Magazine Diario personale

Kinderheim felino

Creato il 02 novembre 2010 da Manuelapeace

copia-di-familySono in tutto quattordici, arrivati scaglionati, prima quattro, poi cinque poi, attraverso un percorso accidentato e periglioso, altri cinque, a pochi giorni di distanza un gruppetto dall’altro.

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Inizialmente erano silenziosi e dormienti, ciechi e voraci, bianchi e rosa quelli dei primi due gruppetti , gli ultimi cinque di colori diversi l’uno dall’altro. Soffici e appallottolati, perennemente impegnati a succhiare come piccole, minuscole idrovore dai capezzoli delle rispettive madri, quasi con furia, con un attaccamento alla vita che istintavamente riconoscevano imprescindibile dalle quelle piccolissime gocce di latte, per poi crollare esausti e sussultare nel sonno caldo e umido del pelo materno.

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Oggi sono cresciuti, si chiamano Robespierre, Richard, Rufus, Rebecca e per tre quattro volte al giorno tuffano i loro musetti dai point con raffinate sfumature blu nelle ciotole piene di riso e tonno, bio omogeneizzati e paté per cuccioli di felini domestici. Sono i meravigliosi primogeniti di Odette Whispers degli Orsacchiotti, la mia eccezzionale Ragdoll blue colorpoint, primipara ed eletta “Supermamma dell’anno” per la presenza costante e attenta ad ogni loro movimento.
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I quattro Superpuponi scorrazzano per casa, facendo lo slalom tra gambe umane e zampe canine, giocando con qualsivoglia cosa incrociano sul loro percorso, sia esso elastico, foglia secca, mosca, merletto di tenda, filo del mouse (ovvio, sono…gatti!), penna, coda di altra gatta che dondola nervosamente per essere stata disturbata da questa orda di piccoli, deliziosi, barbari.
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Da qualche giorno poi, anche i cinque piccoli ragdoll bicolor di Lolié, dall’elegnate color caffellatte, e precisamente Renée, Ramòn, Renoir, Roland e Robin, si rincorrono per la nostra (nostra?!? Ormai loro) casa, rotolando, capitombolando, lamentandosi per le lotte con i fratelli più grandi o perchè un unghietta è rimasta impigliata nella tenda o nella stoffa del divano.

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Il papà, Mr. Blue Shadow dei BlueQueen, primiparo anchegli, nonchè bigamo, che si è ritrovato improvvisamente con nove figli, dopo aver festeggiato ed essersi ubriacato di latte con gli amici, ha pensato bene di tenersi in disparte e ultimamente si fa vedere poco.

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E meno male che al momento i cinque piccoli angora di Cocò Chanel,  battezzati Ringo, Ronnie, Rod, Russell e Rosie, arrivati un mese fa con un parto cesareo all’ultimo respiro che è costato a mamma Cocò la sterilizzazione, operato d’urgenza grazie al migliore dei veterinari esistenti sulla faccia della terra, il Dottor Alberto Crisciotti, altrimenti noto come colui-che-fa-miracoli, a cui  tutta la nostra numerosa famiglia pelosa deve molto, hanno iniziato ad assaggiare sapori diversi dal latte di mammà solo l’altroieri e che ancora tentennano sulle zampine e si guardano attorno smarriti, non partecipano alla sarabanda felina, altrimenti…beh succederà a giorni ed io mi sentirò come la protagonista de “La carica dei 101″ che, del resto, nel profondo del cuore, ho sempre invidiato.

Qualcuno si chiederà il perchè della lettera R come iniziale di tutti i nomi dei piccoli felini. Chiedetelo all’Anfi e al Loi, che dettano legge in fatto di burocrazia felina ed hanno decretato che le lettere iniziali per tutti i cuccioli nati nell’anno 2010 debbano avere un nome con la erre o con la qu. Non vivendo a Paperopoli non potevo certo chiamarli Qui Quo e Qua!

Ecco, ora capite perchè manco da codesto blog da così tanto tempo. Alla sera crollo sfinita, disturbata da incubi che hanno per protagonisti enormi vasetti di bio omogeneizzato e battaglioni di gattini che reclamano la pappa.

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Tra qualche giorno i primi patapuffolosi micini lasceranno la nostra famiglia per una nuova, qualcuno andrà al nord, qualcuno al sud, altri resteranno nei dintorni di Roma. Tutti comunque avranno amici umani che li tratteranno con immenso amore, sicuramente viziandoli anche un bel po’,  avendoli desiderati e cercati da lungo tempo.

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Io sarò forse un poco più tranquilla, potrò finalmente stare fuori tutto il giorno senza avere gli orari scanditi dagli orari delle loro pappe, potrò avere il tempo di farmi una manicure o di andare dal parrucchiere, non dovrò preoccuparmi di acquistare quantità industriali di bio omogeneizzati, lattine di paté e buste di crocchini per cuccioli, non mi ritroverò per tre volte al giorno con l’ indice e il medio infilati in un vasetto di bio tacchino o bio pollo e poi in quelle boccucce affamate, avrò meno peli da spazzolare e meno lettiere da pulire,  ma mi mancheranno questi piccoli pelosi discolacci, mi mancheranno i loro occhi turchesi come laghetti alpini, mi mancherà la dolcezza dei loro sguardi, la fierezza delle loro piccole code dritte e l’allegria delle loro corse sghembe, il loro ron ron da piccole pesti esauste quando si arcigumugliano accanto a noi sul divano o quando passano le mezz’ore a giocare con la coda del setter.

Mi mancherete tutti voi, quattordici orsacchiotti miagolanti e rompiscatole, so  che mi mancherete terribilmente, anche se avrò unghie perfettamente smaltate, smetterò di contarvi continuamente nel terrore di non avervi tutti sotto controllo  e la mattina, appena sveglia, ancora prima del caffè, non sarò costretta ad aprire scatolette e respirare, ancora assonnata,  effluvi di tonno e riso e patè di selvaggina di cui voi andate tanto ghiotti.


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