L’assunto di partenza di Kill Theory non è certo nuovo e nuovo non è nemmeno il plot su cui si sviluppa la vicenda.
Ciononostante Chris Moore riesce a mettere insieme un buon horror, con alcune delle caratteritiche tipiche e una tensione discreta.
Pochi dubbi invece su come la vicenda si concluderà.
Il film si apre nello studio di uno psichiatra, nel momento in cui considera concluso il percorso di cura di un suo paziente, colpevole di aver ucciso i suoi tre amici tagliando una corda durante un’escursione in montagna. Lui o loro… ed ha scelto loro.
Da subito è chiaro che il figuro (di cui non vediamo praticamente mai il volto) non è per nulla guarito ed il medico è troppo spaccone per passarla liscia.
Il folle organizza così una specie di vendetta per mettere alla prova altri di fronte alla stessa scelta che ha dovuto compiere lui.
Un gruppo di ragazzi in una casa isolata e la sua dichiarazione: uccidetevi tra di voi e se domani mattina ci sarà un solo superstite, questo sarà libero.
Il gioco di morte fa inevitabilmente venire fuori gelosie e vecchi rancori tra i ragazzi.
Se poi sommiamo il desiderio di sopravvivere è inevitabile che sarà un massacro.
L’inizio di Kill Theory è decisamente scontato.
Sia la scena iniziale che l’arrivo nel cottage sono cose che abbiamo visto decine di volte in film migliori di questo.
Tuttavia il giochino organizzato dal folle è buono (anche se neppure questo è particolarmente innovativo), come pure buona è la realizzazione del film.
Tutto si gioca sulla psicologia dei personaggi.
Chi perderà prima la testa? Chi deciderà di tradire i propri amici?
L’evoluzione delle situazioni collettive e personali è ben ritmata e non lascia spazio alla noia.
Le morti si susseguono inevitabilmente.
…e poi, all’improvviso, arriva lo splatterone grazie ad un omicidio sorprendente per violenza, modalità ed autore.
E vi assicuro che lo splatter a sorpresa è una delle cose che mi danno maggior godimento quando guardo un film.
Curiosità degne di nota.
Pochine.
Vi segnalo giusto il ragazzo che si muove con le manette penzoloni per tutta la prima parte del film come pure la buona scena di gelosia improvvisa tra due ragazze che, nel bel mezzo della tragedia, finiscono per concentrarsi sulla propria rivalità dimenticando il contorno… solo che hanno in mano due pistole!
Buona la mostra di giovani corpi offerta dalle attrici, anche se si sente la mancanza di un po’ di nudo…
Giudizio sintetico: Agnes Bruckner è più figa di Ryanne Duzich.