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Gal, killer come lui, ha un lavoro da offire, o meglio tre lavori in uno che gli hanno commissionato. E dopo aver incontrato i mandanti cominciano la loro missione.
Raccontato così sembra un gangster movie neanche dei più originali. E forse all'inizio è così.
Introdotto da una lunga cena in cui tra Jay e la moglie gli scheletri delle incomprensioni vengono fuori dagli armadi in un gioco al massacro ad alzo zero, il film poi si dirige con passo sicuro verso una sezione da pulp inglese che non dispiacerebbe al McGuigan di Gangster No 1.
Violenza svuotata di ogni emozione, ingiustificata ,addirittura grottesca in tutta la sua malata esposizione.
Già dall'incontro con i mandanti però si avverte uno slittamento del film , prima impercettebile poi sempre più evidente.
L'incontro tra Jay, Gal e i mandanti fa riaffiorare fantasmi dal passato ( dei fantomatici Kiev files che sembrano essere la ragione del riposo forzato di Jay) oltre che anticipare un futuro inquietante dopo che con Jay è stato stretto, letteralmente , un patto di sangue. Un rituale che odora di paganesimo ancestrale e che rende il film ancora più misterioso.
Da qui in poi gli eventi precipitano ed è impossibile raccontarli senza spoilerare e quindi smorzare la sorpresa nella visione.
Perchè qui di sorprese ce ne sono tante.
Kill list è un film dalle molteplici anime : all'inizio è un melodramma familiare, prosegue poi come un noir e dopo una discesa attraverso tutti i gradini dell'abiezione finisce come un horror.
Questo percorso verso il proprio cuore di tenebra è fatto da Jay che ha guardato insistentemente nell'abisso finchè l'abisso si è specchiato in lui.
Un affondare sempre più nella disumanizzazione fino a raccomandare la propria anima ormai perduta al dio di vimini.
Diviso in capitoli dai titoli altisonanti ( ad esempio Il sacerdote, Il Bibliotecario o per finire Il gobbo ) è un film in cui c'è gente che muore quasi col sorriso sulle labbra, come il prete che addirittura ringrazia per essere freddato con un colpo alla nuca e ci sono anche impennate di violenza omicida che possono urtare l'animo dei più suscettibili ( un omicidio col martello che mi ha riportato alla mente la scena dell'omicidio in discoteca vista in Irreversible di Noè ).
Difficile dare riferimenti a un film che come questo cambia pelle più volte durante la sua ora e mezza scarsa di durata: posso dire che siamo dalle parti di A serbian film per l'incipit e anche per il colpo di scena nel finale, inevitabile il richiamo al supercult The Wicker man, così come l'ultima parte immersa quasi in una spirale onirica non può non ricordare quanto già visto nel discreto Wake Wood.
Ben Wheatley dirige con autorità riuscendo ad adeguare la regia alle varie sfumature che assume il film e azzecca una sequenza di bellezza stordente, quella del cunicolo.
Apprezzatissimo al Frightfest del 2011 Kill List ha diviso pubblico e critica proprio per il suo andamento sinusoidale nel percorrere vari generi a prima vista impossibili da far compenetrare e forse anche per un finale difficile da metabolizzare.
Da amare od odiare.
Io l'ho amato.
( VOTO : 8 / 10 )
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