Genere:Commedia nera
Regia: William Friedkin
Cast:Matthew McConaughey, Emile Hirsch, Thomas Haden Church, Gina Gershon, Juno Temple, Marc Macaulay, Scott A. Martin, Lori Eden, Danny Epper, Kylie Creppel, Edward J. Clare, Julia Adams, Gregory C. Bachaud, Sean O’Hara
2011
103 min
Caveat emptor (Stia in guardia il compratore) – Joe Cooper
La locandina del film
Di Viviana de Lillo. Un giovane e squattrinato pusher, Chris, interpretato da Emile Hirsch, ha un grosso conto in sospeso con un piccolo boss locale da saldare quanto prima. Dopo aver scoperto che sua madre, figura con la quale non ha mai avuto dei buoni rapporti, ha una polizza di assicurazione sulla vita, Chris medita di ucciderla per saldare il suo debito. Dopo averne discusso con il padre, il cui lassismo è interpretato da Thomas Haden Church, che oramai vive con un’altra donna, ruolo affidato a Gina Gershon, stabilito che nessuno dei due ha intenzione di sporcarsi le mani, il giovane assume un poliziotto, Joe Cooper, interpretato da Matthew McConaughey, che, per arrotondare, lo stipendio lavora come assassino su commissione. Non potendo fornire all’uomo il pagamento anticipato, come da lui richiesto, i due stringono un insolito accordo: Chris gli assicura una “caparra”, ovvero la possibilità di frequentare la giovanissima sorella Dottie, interpretata da Juno Temple, finché non sarà in grado di saldare il conto. Qualcosa, però, andrà storto.
A 76 anni suonati, William Friedkin, già regista di pellicole come Il braccio violento della legge (1971) e L’esorcista (1973), torna dietro la macchina da presa per curare l’adattamento sul grande schermo dell’omonima opera teatrale scritta nel 1993 dal premio Pulitzer Tracy Letts, Killer Joe, una storia che gli consente di narrare il suo pessimismo cronico nei confronti delle dinamiche familiari, delle relazioni tra uomo e donna e della società tutta.
Matthew McConaughey (Joe Cooper)
Il grande cineasta pone al centro di Killer Joe una disamina del concetto di violenza. Friedkin dimostra di averne fatto un vero e proprio oggetto di analisi, costruendo tutta la pellicola come una sorta di scala evolutiva della brutalità umana. Inizialmente implicita, sottile e solo verbale, la violenza, man mano che i fotogrammi si rincorrono sullo schermo, acquisisce sempre più una dimensione fisica e tangibile, per trovare il suo culmine nel cattivissimo quanto folle finale domestico. Qui essa assume un carattere particolarmente disturbante ed inquietante in quanto trova terreno fertile nel quotidiano ordinario di una famiglia che dalla violenza è sempre stata segnata.
La famiglia del giovane protagonista è a pezzi: una madre discutibile e totalmente disinteressata, un padre ingenuo, ma altrettanto assente, una matrigna furba quanto egoista. A salvarsi sembra essere solo la giovane Dottie, un po’ svampita, ma ancora dotata di una stilla di purezza d’animo, sebbene, comunque, a conti fatti, anche lei non si rivelerà affatto inoffensiva.
Una scena del film
La violenza e l’avidità costituiscono insieme il fil rouge che sembra tenerli insieme, sebbene a livelli interpretativi distinti: non c’è nessuna remora nel pensare all’uccisione della madre-moglie col fine di intascare la polizza sulla vita, nessun tentennamento nell’acconsentire a cedere Dottie come caparra a Joe, un disinteressamento totale nei confronti delle sorti di Chris qualora non saldasse il suo debito…
In questo contesto famigliare, la violenza è latente, alla base dei rapporti tra queste persone, prima che fisica.
La valenza concreta, figurativa quanto brutale, della violenza è veicolata dalla figura di Joe Cooper, un individuo che sembra, almeno nel principio, detenere una certa, personale sensibilità, per poi rendere evidente come questa sia, di fatto, insabbiata da una ferocia controllata quanto primordiale ed istintiva, conseguente ad un codice d’onore dedito solo al denaro e ad un deviato concetto di possesso. Il fatto che questo personaggio sia un poliziotto, poi, dunque un rappresentante dello Stato, sembra rivendicare anche un certo valore politico dello stesso.
Juno Temple (Dottie)
Glaciale quanto perverso, Matthew McConaughey è il vero valore aggiunto al personaggio di Joe Cooper cui conferisce uno spessore glaciale quanto sinistramente perverso, oltre ad “uno sguardo che fa male”. Eccellente anche il resto del cast, con una particolare nota di merito per le due protagoniste femminili, Juno Temple e Gina Gershon, entrambe davvero eccezionali nei rispettivi ruoli.
In concorso nel 2011 alla Mostra d’Arte Cinematografica di Venezia e successivamente al Toronto International Film Festival, Killer Joe è un’opera la cui messinscena è in costante bilico tra il cinema e il teatro. A tratti irriverente, cruda quanto perfida in certe sottigliezze soprattutto a livello di scrittura, l’ultima opera del maestro Friedkin coinvolge lo spettatore nell’inarrestabile progressione verso l’annichilimento vissuta dai personaggi della storia, negando sia all’uno che agli altri il sollievo di una riconciliante catarsi finale.
★★★★