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TRAMA
Un uomo viene ammazzato nel giorno delle sue nozze. La vedova si vendica uccidendo uno a uno tutti i cinque colpevoli dell’omicidio. RECENSIONE Detta così, la trama può ricordare un celebre film di Tarantino, il quale però, ha sempre sostenuto di non aver nemmeno mai visto questo film di Truffaut. Strano visto che Tarantino adora la Nouvelle Vague e ha chiamato la sua casa di produzione proprio come un film di Godard. Noi però gli crediamo, anche perché poi in fondo, sono due film completamente diversi. Due film che parlano di due vedove vendicatrici senza nome che annotano i nomi degli assassini da eliminare su un foglio custodito in un squadernino che controllano mentre viaggiano in aereo.
Ma
Jeanne Moreau non fa arti marziali e non decapita nessuno. Si limita a
trasformarsi nell’immagine e nei modi, per meglio avvicinarsi alle proprie
vittime. Con una di loro, il pittore, ha perfino una relazione.
Spietata
e senza nessun altro obiettivo nella vita, la nostra vedova li fa fuori tutti
senza troppi problemi.
Un’ottima
prova per una Jeanne Moreau sexy killer. Mai il termine femme fatale fu più
giusto.
Tratto
da un romanzo di Cornell Woolrich del 1948, sceneggiato da Truffaut con Jean-Louis
Richard, ex marito della Moreau, il film non fu accolto molto bene dai critici,
anche se ricevette poi una Nomination ai Golden Globe come miglior film
straniero.
Lo stesso Truffaut qualche anno più tardi dirà di non esserne soddisfatto, soprattutto per l’uso dei colori. Ma c’è molto altro che non funziona nel film, a partire dai ritmi troppo lenti per coinvolgere lo spettatore e da situazioni inverosimili a cui non si cerca di dare né ironia né mistero.
“Uno dei migliori noir di Truffaut : gelido e paradossale, in un riuscito equilibrio tra suspense e un’ironia mai invadente” sentenzia il Mereghetti, che pare aver visto un film esattamente opposto.
Girato tra Cannes, Parigi e Grenoble e prodotto dall’italiano Dino de Laurentiis (ecco perché il film è franco-italiano) allora attento al cinema d’autore.



