudono mai a Kibera), è il degrado morale (spaccio e prostituzione), le malattie spesso incurabili (aids e tbc) e la morte certa per chi non ha il becco di un quattrino.
Diceva Ghandi :"Per me la giustizia nei confronti dell'individuo è tutto, fosse anche l'essere umano più umile.Il resto viene dopo".
Su queste parole dovrebbero riflettere un po' tutti i "governanti".
Non solo in Africa. Non solo in Kenya.
E forse lo dovremmo fare un po' anche noi altri,nelle nostre comode case,imparando a scommettere , maggiormente, sull'amore.
Amore con la "A" maiuscola, che significa dono. Eventualmente anche dono di sé.
A cura di Marianna Micheluzzi (Ukundimana)
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