Kiev e il sospetto delle armi non convenzionali usate in Ucraina orientale

Creato il 24 ottobre 2014 da Alessandroronga @alexronga

Armi non convenzionali potrebbero esser state impiegate durante le operazioni militari nelle regioni ribelli nell’Est dell’Ucraina dalle forze regolari di Kiev: è quanto ritiene Human Rights Watch, che avrebbe reperito prove  dell’utilizzo delle famigerate cluster bombs, le cosiddette bombe “a grappolo” sulla cui messa al bando l’Onu e molte organizzazioni non governative stanno da anni combattendo una difficile battaglia. Decine di Stati hanno già deciso di rinunciare al loro utilizzo, aderendo alla Convenzione internazionale che dal 2010 le ha dichiarate fuorilegge: tra di questi però non c’è (ancora) l’Ucraina, nei cui arsenali si suppone si trovino dunque anche queste armi micidiali, che esplodono in aria frammentandosi in decine di piccoli ordigni capaci di spargere morte e devastazione in un’area grande come un campo di calcio.

In un comunicato diffuso lo scorso 21 ottobre, Human Rights Watch ha spiegato di aver svolto accurate indagini nei territori in guerra, dove da aprile ad oggi sono morte quasi 4000 persone: molte sarebbero state uccise dalle cluster bombs, sul cui impiego HRW disporrebbe anche di prove documentate. «Non è stato possibile – precisa HRW – attribuire con certezza le responsabilità dei vari attacchi durante i quali sono state usate le bombe “a grappolo”, ma molte delle prove raccolte portano alle forze di sicurezza di Kiev», che nell’ultimo mese (quindi successivamente alla proclamazione del cessate-il-fuoco) le avrebbero utilizzate in più attacchi portati nella regione di Donetsk.

«È scioccante vedere che nell’Ucraina orientale ci sia stato un utilizzo così massiccio di armi messe al bando in gran parte delle nazioni – ha dichiarato Mark Hiznay, analista di HRW. – Le autorità ucraine dovrebbero piuttosto impegnarsi fin da subito a non utilizzare le cluster bombs e ad adottare il trattato internazionale che le vieta». In 12 incidenti documentati da Human Rights Watch, le bombe a grappolo avrebbero ucciso almeno sei persone e ferito altre decine, ma il bilancio delle esplosioni, per l’Organizzazione, poteva essere anche peggiore.

Kiev ha tuttavia respinto seccamente le accuse mosse nei suoi confronti: «Noi non usiamo bombe “a grappolo” – ha ribadito il portavoce delle Forze Armate Andrij Lysenko -, perchè queste possono essere usate solo dall’aviazione, e i nostri aerei non sorvolano la zona di Donetsk dal 5 settembre, cioè dall’annuncio dell’ entrata in vigore della tregua». «Accuse infondate» è stato invece il commento dell’altro portavoce dell’ Esercito ucraino, Vladislav Seleznev.

Ma Human Rights Watch ne ha anche per le milizie indipendentiste russofone: «Pur in maniera da approfondire, le circostanze lasciano supporre che anche le forze ribelli potrebbero essersi rese responsabili dell’impiego di simili armi». Infine un appello a Mosca, perchè non fornisca cluster bombs ai miliziani filorussi.

Dopo la scoperta di misteriose fosse comuni nella regione di Donetsk, sulla cui origine anche il Dipartimento di Stato Usa ha chiesto l’apertura di un’indagine, arriva dunque anche questa vicenda a deteriorare l’immagine delle truppe regolari ucraine, già compromessa dall’impiego di mercenari neonazisti nelle proprie fila.


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