Francesca favorirà l’ingresso del giovane nell’universo gay della città, tra uscite notturne, shopping compulsivo e discoteche, e offrirà un sostegno concreto all’imbranatissimo Paolo, sia favorendone una delicata promiscuità sessuale che il coming out. Il rapporto tra i due sarà un do ut des: anche l’incasinata frociarola incontrerà l’amore proprio grazie all’amico gay.
Kiss Face, e cioè quella “faccia da baci” che i due si scambiano come gesto di “arruffianamento” dell’altro, è il più classico dei racconti d’iniziazione tra coming out, prime e seconde volte e sesso sicuro.
Nel testo d’esordio di Ghibaudo, ben scritto ma che soffre un poco per la trama esile, non c’è spazio per l’approfondimento: i personaggi che reagiscono all’ambiente e ai desideri sull’onda di una saggia leggerezza. Non c’è spazio nemmeno per sofferenze dilanianti per l’omosessualità di cui sono infarciti molti romanzi d’esordio di autori italiani. Il dolore è breve come un pianto in un bagno di università mentre la gioia, la leggerezza e la voglia di vivere sono l’interessante novità che ci offre Kiss Face.
Nel racconto è curioso anche, oltre al tono spedito da reality, l’abbandono dei soliti clichè nella descrizione dell’universo gay (il pianista gay, il prete gay, l’artista…): Paolo è uno studente omosessuale qualunque che si innamorerà, ricambiato, di un ventenne alpinista biondo con un “culo disegnato al compasso”. Applausi.