Kimbiji (Tanzania) / Il "bello" tragico

Creato il 04 aprile 2012 da Marianna06


Qualcuno di voi ricorderà forse la lettera scritta, in occasione della Pasqua agli amici in Italia ,da p.Francesco Bernardi,missionario della Consolata, che opera da un anno e qualche mese in Tanzania.

Su Jambo  Africa lo abbiamo seguito prima al suo arrivo a Makambako e adesso a Bunju, periferia di Dar es Salaam, con qualche capatina, quando occorre per prestare la sua opera, come in questi giorni di festa, a Kimbiji.

Ed è stato a Kimbiji che, durante le confessioni, il nostro missionario, ha incontrato e ci ha raccontato appunto della bambina, che aveva rubato la biro alla compagna di banco più ricca  e il bambino magro come uno stuzzicadenti che, senza permesso, aveva sottratto un po' di polenta alla nonna , solo perché aveva fame.

Kimbiji è un territorio di circa 800kmq., lungo la costa dell'Oceano Indiano, dove vivono circa 53 mila persone  tra uomini, donne, anziani e bambini.

E da Dar es Salaam  è raggiungibile un po' più agevolmente via mare, con un battello capace  di caricare anche modesti mezzi di trasporto con operazioni di carico e scarico, che sono però interminabili.

E' una zona povera, che alterna, a seconda dei periodi dell'anno, caldo torrido a caldo umido. E il caldo torrido non è raro che provochi anche incendi spontanei.

Questo significa  per la sua gente  che è sopratutto una terra avara per quanto riguarda quel po' di agricoltura di sussistenza, che si riesce a praticare.

Quando ci si riesce.

I raccolti così, quando ci sono, perché la precarietà  è la connotazione di questi luoghi, sono quasi sempre molto modesti.

E bisogna essere bravi a farseli bastare a lungo per sostentare famiglie quasi sempre numerose.

E' naturale che la denutrizione, specie nei bambini, è causa  poi di numerosi deficit e di malattie.

Per non parlare della malaria che a Kimbiji si prende come da noi l'influenza stagionale.

Poi ci sono le solite gastroenteriti e i morbilli per i piccoli, che spesso sono causa di morte.

Accanto all'aids, che come in tutta l'Africa è presente nel mondo dei giovani e degli adulti , si affianca qui, proprio a causa di un'alimentazione non adeguata, anche quella brutta bestia che è la tubercolosi, che fa anch'essa, senza troppi distinguo, le sue vittime.

A livello mondiale,dai dati emersi in occasione della Giornata dedicata alla conoscenza ed alla prevenzione della malattia, è emerso, ad esempio,  che il numero dei contagi per la tubercolosi è stato, nel solo 2010, di circa 9 milioni con un miliardo e mezzo di morti, dei quali il 95% era concentrato nei Paesi in via di Sviluppo. Africa inclusa.

Se, come è stato enunciato, la tubercolosi ,ancora oggi, subito dopo l'aids, rappresenta la seconda malattia mortale per i  Paesi poveri, davvero non si può più stare a guardare.

E allora, quella che si chiama  solidarietà globale va davvero potenziata ,per fermare queste morti ingiuste, che una corretta alimentazione e condizioni igieniche adeguate, specie tra i bambini  ma anche tra i giovani e i meno giovani, potrebbero allontanare.

Perché non cominciare da Kimbiji, dando magari una mano a chi laggiù già ci lavora?

Solo quelli che portano via il cibo dalle tavole, insegnano ad accontentarsi per non cambiare lo stato delle cose.

Noi la pensiamo diversamente e vorremmo essere in tanti a pensarlo e sopratutto  a farlo.

   A cura di Marianna Micheluzzi (Ukundimana)


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