Lo scanzonato Thomas Ravelli, Björklund e il difensore goleador Eriksson, il trio d’attacco Brolin-Dahlin-Kenneth Andersson, i due rocciosi interni Schwarz e Thern. Nomi che rimandano alla nazionale svedese che all’inizio degli anni Novanta ha cullato la speranza di vincere un Europeo giocato in casa e poi si è tolta la soddisfazione di salire sul podio del Mondiale successivo. Nomi che, con l’eccezione di Ravelli ed Eriksson, rimandano anche a esperienze scandinave vissute con alterne fortune in quel di Parma, Vicenza, Roma o Firenze.
Nomi a cui va aggiunto quello di Klas Ingesson, che con la maglia della Svezia, del Bari e del Bologna si è fatto apprezzare per le sue proiezioni in velocità, per la sua infaticabile voglia di rincorrere gli avversari, per i rigori realizzati e per il suo comportamento impeccabile in campo. E che a soli 46 anni, il 28 ottobre 2014, è morto dopo una lunga e difficile battaglia contro la malattia. In omaggio a quel grande professionista che è stato Klas Ingesson, calcio romantico ripercorre il sogno che ha accompagnato la sua nazionale tra il 1992 e il 1994.
Tutto comincia nel mese di giugno del 1992. La fase finale dell’Europeo è ancora a otto squadre e, quindi, esser stati designati dalla UEFA come paese organizzatore è un bel vantaggio perché si gioca in casa e perché non tutte le nazionali forti passano le forche caudine dei gironi di qualificazione. Stavolta, ad esempio, sono rimaste fuori Italia e Spagna. La Svezia, che mai prima d’allora ha partecipato a una fase finale, deve pertanto guardarsi soprattutto da Francia, Inghilterra, Olanda e dalla sempre pericolosa Germania, per la prima volta unita.
E, invece, in semifinale la Germania sfoggia una prestazione notevole, mentre i padroni di casa sembrano imballati. Hässler su punizione e Riedle con una doppietta assicurano il passaggio in finale. Per gli svedesi segnano Brolin su rigore generosamente concesso e Kenneth Andersson su lancio di Ingesson all’ultimo istante di gioco, ma i gol servono solo per le statistiche. Per un sogno scandinavo che tramonta, ce n’è però uno che si corona: i danesi, invitati dell’ultima ora, batteranno sorprendentemente e meritatamente i tedeschi nella finale di Göteborg e vinceranno l’Europeo.
Due anni dopo, a USA ’94, quella Svezia è diventata più matura, è sempre coriacea ed è pronta a sfruttare i cali di tensione degli avversari. Al resto ci pensano tabellone e così arriva un altro terzo posto, ma ben più importante di quello europeo. Nel girone di qualificazione i gialloblù raggiungono nel finale il Camerun con un gol del centrale Ljung, battono 3-1 in rimonta una fumosa Russia e pareggiano 1-1 col Brasile in un match che in realtà serve a poco. Il passaggio del turno era, infatti, certo per entrambe.
Gli avversari agli ottavi sono i sorprendenti arabi, arrivati secondi nel girone E. Chi vive nel deserto è più abituato dei freddi scandinavi alla calura statunitense, ma con la posta in palio così alta non c’è caldo che tenga. Gli svedesi sono concentrati e passano subito con Dahlin, di testa al 6′ su cross di Kenneth Andersson. Lo stesso Andersson ne segna due tra inizio e fine ripresa. Nel mezzo il gol di Al Gesheyan che contribuisce al 3-1 finale.
In semifinale altra musica. Di fronte c’è il Brasile e l’ordine è quello di non prenderle. E sembra andar bene nonostante l’espulsione comminata a Thern al 63′. Poi a dieci minuti dai supplementari Romario ha il guizzo vincente che porta i suoi con pieno merito a Pasadena.
Gli svedesi sono contenti anche così. I bulgari, avversari per la finale del terzo posto, sono ancora più contenti e increduli per ciò che sono riusciti a fare. Così ai gialloblù bastano un minimo di concentrazione e un Larsson desideroso di mettersi in mostra e in campo sin da subito per rifilare quattro gol a Stojchkov e compagni. Gli scandinavi sono di nuovo sul podio mondiale a distanza di 36 anni.
federico
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