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“Kill your darlings”

Creato il 18 ottobre 2013 da Onesto_e_spietato @OnestoeSpietato

Kill-Your-Darlings

Gli occhialetti sul naso sono sempre quelli, più o meno. Ma sono l’unica cosa che l’Allen Ginsberg di Daniel Radcliffe condivide con il personaggio che è stato la sua fortuna: Harry Potter. Messe da parte la squadra dei Grifondoro e l’onnipotente bacchetta magica, l’ora ventiquattrenne attore inglese aderisce alla “setta” dell’embrionale Beat Generation e impugna una penna che ferì più di una spada affilata. Una performance sorprendente per un esordio sorprendente: Giovani Ribelli – Kill your darlings di John Krokidas, non a caso vincitore delle “Giornate degli Autori – Venice Days 2013”.
Sul grande schermo la storia del torbido e seducente incontro fra tre dei più grandi autori della letteratura americana del ‘900: Allen Ginsberg, Jack Kerouac e William S. Borroughs, rispettivamente interpretati da Daniel Radcliffe, Jack Huston e Ben Foster. Il primo, docile e nerd, ambizioso e idealista, entra nelle grazie del cupo e angelico Lucien Carr, studente benestante e insofferente alle regole. Di lì a breve, in un fumoso e intellettuale appartamento newyorkese, conoscerà anche William Borroughs. E’ l’inizio di un trio di cattivi ragazzi pulsanti di ribellione e follia, tanta voglia di scrivere e stupire.

Girato in soli 24 giorni e con un budget ridotto, Giovani ribelli colpisce per il nitido e sfrontato quadro che ci restituisce della nascente Beat Generation, movimento artistico, letterario e culturale che se ne infischiò di regole imposte e paternalistiche convenzioni. John Krokidas sposa queste idee e, tramite un montaggio graffiante e invasivo supportato da una colonna sonora ora jazz ora stridente come unghie su una lavagna della Columbia University, ci regala un film che coinvolge e ammalia senza sosta. A suo modo, è il lato oscuro dell’aitante e sognante gioventù de L’attimo fuggente, con cui condivide ambientazione e periodo storico (gli anni Cinquanta). Ma qui non c’è nessun professore illuminato a tirare le fila, ma un ristretto manipolo di scrittori che colgono l’attimo quando è ancora gotico, che osano cambiare e percorrere nuove strade senza filtri filosofici. I dead poets ora sono davvero morti. Sono giovani ribelli, e uccidono i loro cari.

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