Magazine Cinema
Durata: 129'
La trama (con parole mie): l'organizzazione di spie segreta chiamata Kingsman, ispirata ad Artù e i Cavalieri della Tavola Rotonda e pronta a difendere l'Inghilterra ed il mondo, perde uno dei suoi membri più importanti nel corso di una missione che rivela allo stesso gruppo dell'esistenza di un piano che dovrebbe portare caos, morte e distruzione orchestrato da un misterioso villain che pare uscito dai vecchi film di spionaggio.
La selezione del suo giovane sostituto porta Galahad a puntare su Eggsy, ragazzo figlio della provincia inglese e di una situazione decisamente non facile da gestire in famiglia a sua volta rampollo di un Kingsman deceduto anni prima proprio salvandogli la vita: il rapporto tra i due, inizialmente burrascoso, diverrà quello più profondo che si instaura tra Maestro ed Allievo.
Riuscirà Eggsy, grazie alla guida di Galahad, a guadagnarsi il posto al tavolo dei Kingsman?
E soprattutto, riusciranno i "cavalieri" a sconfiggere il nemico?
A volte, forse, per alcuni titoli è semplicemente una questione di momenti sbagliati.
Kingsman: Secret Service, giunto in casa Ford a seguito di roboanti valutazioni su Imdb, recensioni tutto sommato positive raccolte nella Blogosfera anche presso alcuni insospettabili, ha avuto un karma negativo fin dal principio: portato sullo schermo in sostituzione di un'altra visione all'ultimo minuto, umore del sottoscritto lanciato a tavoletta verso l'irritabilità da bottigliate, interpretato da uno degli attori più detestati al Saloon, Colin Firth, ha finito per scampare alle suddette bottigliate giusto grazie ad una messa in scena comunque di livello ed al fatto che non mi aspettavo davvero nulla dal nuovo prodotto del pur talentuoso Matthew Vaughn.
A remare contro Kingsman: Secret Service, a parte gli sbalzi d'umore del sottoscritto, principalmente una durata eccessiva per un giocattolone di questo tipo - ma dove sono finiti i buoni, cari, vecchi film da un'ora e mezza!? - ed il suo essere clamorosamente derivativo, a partire dalle opere precedenti di Mark Millar - autore dell'albo a fumetti che l'ha ispirato - fino ad arrivare ai più recenti exploit di Sherlock Holmes sul grande schermo conditi da un pizzico di Bond, Harry Potter e da richiami che portano alla memoria il Tin Tin di Spielberg in una versione tarantiniana, e per essere più british, targata Guy Ritchie.
A tal proposito, Samuel L. Jackson, idolo del vecchio Quentin, riesce nell'impresa, grazie ad un charachter insostenibile ed un gigioneggiamento spietato, a risultare irritante quanto Colin Firth, salvato in corner da un paio di gag niente male ed un twist a proposito del destino del suo personaggio che, sulla carta, appariva difficilmente praticabile rispetto alle regole che di norma tengono le redini dei blockbuster "d'autore" come questo e che fanno parte delle concessioni che toccano a registi e sceneggiatori rispetto alla grande distribuzione.
Fondamentalmente, comunque, non c'è niente che, di fatto, non vada, in Kingsman: Secret Service, dalla confezione al ritmo, ed il lavoro di Vaughn ha tutte le carte in regola per piacere al pubblico così come a parte della critica: peccato che non abbia avuto abbastanza per stupirmi o mostrare qualcosa di davvero nuovo o inaspettato, e che nonostante la presenza nel cast di mostri sacri come Michael Caine si sia portata sullo schermo semplicemente una versione più "alta" del classico action teen degli ultimi anni costruito attorno ad un protagonista accattivante.
E' probabile che, se fossi stato in un mood più magnanimo o non avessi visto gli Anni Zero produrre da Kick Ass a The Maze Runner, dal già citato Harry Potter a Il mondo di Jonas, mi sarei ritrovato ad unire la mia voce a quella dei sostenitori di Kingsman, che a conti fatti rischia perfino di piacere più ai padri cresciuti a pane e Bond che non ai figli impestati da Twilight, sia per ambientazione e stile che per impegno: ma, stanchezza o predisposizione negativa che fossero, qualcosa non ha funzionato, ed ho finito per trascinarmi al termine delle due ore quasi con il rammarico di non essermelo gustato come avrei fatto se avessi avuto meno visioni alle spalle.
L'esperienza è alla base delle nostre esistenze, ed io ne sono un fervente sostenitore, eppure ci sono casi in cui è indubbiamente più conveniente essere l'Allievo, e non il Maestro: se non altro, tutto appare sotto una luce nuova e divertente, e non si rischia che la storia prenda una piega che non ci saremmo aspettati "da un film come questo".
MrFord
"Come ride with me
Through the veins of history
I'll show you how god
Falls asleep on the job."
Muse - "Knights of Cydonia" -
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