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"Kinshasa" diF.L.Nzuzi (L'Harmattan-Paris) / Il libro del week-end

Creato il 17 marzo 2012 da Marianna06

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Città fantastica, Kinshasa, ma senza bellezza.

Così dicono di lei.

Chi ha avuto modo di visitarla  riferisce che  essa, come appunto una donna che potrebbe essere gradevole e, invece, è piuttosto sciatta, cresce in maniera anarchica verso la pianura e le colline.

Una crescita spontanea ma sfrenata, che divora ogni spazio agricolo, urbano e periferico con le conseguenze che si possono facilmente immaginare.

Ed enormi diventano così le difficoltà legate al trasporto specie nei giganteschi quartieri enclavé, che compongono la città.

Il quartiere di Limete, tanto per fare un  esempio, è passato da 28.270 abitanti del lontano 1967 a  375.726 nel 2004.

E ovviamente continua ,ancora oggi, a crescere.

Il risultato è che Kinshasa è ormai una città  che si  sta facendo, giorno dopo giorno, purtroppo bidonville.

Di qui  pertanto l'urgenza di un piano regolatore.

E il libro di Nzuzi  offre alcune piste per uno sviluppo urbano sostenibile ma sopratutto durevole.

E' uno studio certo  un po' specialistico di sociologia urbana, che può comunque interessare anche il lettore comune proprio per la scrittura agile con cui  sviluppa le sue  argomentazioni.

E in particolare, può coinvolgere e chiarire diversi quesiti a chi segue molto da vicino e con particolare interesse le odierne vicende politiche della Repubblica Democratica del Congo, un paese ricchissimo nel sottosuolo(e non solo), come ben sappiamo, martoriato tuttavia da una interminabile guerra civile, che impedisce alla popolazione il giusto e adeguato sviluppo in rapporto a quelle che sono tutte le sue effettive potenzialità.

Insomma, ancora una volta, politica(e qui entra in ballo il controverso personaggio di Kabila-figlio!!!) e società civile, entrambe, per forza di cosa, strettamente interdipendenti l' una dall'altra.

Anche nella prevedibile "ricaduta" a livello d'immagine architettonico- urbanistica, che poi finisce con l'essere specchio veritiero di un discorso che è antropologico. 

Niente paura,dunque.

Il testo è accessibilissimo.

Semmai buona lettura e  buon week-end.

  

   A cura di Marianna Micheluzzi (Ukundimana)

 


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